Unicef: Gaza devastata. 64 mila bambini uccisi o feriti

GINEVRA\ aise\ - Due settimane fa è iniziato un cessate il fuoco molto fragile nella Striscia di Gaza. Un cessate il fuoco che è stato soprattutto un "sollievo" per la popolazione civile di Gaza, martoriata dagli attacchi dell'esercito israeliano e dai blocchi agli aiuti e al commercio negli ultimi 2 anni che hanno devastato la Striscia e le persone che ci vivono ben aldilà dei numeri (più 64 mila bambini uccisi o feriti e 58 mila che hanno perso almeno un genitori). Queste due settimane di sollievo per le famiglie gazawi hanno offerto "un'opportunità fondamentale per la sopravvivenza, la sicurezza e la dignità dei bambini", ha commentato il Direttore regionale dell'UNICEF per il Medio Oriente e il Nord Africa Edouard Beigbede. "Le conversazioni che ho avuto nella Striscia di Gaza durante la scorsa settimana - ha spiegato - hanno tutte ribadito lo stesso messaggio: il cessate il fuoco deve reggere e deve portare non solo calma, ma anche azioni concrete".
"Le operazioni militari israeliane nella Striscia di Gaza hanno provocato una devastazione totale - ha spiegato l'esponente dell'UNICEF -. Le parole e i numeri da soli non possono trasmettere la portata dell’impatto sui bambini che ho visto, un impatto che durerà per generazioni. I bambini hanno subito sofferenze inimmaginabili: secondo le notizie, più di 64.000 bambini sono stati uccisi o feriti e più di 58.000 hanno perso un genitore durante il conflitto. Intere città sono state rase al suolo e sistemi fondamentali sono stati distrutti. Un milione di bambini hanno sopportato gli orrori quotidiani di sopravvivere nel luogo più pericoloso al mondo per un bambino, riportando ferite di paura, perdita e dolore".
"L’intensificazione degli aiuti umanitari dell’UNICEF dopo il cessate il fuoco è in corso - ha assicurato Beigbede -. Stiamo correndo contro il tempo per salvare la vita dei bambini da minacce prevenibili, come la malnutrizione, le malattie e il freddo invernale. Stiamo ampliando i trattamenti nutrizionali per far fronte alla carestia, trasportando acqua potabile alle famiglie nei loro luoghi di rifugio e fornendo loro coperte, vestiti e riparo. Abbiamo anche iniziato a sostenere i partner locali per avviare la riparazione e la ricostruzione dei servizi essenziali di Gaza. Questi sistemi salvavita devono essere ripristinati e mantenuti. Ciò significa ricostruire e riattrezzare le strutture sanitarie con il personale, gli spazi e gli strumenti necessari per salvare vite umane, riprendere le vaccinazioni di routine, riparare le reti idriche comunitarie, ripristinare l'approvvigionamento energetico alle infrastrutture critiche, formare i partner locali per prevenire malattie e malnutrizione, ampliare i programmi di lavoro retribuito per i giovani e molto altro ancora".
Molto importante è anche "ripristinare l’istruzione in questa fase iniziale di ricostruzione". Questo è un elemento che "non può essere sottovalutato. Dopo due anni persi, le famiglie sanno che il ritorno a un’istruzione adeguata fornirà le basi per l’apprendimento, la guarigione, la speranza e la coesione sociale a lungo termine nelle loro comunità".
L’UNICEF è quindi riuscito a riportare più di 100.000 bambini all’apprendimento in presenza durante la guerra e ora mira, insieme ai partner nel campo dell’istruzione, a riportare a scuola tutti i 650.000 bambini in età scolare.
Inoltre, l'Agenzia Onu sta allestendo aule semipermanenti e sta riparando le scuole danneggiate, mentre si prepara a ricostruire scuole inclusive che combinano più servizi sotto lo stesso tetto: dall'acqua potabile sicura al sostegno integrato per la salute mentale e psicosociale, ai servizi di protezione dell'infanzia per promuovere il recupero emotivo e la sicurezza di ogni bambino.
"La lunga strada verso la ripresa è già stata intrapresa dalle famiglie palestinesi, con il sostegno della comunità internazionale, ma alcuni impegni devono essere mantenuti con urgenza per accelerare ed espandere questo lavoro fondamentale - ha concluso Beigbede -. Abbiamo assistito a un aumento della quantità di aiuti dell’UNICEF consentiti nella Striscia di Gaza dopo il cessate il fuoco, ma non è ancora sufficiente". Per questo "chiediamo che gli aiuti umanitari possano raggiungere la Striscia di Gaza in modo sicuro, rapido e senza ostacoli e che le autorità israeliane lo rendano possibile attraverso l’apertura simultanea di tutti i valichi di frontiera nella Striscia di Gaza, con procedure di sdoganamento migliorate e più rapide, consentendo il transito degli aiuti attraverso tutte le rotte di approvvigionamento praticabili, comprese quelle attraverso l'Egitto, Israele, la Giordania e la Cisgiordania, permettendo l'ingresso urgente di una varietà di aiuti umanitari, in base alle necessità valutate, compresi articoli precedentemente negati o soggetti a restrizioni. I kit educativi dell'UNICEF e quelli per il sostegno psicologico e psicosociale sono stati bloccati per oltre un anno. Abbiamo bisogno che questi kit entrino immediatamente".
Per chiudere, l’UNICEF ha invitato tutte le parti a rispettare pienamente gli obblighi previsti dal diritto internazionale e dall’accordo di cessate il fuoco: "i civili, in particolare i bambini, devono essere protetti in ogni momento. Gli sfollati devono potersi muovere liberamente e tornare volontariamente alle loro case in sicurezza, non appena le condizioni lo consentiranno. Gli operatori umanitari devono avere accesso sicuro, continuo e senza ostacoli alle famiglie, ovunque si trovino. I bambini che necessitano di cure specialistiche urgenti non disponibili nella Striscia di Gaza devono essere evacuati senza indugio, insieme a chi se ne prende cura".
"Una fragile speranza sta tornando a Gaza con l'inizio del lavoro di ricostruzione - ha concluso Beigbede -. Il mondo non può permettere che questo cessate il fuoco fallisca. Ci vorrà tempo, ma un futuro inclusivo che dia priorità ai diritti del milione di bambini di Gaza è possibile con la pace, l'azione e la volontà collettiva". (aise)