Basta Imu sulle case degli Aire: inizia la discussione alla Camera

ROMA\ aise\ - Una legge frutto di una battaglia bipartisan che arriva finalmente in Aula: è iniziata questa mattina a Montecitorio la discussione sulla proposta di legge per abolire l’Imu sulla prima casa, non locata, posseduta in Italia dagli italiani residenti all’estero iscritti all’Aire. Al testo base adottato dalla Commissione Finanze a prima firma Toni Ricciardi (Pd) sono state abbinate diverse proposte di legge presentate dagli eletti all’estero di tutti gli schieramenti. Un comune sentire, quindi, ribadito anche negli interventi in Aula dove oggi Toni Ricciardi (Pd), Christian Di Sanzo (Pd) e Andrea Di Giuseppe (FdI) hanno spiegato la ratio del provvedimento ai colleghi, richiamando da un lato la storia dell’emigrazione italiana e, dall’altro, l’importanza di mantenere un legame forte, come quello della casa, per non tagliare radici preziose per il Paese. Senza dimenticare che gli iscritti Aire sono gli unici italiani che ad oggi pagano l’Imu sulla loro prima casa.
Una “incongruenza normativa” o “ingiustizia fiscale”, ha detto Ricciardi, pagata da chi emigrava e “dopo dieci, vent'anni di duro lavoro, sacrificio, utilizzava le cosiddette famose rimesse per costruirsi la casa nel proprio Paese di partenza”.
Il testo all’esame del Parlamento è frutto “di un lavoro condiviso, opposizione e maggioranza soprattutto”, segno che sul tema si ha la “stessa sensibilità”. Ricciardi ha quindi ringraziato “tutte le colleghe e i colleghi che dal 2006 ci hanno preceduti, che hanno con insistenza lavorato affinché l'idea dell'IMU potesse passare” e gli attuali colleghi di maggioranza e di opposizione “perché per la prima volta nella storia di questo Paese la vicenda dell'IMU per i cittadini all'estero segue un iter ordinario, perché i cittadini italiani all'estero non sono cittadini di serie B. Meritano e hanno la dignità di essere trattati alla pari di tutti gli altri”.
La proposta di legge, ha aggiunto Di Sanzo, “riconosce come parte integrante del nostro Paese gli italiani che vivono all'estero, i loro figli, i loro nipoti, che oggi mantengono un legame concreto con il nostro Paese”. Nasce “da un'esigenza semplice ma fondamentale: riconoscere pienamente i diritti dei nostri connazionali residenti all'estero e farlo non solo sul piano simbolico, culturale, storico, ma anche su quello pratico e su quello fiscale” correggendo “una stortura che, per troppo tempo, ha gravato su cittadini che, pur vivendo all'estero, continuano a mantenere nel nostro Paese beni, affetti e radici”.
Con il testo in esame “vogliamo semplicemente equiparare il trattamento dei cittadini in Italia ai nostri cittadini residenti all'estero. Non parliamo, quindi, di privilegi, ma di equità” a beneficio di “persone che non hanno mai smesso di sentirsi parte della comunità nazionale e che, nonostante le difficoltà logistiche e spesso le difficoltà amministrative, continuano a custodire un legame fortissimo con il territorio da cui provengono”.
L'emigrazione italiana “non è storia di passato remoto, non sono le valigie di cartone dei nostri nonni. Il Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes di quest'anno ci consegna un quadro desolante, con 155.000 partenze solo nel 2024, con una mobilità che si è fatta più circolare e complessa. È una realtà, quindi, viva, che riguarda giovani ricercatori, lavoratori altamente qualificati, studenti, famiglie intere, che spesso per necessità cercano all'estero ciò che avrebbero voluto trovare qui in Italia. Alla nostra emigrazione, con questa proposta di legge, stiamo dicendo che l'Italia non vi ha dimenticato: l'Italia sta facendo la sua parte; l'Italia vi vuole parte del suo futuro”.
La proposta di legge “riconosce l'importanza delle radici, della casa di famiglia, dei piccoli borghi, che, per decenni, hanno visto partire i loro figli; case spesso lasciate in eredità e mai vendute per il legame affettivo e simbolico che rappresentano con le proprie radici per queste famiglie, che hanno continuato a investire in queste case per mantenerle, mantenendo così la bellezza di tanti piccoli borghi italiani”.
Approvando l’abolizione dell’Imu, dunque, si ha “l'occasione di compiere un gesto concreto di vicinanza: non una misura simbolica o una dichiarazione d'intenti, ma una norma che incide sulla vita quotidiana di famiglie italiane nel mondo”, un “investimento sul futuro per mantenere legami forti con le nostre comunità all'estero, che, dunque, significa anche costruire ponti economici, culturali e sociali che arricchiscono il nostro Paese”.
L’Italia, ha esordito Andrea Di Giuseppe, “è un grande Paese grazie ai suoi italiani, a quelli che vivono in patria e a quelli che vivono all’estero. Non sono cittadini di serie B e non possiamo continuare a trattarli come un bancomat a distanza”.
Come i colleghi del Pd, anche Di Giuseppe ha sottolineato che la casa in Italia non è un bene economico qualsiasi, ma rappresenta un “legame affettivo, culturale e storico” con il Paese. “Lo Stato deve smettere di tassare questo legame – ha aggiunto – e riconoscere gli italiani all’estero come una risorsa strategica per l’Italia, non come un semplice gettito fiscale”.
Il deputato ha quindi richiamato anche il tema della doppia imposizione fiscale che penalizza molti connazionali, costretti a pagare sia nel Paese di residenza sia in Italia: “questo è un meccanismo ingiusto che allontana, invece di avvicinare, chi vorrebbe mantenere o rafforzare il proprio rapporto con l’Italia”.
Il provvedimento in esame mira a correggere una “stortura” che danneggia milioni di italiani nel mondo. “Non stiamo facendo un favore a qualcuno – ha precisato – stiamo correggendo una stortura che ha colpito proprio quei connazionali che continuano a sentirsi italiani, anche vivendo lontano”.
“Investire in questo legame affettivo – ha spiegato Di Giuseppe – significa portare persone, risorse, viaggi, consumi nei territori: dietro ogni casa di un italiano all’estero ci sono ritorni, famiglie, storie che si intrecciano con la nostra economia reale”. Di Giuseppe ha legato il tema anche alla sfida demografica del Paese: “se smettiamo di trattare gli italiani nel mondo come un bancomat e iniziamo a considerarli davvero una parte viva della nostra comunità nazionale, possiamo trasformare l’inverno demografico dell’Italia in una nuova estate demografica. Il rientro, anche temporaneo, di tanti connazionali e dei loro figli passa anche da scelte fiscali come questa”.
“Con questa proposta – ha concluso – il governo rafforza il legame con una diaspora che supera i 7 milioni di italiani e riafferma l’importanza degli italiani all’estero come ambasciatori dell’Italia nel mondo e come parte essenziale del futuro del nostro Paese”. (aise)