Cittadinanza iure sanguinis: Di Sanzo (Pd) interroga Piantedosi e Tajani

ROMA\ aise\ - Le nuove linee interpretative fornite dal Viminale in merito alle pratiche di riconoscimento della cittadinanza iure sanguinis hanno “riflessi rilevanti” sulle future procedure e “intaccano l'iter” di quelle già avviate. A sostenerlo è Christian Di Sanzo, deputato Pd eletto all’estero, che insieme ai colleghi Porta, Carè, Ricciardi e Amendola, ha presentato una interrogazione ai Ministri dell’Interno e degli Affari Esteri, Piantedosi e Tajani, per chiedere di “andare incontro” alle “esigenze dei richiedenti il riconoscimento della cittadinanza iure sanguinis” e di “salvaguardare i diritti di coloro che già hanno avviato le pratiche per tale riconoscimento, secondo le regole già stabilite, presso i nostri uffici consolari all'estero, anche ipotizzando un periodo di transizione che permetta ai procedimenti in corso di terminare l'iter prescritto”.
Nella premessa, il deputato ricorda che “l'articolo 7 della legge n. 555 del 1912 dispone, com'è noto, che “il cittadino italiano, nato e residente in uno Stato estero, dal quale sia ritenuto proprio cittadino per nascita, conserva la nostra cittadinanza, ma, divenuto maggiorenne o emancipato, può rinunciarvi”; con la circolare numero 43347 del 30 ottobre 2024 il Ministero dell'interno, considerate alcune recenti sentenze di alcuni tribunali e della Corte di cassazione, ha introdotto una nuova interpretazione molto restrittiva della parte di normativa sulla cittadinanza che concerne lo status di cittadino del minore figlio di naturalizzato cittadino straniero”.
“In base a tale interpretazione – annota Di Sanzo – il minore perde la cittadinanza contrariamente a quanto assunto fino a oggi in osservanza dell'articolo 7 della legge n. 555 del 1912, soluzione che aveva ragion d'essere proprio come protezione per il connazionale che si trovava in territorio straniero durante la minore età mentre, allo stesso tempo, il secondo comma dell'articolo 12 faceva venir meno la possibilità che il minore si trovasse in condizione di apolidia. Un combinato disposto che potremmo definire, quindi, protettivo verso il minore che, poi, divenuto maggiorenne avrebbe potuto scegliere liberamente; questa interpretazione, espressa nella circolare di cui in precedenza, ha giudizio dell'interrogante ha riflessi rilevanti per quanto concerne le richieste di riconoscimento della cittadinanza iure sanguinis e va a intaccare anche l'iter delle pratiche già avviate”.
Di Sanzo, quindi, ricorda che “migliaia di persone hanno già avviato le pratiche per il riconoscimento della cittadinanza iure sanguinis. Tali pratiche comportano l'esborso di consistenti somme di denaro e chi le ha presentate si trova nelle condizioni di attesa per il completamente dell'iter, mentre altri sono in attesa di appuntamento presso i consolati, a volte persino da anni; molte di queste pratiche vanno riferite a persone che non sono state registrate dai genitori al competente consolato italiano al momento della nascita”.
“Le istruzioni per avviare tali pratiche erano pubblicate sui siti web dei consolati, per cui chi ha avviato il processo di riconoscimento lo ha fatto seguendo le indicazioni dell'Amministrazione dello Stato”, sottolinea il parlamentare. “Oggi, alla luce delle nuove indicazioni si rischia di generare confusione tra la popolazione di origine italiana all'estero e negli uffici consolari stessi che ricevono le richieste di riconoscimento della cittadinanza italiana”.
Per questo, ai due Ministri si chiede “se non intendano assumere iniziative di competenza volte a venire incontro alle esigenze dei richiedenti il riconoscimento della cittadinanza iure sanguinis e di salvaguardare i diritti di coloro che già hanno avviato le pratiche per tale riconoscimento, secondo le regole già stabilite, presso i nostri uffici consolari all'estero, anche ipotizzando un periodo di transizione che permetta ai procedimenti in corso di terminare l'iter prescritto”. (aise)
ROMA\ aise\ - “Il Ministero degli esteri non intende in alcun modo esternalizzare ai patronati all'estero servizi di competenza delle Ambasciate e dei Consolati”. È quanto affermato dal sottosegretario agli esteri Giorgio Silli che ieri, nella seduta della Commissione Esteri alla Camera, ha risposto all’interrogazione presentata in merito da Simone Billi, deputato della Lega eletto all’estero.
“La normativa vigente prevede espressamente che questi servizi vengano erogati dalla nostra rete diplomatico-consolare”, ha ricordato Silli. “La possibilità di stipulare convenzioni con i patronati – esplicitamente prevista dalla normativa vigente – se venisse attivata potrebbe riguardare il mero inoltro di pratiche digitali da remoto, per venire incontro alle esigenze delle fasce più fragili delle comunità italiane all'estero. Si tratta peraltro di un'ipotesi per il momento solo allo studio, simile a quanto avviene, ad esempio, per i servizi di assistenza fiscale in Italia”.
“L'assenza di una specifica voce di bilancio rappresenta, tra l'altro, un ostacolo importante verso tale prospettiva”, ha rimarcato il sottosegretario, spiegando che “ci sono, inoltre, vincoli relativi alla riscossione di percezioni consolari, che devono essere versate nelle casse dello Stato da parte della rete diplomatico-consolare. Inoltre, tutte le procedure deputate allo svolgimento delle funzioni consolari devono essere aderenti ai principi e agli obblighi di legge in materia di protezione dei dati personali. La gestione e il trattamento dei dati personali nell'ambito dei servizi consolari sono in capo al personale dell'Amministrazione e non sono delegabili a soggetti esterni”.
“L'obiettivo di potenziare la qualità e la funzionalità dei servizi ai cittadini e alle imprese italiane all'estero – ha concluso Silli – non può quindi essere perseguito attraverso l'esternalizzazione, ma solo con il rafforzamento della nostra rete diplomatico-consolare e delle sue risorse umane. Questa continua ad essere la nostra priorità”. (aise)