Cittadinanza/ La Marca (Pd): la maggioranza rifiuta il confronto

ROMA\ aise\ - “Speravo sinceramente che, alla luce delle criticità emerse durante le audizioni, questa maggioranza decidesse di fare un passo indietro. E invece, si è scelta ancora una volta la via del decreto-legge, uno strumento d’urgenza, per intervenire su una materia tanto delicata, comprimendo il tempo del dibattito parlamentare ed evitando un confronto autentico tra visioni diverse”. Queste sono le nette parole della Senatrice del Pd eletta in Centro e Nord America, Francesca La Marca, intervenendo nella discussione generale sul disegno di legge di conversione del decreto-legge “Cittadinanza” svolto ieri, 15 aprile, nella Commissione Affari Costituzionali del Senato.
Il primo problema sollevato dalla Senatrice dem è stato che “il decreto è stato redatto e presentato senza alcuna consultazione con i parlamentari eletti all’estero né con il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, principale organismo di rappresentanza delle comunità italiane nel mondo. Un metodo inaccettabile che esclude proprio coloro che sono chiamati a rappresentare gli interessi degli italiani fuori dai confini nazionali”.
Entrando nel merito del provvedimento, la Senatrice ha sottolineato come la scelta di introdurre un limite di due generazioni per il riconoscimento della cittadinanza per discendenza penalizzi gravemente migliaia di italo-discendenti legati all’Italia da profondi vincoli culturali, affettivi e identitari.
“Anziché introdurre criteri più equi, come una verifica della conoscenza della lingua italiana o della cultura civica – ha aggiunto – si è preferito un taglio netto, indiscriminato. Una misura che colpisce anche chi studia l’italiano, visita regolarmente l’Italia, possiede proprietà o ha investimenti nel nostro Paese”, ha spiegato La Marca.
La Senatrice del Pd ha poi denunciato il caos generato nei consolati, con il blocco degli appuntamenti già fissati per le pratiche di cittadinanza, e ha espresso preoccupazione per il contenuto del disegno di legge collegato, che da quanto emerso nella conferenza stampa del Ministro Tajani di presentazione del decreto, prevederà l’istituzione di un ufficio centralizzato presso il MAECI per la gestione delle pratiche, sottraendole ai consolati.
“Particolarmente grave – ha proseguito – è l’inasprimento delle condizioni per il riacquisto della cittadinanza da parte degli emigrati, per i quali si prevede l’obbligo di due anni di residenza in Italia, anziché uno. Una misura che si pone in netto contrasto con il mio disegno di legge, volto a semplificare e automatizzare il riacquisto per chi ha perso la cittadinanza per naturalizzazione, spesso obbligatoria”.
Secondo La Marca, tutto ciò è quindi “un paradosso che proprio oggi, mentre celebriamo la Giornata del Made in Italy, si vogliano penalizzare gli italiani nel mondo, dato che è soltanto grazie a loro che hanno venduto, comprato, diffuso e promosso i nostri prodotti nel mondo che questo brand rappresenta un marchio di successo. Questo decreto non solo è sbagliato nel metodo, ma profondamente ingiusto nel merito. Mi opporrò con decisione alla sua approvazione e, insieme al mio gruppo, presenteremo emendamenti migliorativi con l’auspicio che il Governo voglia finalmente ascoltare le nostre proposte con spirito costruttivo”.
Dopo l’intervento della Senatrice dem, è intervenuto il Senatore Roberto Menia (FdI), relatore del testo in Commissione Affari Esteri, che ha criticato l’intervento di La Marca definendolo “pura polemica”. Menia ha quindi difeso l’impianto del decreto, sostenendo che si tratta di una “misura necessaria” per far fronte a un’emergenza legata ai presunti brogli nelle richieste di cittadinanza e all’allontanamento affettivo e culturale di molti discendenti italiani, in particolare residenti in Sud America, che – a suo dire – non avrebbero più alcun collegamento con l’Italia.
“Una posizione – ha commentato infine La Marca - che è limitata e che non riflette la realtà degli oriundi italiani nel mondo”. (aise)