Di Giuseppe (FdI) al Gala della Niaf

ROMA\ aise\ - “Radici comuni, valori chiari e amicizia tra due Nazioni che costruiscono il futuro insieme”. Così Andrea Di Giuseppe, deputato di Fratelli d’Italia eletto in Centro e Nord America, che sabato scorso ha partecipato a Washington al Gala per il cinquantesimo anniversario della National Italian American Foundation (NIAF), una serata che ha riunito esponenti del mondo istituzionale, imprenditoriale e culturale italo-americano per celebrare mezzo secolo di legami profondi tra Italia e USA.
“Accanto a me, - riporta il deputato sulla sua pagina facebook – il Vicepresidente della Camera dei Deputati Giorgio Mulè, i Ministri Daniela Santanchè e Luca Ciriani, e l'Ambasciatore Italy negli Usa Marco Peronaci, a testimonianza di quanto forte e viva sia la collaborazione tra le nostre istituzioni. E che bello rivedere a Washington anche Walter Villadei, un orgoglio per l’Italia nel Mondo. È stato un piacere condividere questo momento anche con Mike Rulli, Presidente della Commissione Energia della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, e con Kevin McCarthy, già Speaker della stessa Camera: due figure che rappresentano l’anima operosa e concreta dell’America, legata da sempre a valori che noi italiani riconosciamo come nostri”.
“In qualità di Presidente del Comitato Permanente per il Commercio Internazionale della Commissione Esteri, - continua Di Giuseppe – credo che il compito delle nostre istituzioni sia quello di trasformare l’amicizia tra i popoli in cooperazione economica, innovazione e opportunità condivise. Le relazioni internazionali si fondano sul rispetto reciproco, ma anche sulla capacità di riconoscere e premiare chi genera valore reale, con il lavoro e l’esempio quotidiano”.
“La NIAF, anche quest’anno, ha celebrato con coerenza le eccellenze italiane negli Stati Uniti, e questo approccio è meritorio – osserva il deputato – perché – come dico spesso da imprenditore – l’eccellenza non nasce dalle parole, ma dai risultati. Detto ciò, non sempre condivido alcune scelte, come quella di assegnare un premio a John Elkann, che rappresenta – a mio avviso – tutto ciò che non vorrei insegnare a mio figlio: un modello distante dal sacrificio, dal merito e dalla vera cultura del fare che hanno reso grande l’Italia nel mondo. L’eccellenza, quella vera, è fatta di esempio, fatica e coraggio. E sono proprio questi – conclude – i valori che dobbiamo continuare a portare nel dialogo tra Italia e USA”. (aise)