Odoguardi (MAIE): "pacchetto cittadinanza" riforma folle, ingiusta e inaccettabile

ROMA\ aise\ - Venerdì scorso, 28 marzo, è arrivato il via libera per il "pacchetto cittadinanza", un decreto legge proposto dal Ministro degli Affari Esteri, Antonio Tajani, per la riforma della cittadinanza ius sanguinis, approvato all’unanimità dal governo. La riforma, per Vincenzo Odoguardi, vicepresidente del MAIE, "è assolutamente ingiusta e sbagliata, fortemente penalizzante e punitiva nei confronti degli emigrati italiani all’estero e dei loro discendenti: molti di loro si sentono italiani a tutti gli effetti, al di là del fatto che abbiano in tasca il passaporto o meno".
"Com’è possibile che si preferisca dare la cittadinanza a figli di immigrati arrivati nel nostro Paese, e che nulla hanno di italiano, piuttosto che ai discendenti dei nostri emigrati? Questa è una cosa folle!", ha commentato Odoguardi.
"Si insiste anche sul fatto che con la riforma dello ius sanguinis la rete consolare potrà finalmente respirare - ha proseguito -: il lavoro presso i consolati sarà più agile e più efficienti saranno i servizi dedicati “agli italiani all’estero, quelli veri”. Ma perché, i discendenti degli italiani oltre confine non sono “italiani veri”? Sono forse italiani di serie B?".
Per Odoguardi, dunque, "questa visione politica e culturale di Tajani e di tutto il suo partito è semplicemente inaccettabile". E, come MAIE, "la rispediamo al mittente".
"La verità è che sono proprio gli italiani e i loro discendenti i migliori ambasciatori dell’Italia oltre confine - ha spiegato ancora la sua visione Odogardi -: con il loro lavoro, con il loro vivere italiano, diffondono e promuovono all’estero la nostra cultura, la nostra lingua, le eccellenze del made in Italy, alimentando anche così l’export e l’economia italiana".
Il Vicepresidente del MAIE ha poi puntato il dito sui problemi del Sistema Italia all'estero, ossia "il “Prenotami”, la carenza di personale nei consolati, i tagli del Ministero" che secondo Odoguardi "non verranno risolti con questo decreto".
Insomma, per il responsabile del MAIE, questo decreto dimostra "poca sensibilità" nei confronti degli italiani nel mondo e dei loro discendenti. Non solo, "risulta offensiva" sia nei confronti di chi "ha dovuto portare le proprie famiglie a vivere fuori dall’Italia", ma anche "delle nuove generazioni che vivono oltre confine, professionisti, imprenditori, che hanno con i primi un minimo comun denominatore: il sangue italiano".
Come MAIE ha quindi ribadito: "chi ha sangue italiano è italiano. Faremo la nostra parte in Parlamento, per evitare che tale riforma arrivi a tagliare intere generazioni di italiani, che hanno tutto il diritto di esserlo". (aise)