Porta (Pd): incongruenze e incoerenze dell’Italia in tema di sicurezza sociale per gli italiani all’estero

ROMA\ aise\ - L’“Inesportabilità delle prestazioni assistenziali e dell’integrazione al trattamento minimo italiana”; l’ingiusta “disparità di trattamento con i dipendenti pubblici italiani”; il “non tollerabile” “stallo dei negoziati con i Paesi di importante emigrazione italiana in America Latina per la stipula di nuove convenzioni”.
Sono queste alcune delle riflessioni che il deputato del Pd eletto in Sud America, Fabio Porta, ha voluto mettere nero su bianco riguardo l’orientamento dello Stato italiano in materia di tutela socio-previdenziale dei nostri lavoratori emigrati all’estero.
Al netto della recentissima entrata in vigore del nuovo Accordo di sicurezza sociale tra Italia e Albania, e di quelli ormai di un decennio fa con Turchia e Israele, che sono “importanti ma non importantissimi” per gli italiani all’estero, risultano esserci importanti "incongruenze" e "incoerenze" da parte dello Stato Italiano rispetto alla sicurezza sociale che impatta sugli italiani che vivono in altri paesi.
Secondo la riflessione di Porta, infatti, in tutti e tre gli accordi di sicurezza sociali in vigore rimane la totale “inesportabilità delle prestazioni assistenziali e dell’integrazione al trattamento minimo italiana”. Il deputato eletto all’estero ha infatti ricordato come non sia “prevista la totalizzazione multipla, cioè la possibilità di sommare ai periodi assicurativi italiani e dell’altro stato contraente anche i periodi assicurativi maturati in Stati terzi che risultano legati, a loro volta, agli Stati contraenti degli accordi in questione”. La nota positiva, secondo Porta, è invece “il fatto che tutti e tre gli accordi prevedano nel campo di applicazione soggettivo i regimi esclusivi dell’AGO e pertanto gli iscritti alla gestione pubblica e cioè i dipendenti pubblici”.
Tuttavia “si sta creando una ingiusta disparità di trattamento con i dipendenti pubblici italiani i quali vivono nei paesi di emigrazione con i quali l’Italia ha stipulato convenzioni bilaterali di sicurezza sociale che non prevedono la copertura dei dipendenti pubblici e cioè tutte le altre convenzioni attualmente in vigore. Si sta manifestando quindi una situazione di tutele incongruenti e di ritardi da parte dello Stato italiano e delle autorità competenti nel porvi rimedio”.
Porta ha quindi ribadito una sua richiesta che da anni porta avanti ma che rimane “senza risposte”: “la revisione o il rinnovo delle convenzioni bilaterali che non prevedono la copertura dei dipendenti pubblici e dei liberi professionisti”.
“Altra imperdonabile incongruenza”, dal punto di vista dell’eletto all’estero del Pd, è “lo stallo dei negoziati con i Paesi di importante emigrazione italiana in America Latina per la stipula di nuove convenzioni”. Secondo lui, infatti, “non è tollerabile che gli italiani che vivono in Cile, Perù, Ecuador non siano tutelati da una convenzione di sicurezza sociale alla pari di quelli che vivono in Argentina, Brasile, Uruguay e Venezuela (tutte convenzioni queste che comunque andrebbero aggiornate) mentre, per esempio, vengono stipulate convenzioni con la Moldavia, il Giappone e Israele”.
Il problema, secondo Porta, è “politico”. Ossia “mancano la volontà e l’interesse – in un quadro programmatico di interventi socio-previdenziali – di tutelare i diritti delle nostre collettività residenti all’estero”.
“Continueremo a sensibilizzare Governo e Parlamento” ha assicurato il deputato eletto all’estero concludendo le sue riflessioni con l’auspicio “che le nostre giuste rivendicazioni siano considerate con serietà e lungimiranza”. (aise)