Casa Bianca: Trump e Netanyahu lanciano il piano di pace per Gaza - di Gabriella Ferrero

foto Casa Bianca

WASHINGTON\ aise\ - Una giornata di importante diplomazia alla Casa Bianca, dove il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu è stato ricevuto ieri dal presidente Donald J. Trump per discutere sui tanto attesi accordi di pace sul conflitto a Gaza. Prima della conferenza stampa ufficiale, i due leader si sono incontrati a porte chiuse in un faccia a faccia riservato. Successivamente, Trump e Netanyahu hanno avuto una telefonata trilaterale con il Primo Ministro del Qatar Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani, aprendo la strada a un nuovo meccanismo di dialogo e cooperazione.
Durante il collegamento, Netanyahu ha espresso “profondo rammarico” per l’uccisione accidentale di un militare qatariota durante un’operazione israeliana contro Hamas, ammettendo la violazione della sovranità di Doha e assicurando che episodi simili non si ripeteranno. Al Thani ha accolto le scuse, ribadendo l’impegno del Qatar per la stabilità regionale.
Nel pomeriggio, davanti ai giornalisti riuniti nella East Room, Trump ha illustrato un ambizioso piano per porre fine al conflitto a Gaza. Nel suo intervento, il presidente ha ringraziato più volte Jared Kushner – suo genero, marito di Ivanka Trump – sottolineando il ruolo decisivo che ha avuto nelle trattative e nei rapporti con Israele. Trump ha evidenziato come il lavoro di Kushner e del suo team sia stato fondamentale per porre le basi di un’intesa che mira alla stabilità della regione.
I punti chiave del piano di pace
• Cessazione immediata delle ostilità con ritiro progressivo delle forze israeliane e congelamento delle posizioni militari.
• Rilascio degli ostaggi entro 72 ore dall’accordo, in cambio della liberazione da parte di Israele di 250 prigionieri ergastolani e 1700 detenuti palestinesi, inclusi donne e bambini.
• Amnistia per i membri di Hamas che deporranno le armi e accetteranno la convivenza pacifica; chi vorrà potrà lasciare Gaza con garanzie di sicurezza.
• Ricostruzione di Gaza con l’invio immediato di aiuti umanitari e la riattivazione delle infrastrutture essenziali, sotto la supervisione dell’ONU e di organizzazioni internazionali.
• Nuova governance affidata a un comitato tecnico palestinese con supervisione internazionale, il Board of Peace, presieduto da Trump e con la partecipazione di figure come l’ex premier britannico Tony Blair.
• Sviluppo economico tramite la creazione di una zona economica speciale con agevolazioni commerciali per attrarre investimenti.
• Sicurezza garantita da una Forza Internazionale di Stabilizzazione (ISF), con la partecipazione di Stati Uniti, Egitto e Giordania.
• Dialogo interreligioso per promuovere tolleranza e coesistenza.
• Percorso politico che, al termine delle riforme dell’Autorità Palestinese, potrebbe aprire la strada all’autodeterminazione e alla nascita di uno Stato palestinese.
Mentre all’interno si parlava di pace e cooperazione, all’esterno la giornata è stata segnata da proteste dei manifestanti pro-Palestina che hanno sfilato sventolando bandiere e cartelli con la scritta “Free Palestine”, chiedendo la fine immediata delle ostilità e denunciando la situazione umanitaria a Gaza. Le voci dei manifestanti hanno fatto da contrappunto agli annunci ufficiali ricordando quanto la questione resti accesa e divisiva anche negli Stati Uniti.
Trump ha concluso ribadendo che il piano non è soltanto un tentativo di fermare la guerra, ma “una visione per trasformare Gaza in un territorio sicuro, prospero e in pace con i suoi vicini”. (gabriella ferrero\aise)