La cittadinanza tra battaglie e speranze: il convegno in Senato

ROMA\ aise\ - Organizzato su iniziativa del Senatore del Maie eletto all’estero, Mario Borghese, in collaborazione con l’Associazione Europa Mediterraneo ETS e l’Associazione Il Sud del Mondo ETS, il convegno avvenuto questo pomeriggio in Senato, dal titolo “Italiani nel mondo: cittadinanza e identità – Come cambiano regole, tutele e servizi”, ha offerto un confronto approfondito sul fenomeno della migrazione italiana nei giorni nostri al quale hanno partecipato tanti ospiti protagonisti degli italiani all’estero, da politici eletti all’estero ai vertici del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero – CGIE, passando per ex Sottosegretari agli Affari Esteri con delega agli italiani nel mondo, fino a ricercatrici specializzate sulla questione migratoria.
Ad aprire i lavori moderati da Raffaele Barberio, Direttore di IF – Italia nel Futuro, il Senatore Mario Borghese: “cittadinanza e identità sono due tematiche fondamentali perché riguardano milioni di italiani all’estero”. “A volte – ha rivelato Borghese - faccio fatica a far capire il ruolo degli italiani all’estero in Parlamento. Made in Italy, cultura, crescita economica: non è facile portare queste tematiche ai legislatori. E non dico solo con questo Governo, ma anche coi precedenti”. La nuova legge di cittadinanza è stata fatta da chi “non capisce cosa sono gli italiani all’estero”. Una legge che “penalizza tanti oriundi che vivono nel mondo”. Ma Borghese si è detto anche fiducioso sulla possibilità di “portare avanti le iniziative per allargare la platea della cittadinanza ai nipoti e ai bisnipoti. Stiamo lavorando per sensibilizzare il Governo e le altre forze politiche”.
A seguire, ha preso parola per i suoi saluti Armando De Bonis, Presidente dell’Associazione Europa Mediterraneo ETS, organizzatore dell’evento, che ha spiegato come la sua associazione abbia “avviato un percorso di ricerca e divulgazione sulla cittadinanza per fare chiarezza su regole, diritti e prassi che incidono sulla vita dei milioni di italiani all’estero e sui loro discendenti”. De Bonis ha quindi concluso spiegando di essere convinto che “rafforzare il rapporto con le comunità italiane nel mondo significa proteggere la loro identità, valorizzarne il contributo e favorire un accesso più semplice a diritti, servizi ed informazioni”.
Il Responsabile Scientifico de Il Sud del Mondo ETS, Giuseppe Galati, ha invece parlato delle modifiche portate da questa legge, spiegando quale siano i focus centrali: “come questo scenario può impattare sulla vita degli italiani all’estero e sul senso di appartenenza che il Governo ritiene che debbano mantenere o se invece debbano allentarlo. Possono essere una grande risorsa”. “Io credo – ha concluso - che la ratio della legge è quella di stringere un po’ il cordone della cittadinanza per vicende che riguardano determinate aree e determinate persone. Ma non vorrei buttare il bambino con l’acqua sporca. Non vorrei che per risolvere un problema se ne sia creato un altro”.
È intervenuto poi Toni Ricciardi, deputato del Pd eletto in Europa nonché storico dell’emigrazione: “i buoi sono scappati e noi cerchiamo la porta della stalla”, ha detto in modo amaro l’eletto all’estero. “Noi possiamo fare tutte le proposte, ma le avremmo dovute fare prima”. Ricciardi si è lamentato del tempismo della legge e del “poco buon senso” utilizzato, così come si è scagliato contro la “retroattività” della legge. Ma la lamentela più cruda è arrivata riguardo il mezzo utilizzato dal Governo, che si è fatto legiferante, ossia il decreto legge che “è una misura urgente”: “io sono indignato”, ha spiegato. “C’è un impazzimento generale”, secondo lui, specie riguardo al fatto che per richiedere la cittadinanza bisogna farlo per “posta cartacea”. “Io la vivo come un abuso. Eravamo tutti all’oscuro. E alcuni dei problemi rimarranno lì come erano”. “Noi stiamo provando a intervenire” e “credo che in questa battaglia non ci sia una posizione di lucro marginale. O facciamo fronte comune su tutto o non lo facciamo – si è augurato Ricciardi -. Questo fronte deve essere compatto. Facciamo pressione. Noi dell’opposizione più di opporci non possiamo fare, ma se ci fosse una forza che siede tra i banchi della maggioranza, che abbia l’intenzione di fare una battaglia per modificare la legge – ha assicurato -, noi ci siamo. Capiamoci e convergiamo, perché stiamo parlando di diritti fondamentali”.
Dopo Ricciardi, ha preso parola Maria Chiara Prodi, Segretaria Generale del CGIE, che ha spiegato: “troppo spesso i nostri pareri obbligatori non ci vengono chiesti. Abbiamo un ruolo fondamentale ma come tutti siamo stati presi alla sprovvista. Stavamo discutendo di una riforma della cittadinanza che avevamo chiamato “cittadinanza consapevole”. Ma quello che è successo ci ha preso alla sprovvista, soprattutto per l’introduzione di un concetto di “cittadinanza esclusiva”, che ha peggiorato la questione. In giugno abbiamo chiesto diverse modifiche, specie su doppia cittadinanza e trasmissione, e abbiamo avuto aperture da Tajani e Mattarella”. Ora siamo in “un’attesa speranzosa”, ma il rischio è che “attendere perché una cosa illogica e impossibile diventi logica e realizzabile è un attesa che non ha molto senso”. Prodi ha anche definito “deplorevole” non aver avuto un dibattito sul tema prima di modificare una legge che si occupa di diritti fondamentali. Deplorevole è anche il fatto che in Italia il dibattito si sia concentrato sulle polemiche legate al “commercio o all’amministrativo” invece che sui diritti. E “queste polemiche hanno messo sul banco degli imputati gli italiani all’estero” che invece sono “parte civile”. Da giugno “siamo in attesa delle modifiche” anche perché “la legge ci dà ragione”.
Ancora più duro è stato l’intervento di Mariano Gazzola, Vice Segretario Generale CGIE per l’America Latina, secondo il quale con la nuova legge sulla cittadinanza “hanno introdotto lo Ius Soli in maniera mascherata. È impensabile che, in uno stato di diritto, uno che ha la nazionalità italiana non sia cittadino”. E poi c’è un altro “vulnus”, secondo Gazzola: “questa legge ha creato diverse categorie di cittadini”. “Con un italiano che non può trasmettere la cittadinanza a suo figlio perché è nato all’estero, di quale uguaglianza parliamo?”, si è chiesto in modo retorico Gazzola. “È chiaro che siamo davanti ad una legge fallimentare. E mi auguro che venga cambiata prima che ci siano dei tribunali che dicano alla politica che cosa deve fare”.
Per Silvana Mangione, Vicesegretaria Generale del CGIE per i Paesi Anglofoni extraeuropei, “la cittadinanza è una questione di diritti e doveri. Finora si sono riconosciuti più i diritti che i doveri. E questa è stata una limitazione che ha creato una discussione anche negativa. Il riconoscimento della cittadinanza è diventato un elemento di fruizione utilitaristica. Ma erano solo alcuni casi e si è estesa questa lettura anche a casi che avevano tutt’altre ragioni. Questo lo dobbiamo rivedere. Gli italiani all’estero sono una spinta fondamentale al Sistema Italia. L’identità non è solo morale, ma anche un’identità che si esplica nella ricostruzione di riti fra i quali c’è il rito della fruizione delle cose buone che vengono dall’Italia”. Chiudendo il suo intervento, Mangione ha ripreso il tema dello Ius Soli: “se ne sta parlando in un momento in cui Trump sta valutando di eliminare lo Ius Soli”. Quindi, per la Vicesegretaria del CGIE per i Paesi Anglofoni extraeuropei, l’Italia così starebbe rischiando di creare “un mondo di apolidi di origine italiana senza la possibilità di essere cittadini”.
Ricardo Merlo, membro del CGIE nonché ex Sottosegretario agli Esteri, ha parlato da un altro punto di vista: “siamo davanti la tempesta perfetta”. Facendo riferimento alla bassa fecondità italiana e a quella alta tra gli italiani all’estero, Merlo ha spiegato: “questo Governo ha messo un lucchetto sul futuro perché neanche all’estero nascano italiani. Credo in un mondo multiculturale, ma che ci siano anche gli italiani in questo mondo. Perché se continuiamo così, noi saremo un ricordo storico. Questo non è essere contro l’immigrazione, che arricchisce l’Italia e l’Europa, ma credo che ci debbano essere anche gli italiani”. “Sì, ci voleva una riforma della legge di cittadinanza, e nel mio periodo da Sottosegretario l’avevo chiesto, proprio per evitare che un giorno potesse succedere ciò che è successo. Ma questa legge la hanno fatta quelli che non conoscono le realtà degli italiani all’estero”. Questo decreto è dunque, secondo Merlo, “inopportuno, inutile, ingiusta e anticostituzionale”. Inopportuno perché “l’Italia ha bisogno di nuovi italiani”. Inutile e ingiusta “perché non riconosce la storia dei tanti emigrati che andarono all’estero e che hanno aiutato tanto l’Italia dall’estero”. E, “secondo alcuni avvocati con cui ho parlato”, “anticostituzionale perché non rispetta il principio di non retroattività della legge e perché crea più classi di cittadini”. “È una legge che non accetteremo mai”, ha concluso. Il rischio, secondo Merlo, è che “in Italia non si facciano più figli, e all’estero non ci siano più cittadini italiani”. Per questo, “non abbandoneremo mai la battaglia contro questa legge”.
A concludere, Delfina Licata, ricercatrice della Fondazione Migrantes nonché curatrice del Rapporto Italiani nel Mondo, che ha parlato di numeri che modificano la visione della migrazione. “Uno dei problemi della questione italiani all’estero è non conoscere l’Italia della mobilità”. Ci sono infatti 3 bugie classiche di cui ha parlato Licata e che vengono alimentate in Italia, anche dalla stampa: “non siamo mai passati da Paese di emigrazione a Paese di immigrazione. L’Italia è un paese dalle mobilità plurime, ma l’emigrazione non è mai finita”. Un altro fatto “sdoganato” dai dati è quello relativo ai cosiddetti “cervelli in fuga”: “il 66% di chi parte oggi ha infatti un titolo medio-basso”, dunque non si può parlare di cervelli in fuga, anche perché “le persone non sono solo quello che fanno”. La terza falsità spiegata dalla ricercatrice è la frase per cui molti richiederebbero la cittadinanza per convenienza: “non è vero e non si può non guardare alla persona parlando di questi argomenti”.
Per concludere, Delfina Licata ha spiegato cosa è la cittadinanza secondo il RIM: “è un patto civico che unisce e rigenera. Riconoscere questa presenza diversamente stabile, fatta di italiani nel mondo e di italiani in Italia, significa restituire senso a una appartenenza storica e affettiva”. Per questo, secondo lei “è urgente una rigenerazione culturale che deve ripartire dal nostro modo di vedere le cose”.
A chiosare l’evento, l’intervento di Benedetto Della Vedova, Segretario di Presidenza della Camera dei Deputati già Sottosegretario agli Esteri: “sono rimasto molto stupido quando è arrivato il DL Cittadinanza in Parlamento. C’erano alcune storture da modificare, ma in questa legge ci sono alcune cose incompressibili. In una situazione in cui l’Italia ha una crisi demografica negativa, non è razionale non concedere la cittadinanza italiana. Gli italiani all’estero riguardano il nostro interesse. E il Parlamento ha votato una legge che va nella direzione opposta. Mi sembra un gratuito autogol allontanare persone che dovrebbe stare vicino all’Italia”. (l.m.\aise)