L’Angelus di Papa Francesco nella festa del Battesimo del Signore

ROMA\ aise\ - “La festa del Battesimo di Gesù, che oggi celebriamo, ci fa pensare a tante cose, anche al nostro Battesimo. Gesù si unisce al suo popolo, che va a ricevere il battesimo per il perdono dei peccati. Mi piace ricordare le parole di un inno della liturgia di oggi: Gesù va a farsi battezzare da Giovanni “con l’anima nuda e i piedi nudi”. E quando Gesù riceve il battesimo si manifesta lo Spirito e avviene l’Epifania di Dio, che rivela il suo volto nel Figlio e fa sentire la sua voce che dice: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento” (v. 22)”. Così Papa Francesco ieri, 12 gennaio, in Piazza San Pietro, dove il Santo Padre ha salutato fedeli e pellegrini raccolti per il consueto appuntamento con l’Angelus domenicale.
Bergoglio si è soffermato su “Il volto e la voce” e ha spiegato: “Prima di tutto il volto. Nel rivelarsi Padre attraverso il Figlio, Dio stabilisce un luogo privilegiato per entrare in dialogo e in comunione con l’umanità. È il volto del Figlio amato. In secondo luogo la voce: “Tu sei il Figlio mio, l’amato” (v. 22). È questo un altro segno che accompagna la rivelazione di Gesù”.
Poi rivolgendosi ai fedeli ha continuato: “la festa di oggi ci fa contemplare il volto e la voce di Dio, che si manifestano nell’umanità di Gesù. E allora”, il suo invito, “chiediamoci: ci sentiamo amati? Io mi sento amato e accompagnato da Dio o penso che Dio è distante da me? Siamo capaci di riconoscere il suo volto in Gesù e nei fratelli? E siamo abituati ad ascoltare la sua voce?”.
Sottolineando l’importanza di ricordare la data del proprio Battesimo, Papa Francesco ha infine esortato a festeggiarla “come un nuovo compleanno: quella della nascita nello Spirito di Dio”.
Terminato l'Angelus, Bergoglio si è detto “vicino agli abitanti della Contea di Los Angeles, California, dove nei giorni scorsi sono divampati incendi devastanti”. Per loro ha detto di pregare, come “per la pace in Ucraina, in Medio Oriente e nel mondo intero” e “non dimentichiamo”, ha concluso, “che la guerra sempre è una sconfitta”. (p. di dionisio\aise)