Papa Francesco: lo Spirito Santo porti i responsabili delle nazioni e tutti noi ad aprire porte di pace
ROMA\ aise\ - “Lo Spirito Santo è Colui che crea l’armonia! E la crea a partire da realtà differenti, a volte anche conflittuali”. Questo il messaggio che Papa Francesco ha rivolto a fedeli e pellegrini raccolti ieri, domenica 19 maggio, in piazza San Pietro per assistere alla recita del Regina Caeli. Nella Solennità di Pentecoste, Bergoglio ha invitato a pregare “lo Spirito Santo, Amore del Padre e del Figlio, perché crei armonia nei cuori, armonia nelle famiglie, armonia nella società, armonia nel mondo intero; che lo Spirito faccia crescere la comunione e la fraternità tra i cristiani delle diverse Confessioni; doni ai governanti il coraggio di compiere gesti di dialogo, che conducano a porre fine alle guerre. Le tante guerre di oggi: pensiamo all’Ucraina – il mio pensiero va in particolare alla città di Kharkiv, che ha subito un attacco due giorni fa –; pensiamo alla Terra Santa, alla Palestina, a Israele; pensiamo a tanti posti dove ci sono le guerre. Che lo Spirito porti i responsabili delle nazioni e tutti noi ad aprire porte di pace”.
Nella Solennità della Pentecoste, il Regina Caeli ha celebrato “la discesa dello Spirito Santo su Maria e sugli Apostoli”. Il Potefice ha spiegato che “nel Vangelo della liturgia Gesù parla dello Spirito Santo e dice che Egli ci insegna “tutto ciò che ha udito” (cfr Gv 16,13). Ma cosa significa questa espressione? Che cosa ha udito lo Spirito Santo? Di cosa ci parla? Ci parla con parole che esprimono sentimenti meravigliosi, come l’affetto, la gratitudine, l’affidamento, la misericordia. Parole che ci fanno conoscere un rapporto bello, luminoso, concreto e duraturo come è l’Amore eterno di Dio: le parole che il Padre e il Figlio si dicono. Sono proprio le parole trasformanti dell’amore, che lo Spirito Santo ripete in noi e che ci fa bene ascoltare, perché queste parole fanno nascere e fanno crescere nel nostro cuore gli stessi sentimenti e gli stessi propositi: sono parole feconde”.
“Per questo”, ha continuato il Papa, “è importante che ci nutriamo ogni giorno delle Parole di Dio, delle Parole di Gesù, ispirate dallo Spirito. E tante volte dico: leggere un pezzo del Vangelo, avere un Vangelo piccolo, tascabile e portarlo con noi, approfittando dei momenti favorevoli. Il sacerdote e poeta Clemente Rebora, parlando della sua conversione, scriveva nel diario: “E la Parola zittì chiacchiere mie!” (Curriculum vitae). La Parola di Dio zittisce le nostre chiacchiere superficiali e ci fa dire parole serie, parole belle, parole gioiose. “E la Parola zittì chiacchiere mie”. Ascoltare la Parola di Dio fa tacere le chiacchiere. Ecco”, ha evidenziato il Santo Padre, “come dare spazio in noi alla voce dello Spirito Santo. E poi nell’Adorazione – non dimentichiamo la preghiera di adorazione in silenzio – specialmente quella semplice, silenziosa, come è l’adorazione. E lì dire dentro di noi parole buone, dirle al cuore per poterle dire agli altri, dopo, gli uni per gli altri. E così si vede che vengono dalla voce del Consolatore, dello Spirito”.
“Care sorelle e fratelli, leggere e meditare il Vangelo, pregare in silenzio, dire parole buone, non sono cose difficili, no, le possiamo fare tutti. Sono più facili che insultare, arrabbiarsi… E allora ci chiediamo: che posto hanno queste parole nella mia vita? Come posso coltivarle, per mettermi meglio in ascolto dello Spirito Santo, e diventarne un’eco per gli altri?”, ha concluso Francesco, rivolgendosi infine a Maria, presente a Pentecoste con gli Apostoli, affinché “ci renda docili alla voce dello Spirito Santo”. (p. di dionisio\aise)