Bellunesi nel mondo/ Tommaso Ferracci: Un percorso tra fisica, dati e nuove frontiere – di Marco Crepaz


BELLUNO\ aise\ - “Dai banchi del Liceo Galilei di Belluno ai laboratori internazionali di fisica e data science, passando per Londra e Tallinn: Tommaso Ferracci è uno dei tanti giovani che, partiti dal Bellunese, stanno costruendo la propria carriera in contesti internazionali di altissimo livello. Oggi lavora come Senior Data Scientist in un’azienda globale, occupandosi di prevenzione dei crimini finanziari grazie all’intelligenza artificiale. Abbiamo raccolto la sua testimonianza per capire come si cresce, si studia e si lavora in un mondo sempre più interconnesso, ma anche per farci raccontare quanto contino ancora le radici, la famiglia e i ricordi di casa. Un messaggio di ispirazione per tutti quei giovani bellunesi che sognano di partire… e magari un giorno tornare”. Ad intervistarlo è stato Marco Crepaz per “Bellunesi nel mondo”, mensile dell’omonima associazione diretto da Dino Bridda.
“D. Tommaso, ci racconti in poche parole di cosa ti occupi oggi e dove vivi?
R. Attualmente vivo a Tallinn, città medievale sul Mar Baltico capitale dell’Estonia, dove lavoro in una società finanziaria nell’antiriciclaggio, occupandomi dello sviluppo di modelli di intelligenza artificiale.
D. Dalla fisica all’intelligenza artificiale: cosa ti ha spinto a intraprendere questa carriera?
R. Della fisica ho sempre apprezzato maggiormente la parte di laboratorio, quindi il passaggio alla statistica e all’analisi dati è stato molto naturale. L’intelligenza artificiale viene ormai applicata molto nella ricerca in fisica, quindi ho avuto modo di mettere le mani in pasta già dagli studi triennali.
D. Hai lavorato a Londra, a Padova, ora vivi a Tallinn: cosa ti affascina di più di queste esperienze internazionali?
R. La grande autonomia del vivere all’estero. Trovarsi in un contesto nuovo e doversi costruire una rete di conoscenze fa paura, ma questo “cominciare da zero” aiuta a maturare e rendersi autonomi.
D. Cosa porti sempre con te del tuo essere bellunese, anche quando sei lontano da casa?
R. Per quanto sia tutto tranne che un montanaro, quando sono nella piattissima Estonia mi manca il vedere le montagne fuori dalla finestra. È quel genere di cosa che realizzi di apprezzare quando non ce l’hai più davanti tutti i giorni.
D. Quanto ti hanno aiutato le tue radici e la tua famiglia nel tuo percorso di studi e di lavoro?
R. Indubbiamente molto. I miei compagni di classe del liceo sono andati tutti a studiare all’università, la maggior parte continuando poi con studi magistrali. Non è scontato investire così tanto nella formazione dei propri figli, ma è una cosa che a Belluno si tende a fare.
D. Secondo te, cosa manca ai giovani bellunesi/italiani per sentirsi più stimolati a rimanere o a tornare in provincia?
R. Non ci sono sufficienti opportunità lavorative per laureati con titoli avanzati, oltre alle solite problematiche nazionali come le poche case in affitto e il costo della vita elevato.
D. C’è qualcosa che, dall’estero, pensi potrebbe essere portato nel Bellunese per aiutare i ragazzi a trovare nuove opportunità?
R. La cultura del lavoro, in particolare la flessibilità sul lavoro da remoto. La gran parte dei lavori da ufficio a Milano non richiede reale presenza fisica (come dimostrato dalla pandemia), e lavorare da Belluno potrebbe essere un’opzione appetibile per molti.
D. Ti capita di tornare a Belluno? Che emozione provi ogni volta?
R. Torno spesso, e per quanto sia sempre contento di rivedere la famiglia e le montagne, noto sempre come degli amici di un tempo nessuno sia qui. Tra chi è andato all’estero e chi in pianura, si sente come alla città venga meno una generazione.
D. Qual è un consiglio che daresti a un giovane bellunese che oggi vuole fare esperienze all’estero?
R. Semplicemente di farle. Tra Erasmus, tirocini all’estero, au pair le opportunità non mancano, spesso anche retribuite.
D. Qual è stato l’insegnamento più importante che hai ricevuto in questi anni di studio e lavoro?
R. Sono sempre stato un pianificatore che odia gli imprevisti. In questi anni ho imparato a conoscermi, ad accettare il cambiamento e ad apprezzare un percorso di crescita non necessariamente lineare.
D. Hai un sogno per il futuro? Immagini un giorno di riportare nel Bellunese quello che hai imparato?
R. L’Italia, se si superano gli ostacoli burocratici, offre alle aziende straniere un enorme bacino di talenti a prezzi molto accessibili. Se mai dovessi contare abbastanza da poter spingere in tal senso, sicuramente consiglierei di aprire un ufficio in Italia”. (aise)