Corriere Canadese/ Canzoni per riflettere sull’Italia “traslocata”: Massimo Zamboni e quel perenne viaggiar - di Marzio Pelu
TORONTO\ aise\ - "Il tema del viaggio ha sempre fatto parte del suo percorso artistico. Del resto la sua stessa vita è stata costantemente “in viaggio”: a Berlino, nel 1981, ha fondato i CCCP Fedeli alla Linea insieme a Giovanni Lindo Ferretti; a Finistere, in Bretagna, nel 1994, con i CSI ha raccolto il testimone dei CCCP registrando “Kodemondo” proprio là “dove il mondo finisce”, per poi spingersi fino in Mongolia dove nel 1997 dove è nato “Tabula Rasa Elettrificata”, ultimo album in studio della band emiliana. Ma il viaggio per lui non si è fermato lì ed è proseguito in nuovi territori artistici: la scrittura, il cantautorato. Oggi, Massimo Zamboni ha (forse) chiuso un cerchio con un album, “Andare via”, che rappresenta probabilmente un punto di arrivo di quell’eterna migrazione che lui deve avere nel Dna, visto che proviene da una famiglia di pastori dell’Appennino Emiliano". Questo l'incipit dell'intervista che Marzio Pelu ha realizzato al fondatore dei CCCP - Fedeli alla Linea sul "Corriere canadese", quotidiano diretto a Toronto da Fabrizio Veronesi.
"Neanche a dirlo, pure “Andare via” è nato all’estero: “Nel febbraio del 2023 – spiega Zamboni – siamo stati invitati dalla RSI Radiotelevisione Svizzera negli studi di Lugano per registrare una serie di brani che hanno come filo conduttore l’emigrazione, con l’intento di diffonderli tra le numerose comunità italiane residenti all’estero, offrendo loro una serie di riflessioni musicalmente articolate sul significato di partenza, sradicamento, nuova appartenenza e linguaggio. ‘Andare via’ è il risultato di quei giorni".
D. Zamboni, perché questo suo interesse verso il viaggio, l’emigrazione, l'"Andare via"?
R. "Banalmente, perché vita è viaggio. Siamo in cammino da decine di migliaia di anni, in transito, in lungo e in largo, schiavi e padroni della terra. Mi sembra una importante avventura intellettuale scavare nella frattura tra il risiedere-divenire che ci assimila alla terra e il muoversi che ci obbliga ad accettare l’aria. Riconoscere il privilegio inscritto nello stare, così come i suoi pericoli; e lo sbandamento dell’andare, che trova senso finale solo nel compiersi di un ritorno”.
D. Il sottotitolo dell’album è “Riflessioni su un’Italia traslocata”: vuole condividere con i nostri lettori, che hanno scelto di “traslocarsi” in una terra lontana come il Canada, alcune di queste riflessioni espresse nelle sue canzoni?
R. “Sto cercando di condividere un ragionamento collettivo sull’idea di patria, parola lontanissima quando venga pronunciata da bocche guaste come quelle della propaganda nazionalista e corrotta. Ma parola da considerare con attenzione poiché coinvolge la vita profonda di ognuno di noi: quella che si esprime in un linguaggio, in una cultura anche inconsapevole, più semplicemente anche in una cucina, una idea di paesaggio, una condizione di vita. Essere in una patria traslocata – ricercarsi tra italiani all’estero, ad esempio, ricostruire una identità in comune spesso illusoria, anche se identificabile – regala la facoltà di osservare queste tensioni da lontano, caricandole forse di maggior verità. Quel trasloco che ci libera da una condizione a volte soffocante, e che però mai – o solo in tempi infiniti – ci consente di pronunciare la parola “casa” con senso pieno. Poiché “casa” è solo là dove riposano i nostri morti, nell’accumulo dei decenni”.
D. Ha scelto di non far uscire l’album nei negozi, su piattaforme o in streaming, ma soltanto sul portale indipendente “Rizosfera” o direttamente ai concerti: perché?
R. “Ho passato un paio di anni circondato dal gran clamore suscitato dal ritorno di CCCP-Fedeli alla Linea, il gruppo per il quale da più di 30 anni avevamo dichiarato la parola fine. Il grandissimo riscontro di questo ritorno ha richiesto – come un controbilanciamento – la necessità di uscire con un album al limite dell’intimità: nessuna promozione, o minima, poche possibilità di acquisto oltre quelle citate. Ho voglia di uno sguardo reciproco con chi ha voglia di ascoltarlo. Questo album non segue logiche di mercato, ma con questo intendo impartire lezioni, sia chiaro. Diciamo che nasce come una esigenza personale di equilibrio”.
D. Recentemente, c’è stata l’attesissima reunion dei CCCP, oltre 40 anni dopo Berlino, alla quale seguirà un tour estivo. Come sta vivendo questo “ritorno alle origini”?
R. “Con serenità e soddisfazione. È come se una pezzo di natura fosse tornato al posto giusto, quello che gli compete. E l’affratellamento che siamo riusciti a ricreare – tra noi, ma anche fuori da noi – mi sembra l’obiettivo più alto. Ciò che accadrà non sappiamo, se non il tour in Italia a partire dal 21 maggio. Come sempre, il caso sarà la miglior guida”.
D. Dal 1981, il mondo è cambiato radicalmente e, con esso, l’Italia. Cosa pensa dell’Italia di oggi?
R. “Un paese immiserito e semianalfabeta per buona parte, meraviglioso e resistente da altra parte. Viviamo in una schizofrenia conclamata, non rimarginabile. Ci sono spaccature profonde e pericolose, e continuo a pensare che la parte sana della nazione sia quella che ha nella resistenza il suo atto di nascita”.
D. Altri “viaggi” in vista?
R. “Un tour in Italia è già viaggio di per sé. Credo che sia una ottima modalità per “visitare” un Paese che viva ben al di là delle pretese verità televisive o giornalistiche. Il mestiere che faccio mi mette in contatto con le migliori realtà, quelle che curano il loro territorio, che lavorano e ci provano, che in qualche modo “si regalano” agli altri. Questo è molto confortante”.
L’album “Andare via” può essere acquistato on line sul portale indipendente https://rizosfera.org/en/shop/tn2024/cd/ oppure direttamente ai concerti di Massimo Zamboni.
Un altro link utile è https://www.librerie.coop/massimo-zamboni-disco-la-mia-patria-attuale/ dove si possono trovare il libro sulla storia dei CCCP ed un altro album di Massimo Zamboni: “La mia patria attuale”.
Con i CCCP, andata e… ritorno: la mitica band è di nuovo in tour
REGGIO EMILIA – Nato a Reggio Emilia il 27 gennaio 1957, Massimo Zamboni è un chitarrista, cantautore e scrittore italiano. Nella sua lunga carriera artistica, un anno fondamentale è il 1981 quando, a Berlino, incontra Giovanni Lindo Ferretti e con lui decide di formare i CCCP – Fedeli alla Linea, destinati a diventare la più importante punk-band italiana di tutti i tempi, sia per i testi e le musiche che per le esibizioni arricchite dalla presenza scenica della “benemerita soubrette” Annarella Giudici e dell’“artista del popolo” Danilo Fatur.
Il nome CCCP è l’equivalente della sigla russa SSSR in alfabeto cirillico, che designava l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche: la band, infatti, autodefiniva il proprio genera musicale “punk filosovietico”. L’ultimo album firmato CCCP è del 1990, ma nei mesi scorsi la band si è riunita per una serie di concerti a Berlino, dove tutto nacque, e sta intraprendendo un tour estivo che si preannuncia sold out. Nell’immagine qui sotto, un particolare della copertina del primo album dei CCCP, uscito nel 1986". (aise)