Eunews/ Ci sono i numeri, l’Aula voterà la sfiducia a von der Leyen il 10 luglio – di Emanuele Bonini


BRUXELLES\ aise\ - “Ursula von der Leyen, arriva il voto di sfiducia. L’iniziativa promossa dall’europarlamentare dei conservatori (Ecr), Georghe Piperea, ha ottenuto il sostegno di 79 eurodeputati, raggiungendo e superando il numero minimo di 72 firmatari necessario per far procedere la mozione di censura, che il Parlamento europeo può presentare nell’esercizio del potere di controllo sull’esecutivo comunitario. I servizi giuridici del Parlamento europeo hanno confermato esistenza e validità dei requisiti, e la presidente dell’Eurocamera, Roberta Metsola, nel corso della conferenza dei presidenti, questo pomeriggio (ieri - ndr), ha informato i gruppi che una mozione di censura è stata presentata nel rispetto delle regole”. Ne scrive Emanuele Bonini su “Eunews”, quotidiano online diretto a Bruxelles da Lorenzo Robustelli, che oggi pubblica anche un altro servizio del giornalista sulle ragioni e vicende che hanno portato alla mozione, che, scrive Bonini, ovviamente sarà respinta. Li pubblichiamo entrambi di seguito.
“La sessione plenaria della prossima settimana dunque sarà all’insegna del voto contro l’esecutivo comunitario e la sua presidente. Lunedì 7 luglio è prevista la discussione in Aula della risoluzione, con il voto previsto per giovedì, il 10 luglio. In ogni caso l’esito dovrebbe essere scontato, nel senso di un respingimento della censura. L’iniziativa arriva dal rappresentante di un gruppo, l’Ecr, ufficialmente non parte dell’alleanza popolari-socialisti-liberali sancita prima delle elezioni europee, e sostenuta principalmente da membri dell’estrema destra.
Il Ppe difenderà a spada tratta la Commissione Ue e la ‘sua’ presidente von der Leyen, i socialisti, attraverso la presidente Iratxe Garcia Perez fanno sapere che non sosterranno l’iniziativa dell’estrema destra e che in caso saranno loro a sfiduciare l’attuale esecutivo comunitario. Criptico il co-presidente de laSinistra, Martin Schierdewan: “Vogliamo un cambiamento di politica, ma discuteremo su come procedere””.
“REARM EUROPE”, SULLA SFIDUCIA A VON DER LEYEN IL PESO DEL NOME DELLA STRATEGIA PER LA DIFESA – di Emanuele Bonini
La mozione di censura contro la Commissione europea, ufficialmente, è dovuta alla questione dei vaccini anti-Covid e i contratti con Pfizer. Adesso però la presidente Ursula von der Leyen rischia di pagare altro. In Parlamento europeo c’è chi ritiene che questo sarà il momento per far pesare la svolta militarista dell’Ue. Nello specifico, confidano addetti ai lavori, la scelta di affibbiare il nome “Rearm Europe” alla strategia per la difesa. È quel “rearm”, riarmo, che ha fatto storcere il naso a destra come a sinistra, inducendo l’esecutivo comunitario al dietro front e al cambio di nome.
Oggi il piano per il riarmo è diventata la strategia “prontezza 2030” (readiness 2030), un “rebranding” dettato dalla necessità di correggere una comunicazione troppo spregiudicata. La levata di scudi del resto non è mancata, e si è registrata subito. I governi di Spagna e Italia hanno contestato la scelta del nome per il programma di rilancio industriale: da una parte il socialista Pedro Sanchez, dall’altra Giorgia Meloni, a riprova del fatto che corsa agli armamenti e guerra sono temi divisivi a sinistra come a destra.
Non solo. Perché dai banchi dei Verdi fu la spagnola Ana Miranda a scandire che “ci opponiamo fermamente a questo riarmo militarista”, a testimoniare quanto i greens non approvino nome e intenzioni dell’iniziativa. Il gruppo de laSinistra ha addirittura organizzato una campagna per fermare Rearm Europe.
Adesso in Parlamento sono pronti a scommettere che la mossa di von der Leyen, che ha praticamente scontentato tutti, possa essere usata contro di lei in questo voto di sfiducia che comunque non dovrebbe decretare la fine della Commissione europea. I popolari (Ppe) faranno quadrato attorno a von der Leyen, i liberali (Re) non dovrebbero far mancare il proprio sostegno. I socialisti (S&D) e i Verdi hanno fatto sapere di non voler sostenere un’iniziativa che arriva dall’estrema destra, e oltre tutto con l’obiettivo di creare scompiglio. Anche se i socialisti potrebbero non votare compatti, con membri che potrebbero ingrossare la lista degli astenuti per inviare un segnale politico di un sostegno non garantito. Con il sostegno di Ppe, S&D, Re e Verdi il collegio dei commissari è destinare a restare al proprio posto.
A difesa della Commissione ci saranno anche i voti di Fratelli d’Italia, delegazione in difficoltà per una mozione di censura partita dal gruppo dei conservatori (Ecr) di cui l’italiano Nicola Procaccini è co-presidente. Questa iniziativa, che genera malumori interni al Ppe, da una parte è un problema per i popolari che comunque provano a strizzare l’occhiolino ai conservatori da prima delle elezioni europee, ed è un nodo da sciogliere per il partito della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che pure ha in von der Leyen un’interlocutrice privilegiata”. (aise)