Eunews/ Il modello Albania a cui guarda l’Ue sui migranti è “inutile e inumano” e costa 114 mila euro al giorno - di Simone de La Feld

BRUXELLES\ aise\ – "L’operazione Albania è “il più costoso, inumano e inutile strumento nella storia delle politiche migratorie italiane”. O meglio, europee. È l’accusa lanciata da ActionAid, che insieme all’Università di Bari ha tenuto traccia e diffuso i conti segreti delle due strutture di trattenimento per richiedenti asilo aperte dal governo italiano in territorio albanese nell’ottobre 2024. I numeri sono da capogiro: oltre 153 mila euro per allestire un singolo posto letto, 114 mila euro al giorno per soli 5 giorni di attività nel 2024. Tutti soldi pubblici". Ne scrive Simone de la Feld in questo pezzo uscito su “Eunews”, quotidiano online diretto a Bruxelles da Lorenzo Robustelli.
"I dati relativi ai centri di Shengjin e Gjader – quest’ultimo riconvertito attualmente in centro di permanenza per il rimpatrio – sono pubblici sulla piattaforma “Trattenuti”, insieme a quelli delle altre 12 strutture detentive per persone migranti attive in Italia. Il confronto con gli analoghi centri già presenti nello Stivale è impietoso: nel 2024, il Centro per il trattenimento per richiedenti asilo (Ctra) di Porte Empedocle, ad Agrigento, è costato 1 milione di euro per realizzare 50 posti effettivi. Poco più di 21 mila euro a posto. A Gjader, a fine marzo 2025, erano stati realizzati 400 posti: per la sola costruzione sono stati sottoscritti contratti, con un uso generalizzato dell’affidamento diretto, per 74,2 milioni. L’allestimento di un posto effettivamente disponibile in Albania è costato oltre 153 mila euro.
Per dare ancora meglio la dimensione del fenomeno, il rapporto sottolinea che nel 2024, il Ctra di Gjader ha un costo pro-capite al giorno di 76,57 euro, più del doppio del dato nazionale, anche considerando solamente i centri di detenzione per richiedenti asilo sottoposti a procedure di frontiera. Il Cpr, che insiste all’interno del perimetro del centro polifunzionale, registra invece un pro-capite giornaliero di 108,04 euro, oltre tre volte il valore medio nazionale.
Soldi, per altro, buttati. Perché le prime tre operazioni di trasferimento a Gjader di richiedenti asilo soccorsi in mare, fino a gennaio 2025, si sono risolte in provvedimenti di trattenimento non convalidati e i disgraziati coinvolti sono stati riportati in Italia. A quel punto, il governo Meloni ha modificato la destinazione d’uso del centro, ed effettuato nell’aprile 2025 il primo trasferimento di stranieri in attesa di rimpatrio, che erano già trattenuti in altri Cpr sul territorio italiano. Anche qui, spiega Fabrizio Coresi di ActionAid, “alla luce di ben 263 posti vuoti sul totale di 1164 disponibili” nelle strutture italiane, “il tentativo di utilizzare il Cpr di Gjader per detenere la popolazione straniera irregolare presente in Italia appare del tutto irrazionale e illogico.”
Insomma, il rapporto costi-benefici è una stangata: nel 2024, la Prefettura di Roma avrebbe versato pagamenti per 570mila euro all’ente gestore delle strutture, Medihospes, per 5 giorni di reale operatività: 114mila euro al giorno per detenere 20 persone, tra metà ottobre e fine dicembre 2024, liberate poi tutte in poche ore. A cui andrebbero sommati 528 mila euro per l’ospitalità e la ristorazione del solo personale di polizia. E senza contare i costi dei trasferimenti via mare.
Di fronte a questi numeri, l’impressione è che, più che al loro concreto utilizzo, Roma stia puntando sul protocollo con l’Albania in prospettiva futura – e europea. A Bruxelles, la Commissione europea e diversi Paesi membri guardano con sempre maggiore interesse all’esperimento fortemente voluto da Meloni, primo esempio delle ‘soluzioni innovative’ sponsorizzate dalla stessa Ursula von der Leyen. Ancora al limite di quanto consentito dal diritto europeo, il protocollo Italia-Albania ha aperto la strada alle proposte messe sul tavolo dall’esecutivo Ue negli ultimi mesi per permettere agli Stati membri di stringere accordi con Paesi terzi e creare hubs di rimpatrio al di fuori del territorio europeo.
Proposte, quelle sui rimpatri e sulla revisione del concetto di Paese terzo sicuro, che devono ancora passare dal Consiglio dell’Ue e dal Parlamento europeo e che pertanto non sono ancora legge. Finora, Bruxelles ha spiegato che la bontà dell’intesa Italia-Albania si fonda sul fatto che nei due centri si applica la giurisdizione italiana, ma – accusa l’eurodeputato del Partito Democratico Sandro Ruotolo – “la risposta fornita dalla Commissione è formalmente ambigua e sostanzialmente contraddittoria“.
Secondo l’eurodeputato dem i centri in Albania sono “il simbolo di una politica fallimentare sotto ogni profilo: umanitario, giuridico ed economico”. Una politica nazionale attuata con il supporto velato di Bruxelles: Ruotolo parla di “zona grigia costruita per convenienza politica“, nella quale “la Commissione evita di prendere una posizione chiara, mentre l’Italia esternalizza la detenzione amministrativa senza più dover rispondere dei diritti delle persone coinvolte"". (aise)