EuNews/ La “Maggioranza Ursula” contro Ursula. Lettera dei capigruppo contro il Quadro finanziario pluriennale – di Enrico Pascarella

BRUXELLES\ aise\ - Tutti contro il Quadro finanziario pluriennale (QFP) proposto dalla Commissione europea per il settennato 2028-2034. La “maggioranza Ursulaschiera i cannoni contro la stessa presidente della Commissione, attraverso una lettera che mette in chiaro l’insoddisfazione del Parlamento. Il documento è stato sottoscritto oggi da tutti i capigruppo della maggioranza: popolari (PPE), socialisti (S&D), liberali (Renew) e verdi (Greens)”. Ne ha scritto Enrico Pascarella su EuNews, quotidiano diretto a Bruxelles da Lorenzo Robustelli.
Nulla nel verso giusto
Il nocciolo del discorso si può già dedurre dalle prime righe: “Il Parlamento europeo respinge la proposta dei Piani di partenariato nazionali e regionali nella sua forma attuale e chiede una proposta modificata per avviare i negoziati”, fanno sapere i leader nella nota. Quello che si contesta alla presidente della Commissione Ursula von der Leyen è la modalità di distribuzione dei soldi con il piano per l’agricoltura (PAC) e quello sulla coesione unificati insieme. Inoltre, i capigruppo denunciano una diminuzione del ruolo del Parlamento in grado di creare un deficit democratico e richiedono una maggiore severità per gli stati che non rispettano le regole.
Il “deficit democratico”
Accuse già note ma riassunte questa volta in un’unica mozione d’intento. Il punto principale è la novità che l’organo esecutivo ha intenzione di introdurre: la centralizzazione nella distribuzione delle risorse. A questo i parlamentari rispondo con il rifiuto “di un’Unione à la carte’, dove ogni Stato gestisce autonomamente i fondi UE. Questo porterebbe frammentazione, perdita di solidarietà e distorsioni del mercato unico”.
L’idea portata avanti dalla presidente della Commissione è quella di semplificare e sforbiciare, modificando quella cinghia di trasmissione dei fondi da Bruxelles agli enti locali. Nel nuovo piano, il denaro non passerebbe più dall’Unione al territorio, ma dall’Unione ai governi nazionali. I soldi verrebbero distribuiti per buona parte attraverso il meccanismo “soldi in cambio di riforme” che taglierebbe fuori dalle decisioni il Parlamento. Ecco dove sta per i MEP il “deficit democratico”.
L’organo eletto richiede maggiore “coinvolgimento nell’approvazione e nella modifica dei piani nazionali”, con lo scopo di poter svolgere un ruolo di “controllo democratico e trasparenza”.
PAC e Coesione
Il punto più politico, per i membri dell’Eurocamera, resta però quello relativo agli “inaccettabili” tagli (di circa il 20 per cento) ai fondi destinati all’agricoltura (PAC) e alla coesione, accorpati in un unico piano che “ne riduce l’efficacia”.
“Dietro la rinazionalizzazione della coesione e della PAC c’è un disegno politico specifico: indebolire l’Unione togliendo voce e risorse a regioni e comuni”, ha commentato l’eurodeputato del Partito Democratico Nicola Zingaretti. Gli fa eco il presidente del Comitato europeo delle Regioni, Kata Tüttő: “Recentralizzando il potere, l’Europa rischia di perdere la fiducia e il coinvolgimento delle persone che fanno funzionare le cose: sindaci, presidenti di regione, comunità locali”. Lo scorporo dei due pacchetti più consistenti del bilancio è stato considerato elemento“non negoziabile” da parte del Parlamento, istituzione che in ultima istanza deve approvare il piano.
Commissione in silenzio
La Commissione, per ora, tiene la bocca cucita e non apre a modifiche della bozza. Intervenuto oggi, il portavoce dedicato al budget, Balazs Ujvari, ha dichiarato che l’istituzione è “pronta al dialogo con gli altri co-legislatori. Dobbiamo capire quali sono le loro esigenze”. Peccato che la linea del Parlamento sia la stessa da mesi e non si segnalano cambiamenti di rotta da parte di Palazzo Berlaymont”. (aise)