EuNews/ Ucraina: Zelensky e gli europei alla corte di Trump. Ma la pace è ancora lontana – di Francesco Bortoletto

BRUXELLES\ aise\ - “La diplomazia ha messo il turbo per cercare di porre fine alla guerra in Ucraina. Negli ultimi giorni i leader di vari Paesi si sono incontrati in una girandola di riunioni di altissimo livello per definire le rispettive posizioni negoziali in vista di eventuali trattative di pace, che tuttavia al momento non sono in vista. Oggi, Volodymyr Zelensky e una pattuglia di alleati europei conferiranno con Donald Trump alla Casa Bianca, tre giorni dopo il suo faccia a faccia con Vladimir Putin. Sul piatto soprattutto le questioni territoriali e le garanzie di sicurezza per Kiev”. Ne scrive Francesco Bortoletto su EuNews, quotidiano online diretto a Bruxelles da Lorenzo Robustelli.
“Sono giornate intense per la diplomazia internazionale, almeno per quanto riguarda la crisi russo-ucraina che si trascina dal lontano 2014 e dal 2022 è sfociata in una guerra totale con l’invasione lanciata da Mosca. Nel tardo pomeriggio di oggi (18 agosto), Donald Trump accoglierà nello Studio ovale Volodymyr Zelensky, con cui avrà un bilaterale prima di allargare la riunione ad un gruppo di leader europei: il presidente francese Emmanuel Macron, la premier italiana Giorgia Meloni, il cancelliere tedesco Friedrich Merz, il primo ministro britannico Keir Starmer, il presidente finlandese Alexander Stubb, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il capo della Nato Mark Rutte.
Durante la notte, il presidente statunitense ha nuovamente messo pressione sul suo omologo ucraino tramite un post sul suo social Truth, sostenendo che quest’ultimo “può mettere fine alla guerra con la Russia quasi immediatamente, se vuole, oppure può continuare a combattere”. E rimarcando due punti centrali della linea di Mosca: non sarà possibile per Kiev né riottenere la penisola di Crimea – annessa unilateralmente dalla Federazione nel 2014 (nella narrazione trumpiana, “offerta” dall’allora presidente Usa Barack Obama) – né diventare un membro della Nato.
Quelle delle cessioni territoriali tra i due belligeranti e delle garanzie di sicurezza per l’Ucraina sono due delle principali questioni sul tavolo nell’incontro odierno a Washington. Ma le posizioni degli Stati Uniti e del Vecchio continente non sembrano collimare perfettamente. Gli europei continuano a diffidare di Vladimir Putin e si dicono pronti a imporre nuove sanzioni contro il Cremlino, come ripetuto nelle scorse ore dall’Alta rappresentante Ue per la politica estera Kaja Kallas.
E sono chiaramente infastiditi dal canale privilegiato aperto lo scorso venerdì (15 agosto) da Trump ad Anchorage, in Alaska, dove ha incontrato l’omologo russo in un bilaterale a porte chiuse dall’enorme significato politico e simbolico, riconosciuto tanto dai sostenitori quanto dai critici dell’approccio seguito dal tycoon newyorkese, giudicato troppo accondiscendente nei confronti di Mosca.
Secondo Steve Witkoff, l’inviato speciale della Casa Bianca, lo zar sarebbe disposto a considerare delle concessioni all’Ucraina tra cui delle garanzie di sicurezza che ricalchino l’articolo 5 della Carta nordatlantica (cioè la clausola di mutua difesa della Nato) pur senza l’ingresso di Kiev nell’Alleanza, nonché l’adesione dell’Ucraina all’Ue.
Tuttavia, come sottolineato dal Segretario di Stato Marco Rubio, sui termini concreti di un potenziale accordo di pace c’è ancora molto lavoro da fare. L’obiettivo è un meeting a tre con Trump, Putin e Zelensky allo stesso tavolo, ma non è chiaro quando potrà avvenire.
Atterrando negli States, quest’ultimo ha ribadito che “è la Russia che deve porre fine a questa guerra, che essa stessa ha iniziato”, e che Kiev ha bisogno di garanzie di sicurezza solide e credibili per scoraggiare potenziali aggressioni future. Non come nel 2014, “quando l’Ucraina fu costretta a rinunciare alla Crimea e a parte del nostro est, parte del Donbass”, o come nel 1994, quando fu stipulato il memorandum di Budapest che impegnava Mosca a non attaccare il Paese vicino in cambio della restituzione dell’arsenale nucleare ucraino di epoca sovietica.
Nel weekend, i leader della coalizione dei volenterosi si sono sentiti in videocollegamento con Zelensky per coordinare una posizione comune. Ieri, il presidente ucraino si è recato di persona a Bruxelles per un bilaterale con von der Leyen. “L’Ucraina deve diventare un porcospino d’acciaio”, ha dichiarato il capo dell’esecutivo comunitario, riprendendo una metafora che usa da mesi per evidenziare la necessità di “proteggere sia l’Ucraina sia gli interessi vitali dell’Europa in materia di sicurezza”.
Quanto alle cessioni territoriali, che Zelensky continua ad escludere (almeno pubblicamente), la numero uno del Berlaymont ha rimarcato che “i confini internazionali non possono essere modificati con la forza”, ribadendo per l’ennesima volta che non può essere negoziata la pace in Ucraina senza l’Ucraina. E ha annunciato un 19esimo pacchetto di sanzioni contro la Russia, che la Commissione vorrebbe presentare nel giro di qualche settimana”. (aise)