Il cittadino canadese/ II Canada resta liberale – di Vittorio Giordano


OTTAWA\ aise\ - “Il dado è tratto. Dopo appena 36 giorni di una delle campagne elettorali più brevi della storia canadese, lunedì 28 aprile gli elettori si sono recati alle urne e hanno affidato il governo del Paese al Partito Liberale guidato da Mark Carney. Ma, come già successo nel 2019 e 2021 con Justin Trudeau, sarà un mandato minoritario: niente maggioranza assoluta in Parlamento (non è stata superata la soglia di 172 su 343 seggi). A tradire il Partito Liberale è stato l’Ontario, soprattutto la Grande Toronto e il sud della Provincia, mentre il Québec si è confermato un bacino di voti affidabile”. Così scrive Vittorio Giordano che sul “Cittadino canadese” che dirige a Montreal commenta i risultati elettorali.
“I dati ufficiali non sono ancora definitivi, ma all’una di martedì 29 aprile — a poche ore dalla chiusura dei seggi (alle 21:30 a Montréal) — i principali network televisivi canadesi hanno proclamato che il prossimo sarà un governo di minoranza guidato da Mark Carney. Secondo i risultati parziali, il Partito Liberale conquista 165 seggi, con il 43% del voto popolare. I conservatori si fermano a 147 seggi (41,7%), seguiti dal Bloc Québécois con 23 seggi (7%), dall’NDP con 7 seggi (5,9%) e dal Partito Verde con un solo deputato (1,2%). Rispetto alle elezioni federali del 2021, i liberali fanno pochi passi avanti, i Conservatori crescono ma non abbastanza), crolla l’NDP e tiene il Bloc. Quattro anni fa, i liberali guidati da Justin Trudeau si erano fermati a 160 seggi, mentre i Conservatori ne avevano ottenuti 119, il Bloc 32, l’NDP 25 e i Verdi 2. Addirittura, il leader democratico Jagmeet Singh non è stato rieletto nel suo collegio ed ha annunciato le sue dimissioni da leader.
Anche questa volta, quindi, il Partito Liberale dovrà cercare appoggi esterni per governare. Una vittoria a metà per Mark Carney, eletto deputato nella circoscrizione di Nepean, in Ontario. L’ex Governatore della Banca del Canada occupava già la carica di Primo Ministro ad interim, dopo essersi aggiudicato la corsa alla leadership liberale lo scorso 9 marzo. Ora può celebrare la sua prima vera vittoria (seppure non piena) in un’elezione generale. L’annuncio delle elezioni anticipate era arrivato domenica 23 marzo, quando Carney si era recato a Rideau Hall per chiedere alla Governatrice generale, Mary Simon, lo scioglimento del Parlamento. Si tratta del quarto mandato consecutivo per i liberali, dopo le vittorie del 2015, 2019 e 2021. I Conservatori, invece, non riescono a imporsi dal 2011, quando Stephen Harper si aggiudicò la sua terza elezione consecutiva, dopo i successi del 2006 e del 2008. Uno scenario che, fino a poche settimane fa, sembrava impensabile. Pierre Poilievre, leader conservatore, è rimasto per quasi 2 anni saldamente in testa nei sondaggi, con un vantaggio che pareva incolmabile. Poi è arrivato l’uragano Trump, che ha riscritto le regole del gioco. Le sue dichiarazioni incendiarie sul futuro del Canada hanno spostato l’asse del dibattito, trasformando il voto da un giudizio sull’operato dei liberali a un referendum sulla sovranità economica e identitaria del Paese. Un totale ribaltamento dei rapporti di forza, con i Conservatori che da un vantaggio di oltre 20 punti percentuali si sono ritrovati a dover inseguire il Partito Liberale. Alla fine gli elettori hanno optato per la solidità di un tecnico abituato a gestire crisi globali, hanno puntato sull’esperienza e sulla competenza di un banchiere — ex Governatore della Banca d’Inghilterra e della Banca del Canada — per guidare il Paese in un’epoca di turbolenze internazionali.
Al momento dello scioglimento della Camera dei Comuni, la composizione del Parlamento era la seguente: il Partito Liberale del Canada contava 152 deputati, il Partito Conservatore del Canada 120, il Bloc Québécois 33, il Nuovo Partito Democratico 24 e il Partito Verde del Canada 2 seggi. Vi erano inoltre tre deputati indipendenti e quattro seggi vacanti. Nel 2025, circa 28,5 milioni di canadesi risultavano iscritti nelle liste elettorali, chiamati a eleggere 343 deputati, cinque in più rispetto alle elezioni del 2021, a causa del ridisegno delle circoscrizioni elettorali. I parlamentari, che in assenza di elezioni anticipate resteranno in carica per quattro anni, sono stati eletti con un sistema maggioritario uninominale secco: il candidato che ha ottenuto il maggior numero di voti in ogni singolo collegio elettorale si è aggiudicato il seggio. Questo sistema, che premia il candidato con il maggior consenso nel proprio distretto, continua a dominare il panorama elettorale canadese, determinando un risultato chiaro e diretto per ogni circoscrizione. Un numero record di 7,3 milioni di elettori aveva già votato in anticipo durante il lungo weekend di Pasqua: si tratta di un incremento del 25% rispetto al voto anticipato registrato durante le ultime elezioni, tenutesi nel settembre 2021. Si prevede che il tasso di partecipazione complessivo superi quello delle elezioni del 2021, che si era attestato al 62,6%, con 17,2 milioni di voti espressi su un totale di 27,5 milioni di elettori iscritti.
IL RITRATTO DEL NUOVO PRIMO MINISTRO
Mark Carney è un economista e banchiere canadese con una carriera di prestigio internazionale. Nato a Fort Smith (Territori del Nord-Ovest) nel 1965, ha studiato a Harvard e conseguito un dottorato a Oxford.
Ha lavorato per anni in Goldman Sachs prima di entrare nella Banca del Canada, che ha guidato dal 2008 al 2013, gestendo con abilità la crisi finanziaria globale. Successivamente è diventato il primo non britannico a dirigere la Banca d’Inghilterra (2013–2020), guadagnandosi fama di “banchiere centrale del mondo”. Dopo il ritorno in patria, ha assunto un ruolo da protagonista nel dibattito economico e climatico, anche come inviato ONU per il clima.
Nel 2025 ha guidato il Partito Liberale alla vittoria alle elezioni federali, diventando Primo Ministro del Canada. È noto per il suo approccio sobrio e misurato, unito a una solida competenza tecnica e a una visione pragmatica e centrista.
Carney ha sempre saputo bilanciare il rigore economico con una capacità di adattamento alle dinamiche politiche e sociali, guadagnandosi così la reputazione di leader capace di affrontare le sfide globali con equilibrio e lungimiranza”. (aise)