Il Globo/ Comites di Berlino: la sfida di lavorare per l’integrazione degli italiani – di Raffaella Papa


BERLINO\ aise\ - “Che cosa significa essere italiani a Berlino nel 2025? Quali sono le sfide e le opportunità che una città cosmopolita, ma al tempo stesso complessa, come Berlino si presenta ai migranti italiani? E, soprattutto, come si distingue questa comunità rispetto alle altre presenti in Germania? Sono le domande che emergono analizzando la composizione e la dinamica della comunità italiana nella capitale tedesca, un contesto che, per la sua diversità e instabilità, rappresenta un microcosmo unico nel panorama delle migrazioni italiane”. Per comprendere meglio questa realtà, Raffaella Papa de Il Globo ha intervistato Federico Quadrelli, presidente del Comites di Berlino, sociologo e protagonista attivo nella vita della comunità.
Riportiamo di seguito il testo integrale dell’articolo pubblicato dal giornale bilingue pubblicato in Australia e diretto da Dario Nelli.
“La comunità italiana a Berlino è estremamente eterogenea - afferma Quadrelli -. È composta studenti, artisti, ricercatori, lavoratori del digitale e della gastronomia. Tuttavia, questa varietà rende difficile creare un senso di coesione”.
Infatti, a differenza di città come Wolfsburg o Stoccarda, dove le comunità italiane hanno una tradizione più consolidata e una composizione omogenea, legata per lo più al settore industriale, Berlino si presenta come un terreno di esperienze frammentate e spesso transitorie.
“Questa è una città che attrae soprattutto giovani in cerca di opportunità creative, ma molti di loro si trovano a dover adattare i loro piani iniziali”, aggiunge Quadrelli.
Secondo i dati forniti dal presidente, negli ultimi anni la comunità tricolore ha registrato una forte crescita, passando da meno di 15mila persone nel 2003 a circa 40mila oggi. Tuttavia, questa crescita numerica è accompagnata da una notevole volatilità.
“Berlino ha a che fare con una pluralità di biografie che possono poi essere anche molto insoddisfatte – spiega Quadrelli –. Perché molti arrivano con una narrazione sbagliata dall’Italia e si scontrano con una realtà che spesso non rispecchia i loro sogni. Questo li porta a ripiegare su lavori nel settore della gastronomia o comunque ad affrontare esperienze che non avevano previsto”.
La frammentazione è accentuata anche dal regionalismo. “I legami regionali sono molto forti e spingono molti a cercare supporto all’interno di piccoli gruppi provenienti dalle stesse aree di origine, rimanendo incastrati in circuiti che non erano quelli che volevano”, sottolinea.
Un ulteriore elemento che distingue la comunità italiana di Berlino dalle altre in Germania è la mancanza di una base industriale forte. “In città come Wolfsburg, la migrazione è legata all’industria automobilistica, Volkswagen in particolare, e si presenta come più stabile –osserva Quadrelli –. Mentre a Berlino predominano i settori creativi e le startup, che per loro natura sono più instabili e spesso non garantiscono la stabilità economica necessaria per costruire un percorso a lungo termine”.
Un tema centrale è anche quello dell’integrazione, ostacolata in gran parte dalla barriera linguistica. “Il tedesco è una lingua complessa e molti italiani non riescono mai a padroneggiarla”, sottolinea Quadrelli. Questa difficoltà limita l’accesso a lavori qualificati, confinando molti in settori dove si può utilizzare solo l’italiano o un inglese di base.
“Io stesso ho dovuto tornare all’università per conseguire una seconda laurea e migliorare il mio tedesco. È stato un percorso impegnativo, ma fondamentale per integrarmi meglio”, aggiunge.
Consapevole di queste difficoltà, il Comites di Berlino ha promosso diverse iniziative per supportare la comunità italiana. Tra queste spiccano la traduzione di materiali informativi in italiano per facilitare l’accesso a servizi essenziali e la collaborazione con la Camera di Commercio tedesca per produrre un flyer informativo sui corsi di formazione professionale. “Abbiamo anche organizzato eventi formativi dedicati a educatori e insegnanti, per condividere pratiche innovative sull’inclusione scolastica”, evidenzia Quadrelli.
Inoltre, il Comites lavora attivamente per promuovere la cultura italiana come strumento di integrazione e dialogo interculturale. “L’arte, la musica e il cibo italiani sono molto apprezzati dai tedeschi, ma è importante che non diventino un motivo di isolamento culturale”, avverte.
Guardando al futuro, il Comites punta a rafforzare le reti di supporto tra le diverse comunità italiane, includendo anche quelle meno rappresentate delle regioni dell’ex Germania Est. “Vogliamo offrire nuove opportunità di emancipazione professionale e personale, promuovendo al contempo la lingua e la cultura italiane come strumenti per costruire una società più inclusiva”, afferma Quadrelli.
Tra gli obiettivi specifici, il Comites mira a facilitare l’accesso ai corsi di formazione professionale attraverso collaborazioni con istituzioni locali e a rafforzare i progetti di inclusione scolastica per bambini italiani nelle scuole tedesche.
“Stiamo lavorando anche per creare momenti di incontro culturale che coinvolgano sia italiani che tedeschi, come festival e workshop tematici”, aggiunge. Il suo obiettivo è chiaro: “Creare un ponte tra gli italiani e la società tedesca, aiutandoli non solo a integrarsi, ma anche a valorizzare il loro potenziale”. (aise)