Il messaggero di Sant’Antonio/ Italiano che passione! – di Laura Napoletano


PADOVA\ aise\ - ““Sono arrivata in Danimarca quasi dieci anni fa perché sia io che mio marito Pietro Cau avevamo perso il lavoro in Italia, e le prospettive di carriera per lui, ingegnere, erano decisamente buone qui. Io, laureata in Lettere e filosofia, con un dottorato in Scienze dei sistemi culturali, avrei dovuto reinventarmi e non temevo la sfida. Il primo impatto è stato un vento fresco di libertà (era luglio): avevamo appena concluso un’esperienza molto positiva in Medio Oriente, ma Copenhagen è sicura, multietnica, rispettosa delle culture e di quelle che noi definiamo stranezze, purché non ledano la comunità”. A raccontare la sua esperienza è Emma Fenu, nata ad Alghero (Sassari), ma residente a Vordingborg nella regione della Zelanda, a 100 km da Copenhagen”. Ne scrive Laura Napoletano sul “Messaggero di Sant’Antonio – edizione per l’estero” di marzo.
“Dedica tutto il suo tempo libero alla passione per la cultura, sia come autrice sia come curatrice di portali dedicati alla letteratura al femminile. Scrive ed è appassionata di storia e letteratura delle donne.
Insegna scrittura creativa, e ama fare ricerche sulle antiche leggende della sua Sardegna.
“In molti dei miei seminari, percorrendo i millenni che conducono fino ai nostri giorni, mi occupo dell’imposizione del silenzio come forma di violenza. Si tratta di una violenza subdola di cui sono vittime soprattutto le donne e le bambine che per secoli furono relegate a casa, senza possibilità di istruirsi, di avere opinioni, di votare, di compiere libere scelte. Oggi le cose sono cambiate, lo dobbiamo a chi ha lottato prima di noi, donandoci diritti che diamo per scontati. Eppure, il termine e il conseguente dramma del femminicidio è contemporaneo: ci riguarda, si svolge negli appartamenti accanto ai nostri. Il silenzio è complicità. Diamo voce alle donne. Prendiamo voce”.
Emma lavora per circa tre mesi all’anno in Italia, e viaggia spesso in tutta la penisola, conservando rapporti stretti con i familiari, e coniugando il lavo ro con la felicità di poter incontrare persone amiche. “Le mie radici italiane sono molto forti e lo saranno per sempre, anche perché mi occupo di storia e letteratura delle donne nel mondo, ma con un’attenzione specifica per l’Italia. Leggo e scrivo per lavoro nella mia lingua madre e ho sposato un connazionale: quindi parliamo italiano e coltiviamo le nostre tradizioni senza chiuderci verso altre, danesi e non, in un mix tutto nostro di apporti culturali, tipico degli espatriati. In Danimarca ci sono molte associazioni di italiani, anche di sardi, nel nostro caso specifico: un Centro Dante Alighieri e un Istituto di Cultura, oltre alle varie altre proposte di aggregazione di gruppi vari”.
“Credo che, anche con la collaborazione dell’Ambasciata, molto propensa a sostenere tali attività, ci sia ancora un potenziale enorme non valorizzato a sufficienza come in altre nazioni, fra cui la vicina Germania. Ci sono eventi, concerti, corsi di italiano, ma si potrebbe incentivare il contributo dei singoli, promuovendo più iniziative sul territorio, facendo leva non soltanto sulla diffusione della nostra cultura nel mondo, ma anche sulla creazione di un’identità di gruppo tramite l’uso della nostra lingua, sulla partecipazione a eventi letterari, artistici e teatrali in seno a una comunità attiva e coadiuvata da un supporto economico”.
Emma collabora anche con “Il Ponte”, una rivista che da molti anni unisce gli italiani in Danimarca alla comunità che li ospita, cercando spunti di riflessione e punti di contatto tra le due culture.
“Sono nata e cresciuta in Italia: l’identità mi scorre nel sangue e non è un ostacolo alla consapevolezza del valore della differenza. Proprio perché so da dove vengo e chi sono, mi sento pronta ad accogliere l’altro e a rispettarlo””. (aise)