La voce di New York/ Trump dice “odio i miei oppositori” nell’ultimo omaggio a Charlie Kirk – di Paolo Cordova e Federica Farina


NEW YORK\ aise\ - “Migliaia di persone in rosso, bianco e blu hanno riempito fino all’ultimo posto lo State Farm Stadium, casa dei Cardinals della NFL a Glendale, Arizona, trasformato per un giorno in un’enorme chiesa evangelica. Lì, davanti a 63.400 spettatori e a un apparato di sicurezza da Super Bowl, il presidente Donald Trump e i volti più noti del movimento “Make America Great Again” hanno reso omaggio a Charlie Kirk, l’attivista conservatore ucciso a 31 anni lo scorso 10 settembre durante un comizio nello Utah”. Ne scrivono Paolo Cordova e Federica Farina su “La voce di New York”, quotidiano online diretto da Giampaolo Pioli.
“Trump ha tenuto un discorso in bilico fra comizio elettorale e orazione funebre. Kirk, ha anche detto “non odiava i suoi oppositori, voleva il meglio per loro”, e poi, dirazzando dal discorso scritto, ha aggiunto “E in questo non ero d’accordo con Charlie. Io odio i miei oppositori e non voglio il meglio per loro, mi dispiace”.
Kirk, fondatore e anima di Turning Point USA, era considerato da Trump uno degli artefici decisivi della vittoria del 2024. La sua morte, avvenuta sotto i colpi di pistola di un 22enne ora incriminato con l’accusa di omicidio aggravato, ha aperto un accesissimo dibattito sulla violenza politica e sui limiti della libertà di espressione.
“Oggi l’America è una nazione in lutto, una nazione sotto shock e una nazione in lutto”, ha detto anche Trump, definendo Charlie Kirk “un eroe americano e una delle luci più brillanti del nostro tempo”. “È morto per ciò che era giusto per la nostra nazione”, ha aggiunto. “Il nostro più grande evangelista della libertà è diventato immortale”.
Fra i momento clou, quello in cui la vedova di Charlie Kirk Erika, tutta vestita di bianco, ha raggiunto Trump sul palco. La moglie dell’attivista ha raccontato il dolore provato nell’ospedale il giorno dell’omicidio, vedendo il corpo del marito, e ha detto che perdona il presunto assassino: “Lo perdono perché è quello che ha fatto Cristo. La risposta all’odio non è altro odio”. La donna ha inoltre promesso di portare avanti l’eredità del marito assumendo la guida dell’organizzazione Turning Point USA. Profondamente conservatrice (“sono un moderato rispetto a mia moglie”, aveva detto più volte Kirk), la vedova può raggiungere col suo messaggio le giovani donne d’America. Sul suo ruolo nutrono grandi speranze i cristiani americani per rilanciare l’idea di famiglia dopo che Erika e Charlie hanno reso ‘cool’ il matrimonio, i figli e l’idea di una donna concentrata a essere madre.
Sul palco prima di Trump si erano alternati ministri, fedelissimi del presidente e predicatori evangelici. Il vice presidente JD Vance e vari membri dell’amministrazione GOP hanno preso posto dietro un vetro antiproiettile, mentre la musica delle band cristiane annunciava l’inizio della cerimonia.
“Pensavate di poter uccidere Charlie Kirk? Lo avete reso immortale”, ha tuonato Stephen Miller, vice capo di gabinetto della Casa Bianca, tra le ovazioni. “Non avete idea del drago che avete risvegliato, non avete idea di quanto siamo determinati a salvare questa civiltà, l’Occidente, questa Repubblica”.
Toni più pacati ma altrettanto netti da Susie Wiles, capo di gabinetto: “Charlie ha creato l’esercito giovanile che ha deciso le elezioni del 2024. La sua forza era portare i ragazzi dentro questa casa comune. Ora tocca a noi custodirla”.
Il segretario alla Difesa Pete Hegseth lo ha descritto come “un guerriero per il Paese e per Cristo”, aggiungendo che “è morto come ha vissuto, dicendo la verità”. E il responsabile della Sanità, Robert F. Kennedy Jr., figlio del senatore assassinato nel 1968, si è spinto a paragonarlo direttamente a Gesù: “Cristo morì a 33 anni cambiando la storia. Charlie se n’è andato a 31, ma anche lui ha mutato il corso degli eventi”.
Jack Posobiec, volto dell’alt-right, lo ha definito “fratello e comandante”, mentre Sergio Gor, stretto collaboratore di Trump nominato ambasciatore in India, ha ricordato i viaggi con lui e Donald Trump Jr. “Charlie era tutto Trump – ha detto – sempre pronto a realizzare ogni progetto”.
In molti hanno passato la notte in fila per entrare nello stadio, sede anche della sede centrale di Turning Point. L’impianto è stato blindato: controlli serrati agli ingressi e un’atmosfera quasi da evento bellico. All’interno, tra bandiere e cartelli, la folla ha accolto con entusiasmo i messaggi più infuocati e ha ascoltato in silenzio quelli più intimi.
“Charlie vedeva la politica come una corsia di accesso a Gesù”, ha detto il suo pastore, Rob McCoy. Un’altra relatrice, Tulsi Gabbard, oggi direttrice dell’intelligence nazionale, lo ha ricordato così: “Sapeva smascherare l’ignoranza, tagliare le menzogne, risvegliare le coscienze”.
La platea, composta in gran parte da giovani militanti, è apparsa pronta a trasformare il lutto in mobilitazione. “Meritava che venissimo fin qui”, ha spiegato Crystal Herman, arrivata dal Missouri.
La Casa Bianca ha reagito alla morte di Kirk con una campagna contro chi ne ha deriso o celebrato l’assassinio. Dalle redazioni giornalistiche agli show televisivi, decine di persone hanno perso incarichi o subito sospensioni. Trump ha accusato “la sinistra radicale” e promesso ritorsioni contro fondazioni e gruppi progressisti.
Il segretario di Stato Marco Rubio ha parlato apertamente di “assassinio politico”, annunciando che il Dipartimento negherà visti a chiunque “esulti per la morte di un leader americano”. Una misura dal fondamento giuridico incerto, che ha subito acceso la discussione sul Primo Emendamento.
Nonostante le critiche che in passato lo hanno bollato come razzista, misogino o transfobico, Kirk ha di fatto reso Turning Point una macchina milionaria con ramificazioni in tutto il Paese e oltre i confini. Domenica anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni lo ha ricordato in un comizio a Roma: “Era efficace perché convinto delle sue idee, eppure non smetteva mai di sorridere e rispettare l’interlocutore”.
Alcuni oratori hanno insistito sul ruolo diplomatico che Kirk svolgeva dietro le quinte. Rimase ad esempio in contatto con Elon Musk anche dopo la rottura con Trump, e dissuadeva il primo dal colpire frontalmente l’agenda del presidente. Lo stesso Musk, seduto accanto a Trump e a Dana White durante la cerimonia, ha ascoltato in silenzio, prima di allontanarsi dopo gli interventi dei ministri.
Per l’omicidio dell’attivista è stato incriminato Tyler Robinson, 22 anni, che rischia la pena di morte ma che Tyler Kirk ha voluto “perdonare” proprio sul palco di Phoenix. Secondo l’accusa, poco dopo la sparatoria avrebbe scritto alla compagna di essere “stanco dell’odio di Kirk”. Finora non è emerso un movente politico organico, ma l’inchiesta resta aperta”. (aise)