La voce di New York/ Ucraina, oggi il vertice Usa-Russia a Ryad mentre l’Europa temporeggia – di Alessandra Quattrocchi

NEW YORK\ aise\ - “È oggi, a Ryad: gli Stati Uniti incontrano la Russia a livello di ministri degli esteri per discutere della pace in Ucraina – senza l’Ucraina e senza gli ‘alleati’ europei. Non è un caso che l’incontro con la Russia si tenga in Arabia Saudita, perché la sorte dell’Ucraina e quella della Palestina sembrano entrambe nella mente di Trump faccende di fastidiosi attaccabrighe da sbrigare al più presto spalleggiando il più forte dei contendenti, e con il massimo possibile vantaggio economico per gli Stati Uniti”. Così scrive Alessandra Quattrocchi su “La voce di New York”, quotidiano online diretto da Giampaolo Pioli.
“Riuniti d’urgenza ieri a Parigi per decidere che fare, gli europei da parte loro non hanno trovato una posizione comune. Almeno, non abbastanza da emettere un comunicato congiunto. Tutti dicono che l’Ucraina “non sarà abbandonata”, ma ci sono evidenti spaccature soprattutto sul tema di inviare soldati a sorvegliare un eventuale accordo di pace in territorio ucraino – e sul tema dell’aumento delle spese per la difesa.
All’uscita ha parlato alla stampa solo il cancelliere tedesco Olaf Scholz (che è in campagna elettorale: si vota domenica prossima in Germania). Gli altri, hanno affidato ai social le loro reazioni. “Nessun diktat può essere imposto all’Ucraina” ha detto Scholz. “Siamo lieti che si parli di un accordo di pace, ma per noi è chiaro che questo non può essere un diktat”, all’Ucraina va consentito di difendersi, di continuare il cammino per l’ingresso nell’Unione Europea e di avere un esercito forte. Queste, ha detto, sono “condizioni non negoziabili” (con chi, però?). Scholz è anche tornato sull’idea di riformare le regole del patto di stabilità dell’UE, suggerendo che qualsiasi spesa superiore al 2% del PIL per la difesa (si parla di arrivare fino al 5%) dovrebbe essere conteggiata a parte.
Il cancelliere tedesco inoltre ha ribadito che ogni discussione sull’idea di dispiegare truppe europee in Ucraina come parte di una forza di pace è prematura, anzi “altamente inappropriata” perché anticipa i colloqui di pace. Comunque, “non ci possono essere fratture tra Europa e Stati Uniti sulla sicurezza”, e ha sottolineato l’importanza dell’alleanza Nato.
“L’Ucraina merita una pace ottenuta grazie alla forza”, dice la presidente della commissione europea Ursula von der Leyen, invocando un “aumento della difesa in Europa”. E diffonde la foto simbolo dell’incontro: undici leader che discutono intorno a un tavolo. Troppi per funzionare? La “riunione informale” di Parigi convocata dal francese Macron ha cristallizzato, invece che appianato, le differenze.
Prevedibilmente contraria a infastidire la Casa Bianca è stata la premier Italiana Giorgia Meloni, secondo cui inviare truppe in Ucraina sarebbe una “soluzione inefficace”, e comunque le discussioni di Parigi non vanno interpretate come un “fronte anti-Trump”.
Partecipava un gruppo eterogeneo, quelli che Macron ha ritenuto importanti, né solo Ue (c’era anche il britannico Keir Starmer) né tutti gli Stati Ue (solo i membri più popolosi e forti o geograficamente vicini all’Ucraina, per quanto non ci fossero i tre paesi baltici). I capi di Stato e di governo di Germania, Regno Unito, Polonia, Spagna, Paesi Bassi e Danimarca, Italia, il segretario generale della Nato Mark Rutte, il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen.
Dall’altra parte, oggi a Ryad si vedono i rappresentanti di un presidente più che spregiudicato e aggressivo nelle sue strategie, e di un dittatore senza scrupoli.
Il 24 febbraio, fra pochi giorni, l’invasione russa dell’Ucraina segnerà il suo terzo anniversario. Tre anni di guerra durissima. Il segretario di Stato Marco Rubio è accompagnato a Ryad dal consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz e dall’inviato speciale di Donald Trump per il Medio Oriente, l’investitore Steve Witkoff, l’uomo chiave, quello che ha la fiducia di Trump e l’incarico di portare avanti le trattative in suo nome. Parlando al programma Sunday Morning Futures di Fox News il miliardario avvocato immobiliarista non ha risposto direttamente alla domanda se l’Ucraina dovrà cedere una “porzione significativa” del suo territorio. “Questi sono dettagli, e non li ignoro, sono importanti. Ma credo che l’inizio sia la costruzione della fiducia. Si tratta di far capire a tutti che questa guerra non deve continuare, che deve finire. Questo è ciò che il Presidente ci ha ordinato di fare”, ha detto Witkoff.
Ripercorriamo gli ultimi giorni convulsi e quello che hanno dimostrato della considerazione in cui oggi Washington tiene l’Europa – a parte cercare di costringerla a farsi carico del finanziamento della Nato.
Il 12 febbraio, la telefonata fra Trump e il presidente russo Putin, un’ora e mezza che ha interrotto la politica di isolamento verso il Cremlino. Nel weekend scorso, la conferenza di Monaco sulla sicurezza che ha visto il vicepresidente Usa JD Vance tenere un discorso virulento che ha attaccato l’UE; poi incontrare il presidente ucraino Volodymyr Zelensky (da cui ha cercato anche di ottenere accesso per i giacimenti di minerali rari in Ucraina), e poi la leader dell’estrema destra tedesca, Alice Weidel – quell’AfD che secondo il super consigliere Elon Musk è “l’unica speranza per la Germania”, anche se il suo partito a tinte neonazi è considerato irricevibile dagli altri partiti tedeschi.
L’inviato speciale di Trump per l’Ucraina, Keith Kellogg, non ha avuto peli sulla lingua: ha dichiarato che non è realistico che i leader europei siano coinvolti. “Può essere come il gesso sulla lavagna, può irritare un po’, ma vi sto parlando onestamente”, ha detto Kellogg a Monaco.
Dal Cremlino il ministro degli Esteri di Mosca Sergei Lavrov ha detto la Russia non intende lasciare nessuno dei territori occupati in Ucraina: “Nei negoziati per l’accordo non si può nemmeno pensare di cedere alcuni territori. Dovremmo cederli con la gente? Con la popolazione russa o senza nessuno? Solo con i metalli rari?”, ha detto. Quanto all’Europa, Lavrov ha affermato che “se hanno intenzione di snocciolare idee subdole sul “congelamento del conflitto”… allora perché invitarli lì?””. (aise)