MalindiKenya.net/ La bellezza del mercato contadino “italiano” in Kenya - di Freddie del Curatolo


MALINDI\ aise\ - “Essere “avanti” con i tempi, la civilizzazione, gli errori…servirà a qualcosa? Come il padre che ha fumato per una vita e ne paga le conseguenze e si raccomanda con il figlio di non emularlo o, quanto meno, di limitarsi. Così la vecchia Europa, ed in particolare l’Italia che è ciò di cui ci occupiamo, insieme al “nostro” Kenya, avrebbe molto da insegnare ad un continente che, sotto tanti aspetti, rappresenta il futuro di questo pianeta. L’istinto di molti è quello di approfittarne bellamente senza preoccuparsi se faranno la stessa fine di chi per raggiungere la modernità, il cosiddetto benessere, le conquiste sociali ed economiche, si è piano piano autoridotto, autoinquinato, ipertassato e via dicendo, arranca in una società sempre più ostica”. Così scrive Freddie del Curatolo che su malindikenya.net racconta l’inaugurazione dell’iniziativa di Coldiretti in Kenya.
“Per fortuna c’è anche chi invece pensa ad un nuovo modello di vita, di etica, che con i tempi che ci siamo dati deve avere per forza un riscontro in dobloni, ma almeno ci fa vivere bene. E se questo modello riesce a portarlo laddove certe cose devono ancora nascere e dove non tutto è compromesso, si riscopre la bellezza del “cominciare” che è sempre più intrigante ed appagante del “ricominciare” se non del “rimediare”.
La premessa è per plaudere all’iniziativa di Coldiretti e della Fondazione Campagna Amica, finanziata dal Ministero degli Esteri italiano, che ha portato per la prima volta in Kenya la logica dei “mercati contadini”, dove gli agricoltori, le piccole aziende fatte da keniani con i crismi della sostenibilità e con criteri più naturali possibili, hanno un loro spazio nelle città e cittadine di un Paese in velocissima trasformazione (e di conseguenza urbanizzazione) e possono vendere i loro prodotti senza i passaggi della grande distribuzione, senza intermediari e altri trucchi.
Chi conosce davvero il Kenya, e non in maniera superficiale, non può ribattere che questo già avviene, perché i mercati dove ancora chi coltiva o produce qualcosa espone la “sua” merce, sono solo nelle aree rurali. I mercati colorati che spesso i turisti frequentano, con le belle donne sorridenti che vendono frutta tropicale, non commerciano materie prime prodotte da chi vi lavora, ma da proprietari terrieri (sulla costa, soprattutto swahili, arabi o indiani, a nord gli stessi keniani latifondisti e abbienti) di cui chi sta alla bancarella è solo il dipendente, o l’acquirente con uno scarto davvero minimo di guadagno.
Invogliare invece le piccole comunità locali a produrre dai loro campi, ad ingegnarsi per coltivare non solo verdure tradizionali ma ad esempio funghi, edamame, taccole (come abbiamo trovato al mercato allestito da Coldiretti a Nairobi) e a produrre miele, formaggi, caffè, non solo insegna che la terra è ancora la più grande e naturale risorsa che abbiamo, ma che ci riporta al naturale senso della vita, che è semplicità, sintonia, armonia.
Il mercato settimanale dei contadini che dalla campagna arriveranno ogni sabato in città per vendere i loro prodotti, riscopre tutto questo, in mezzo al rombo di motori inevitabili, allo squittire di telefonini inspegnibili, allo sbuffo chimico di smog che la vegetazione africana soffre ogni giorno di più.
I mercati riportano al rapporto diretto con chi attraverso i suoi prodotti ha storie da raccontare e le abbina al gusto, alla qualità, al piacere di esporli in maniera attraente.
L’agricoltura, uno dei punti forti dell’economia keniana, è sempre più al centro delle iniziative del nostro Paese e quest’asse può solo portare benefici reciproci. Anche per questo si parla di “cultura turistica” dell’agricoltura, concetto che non dispiace neanche al Piano Mattei per l'Africa.
“Porterò a casa tantissimo da questa esperienza – racconta a malindikenya.net la presidente di Terranostra, Dominga Cotarella – a partire dai volti sorridenti di queste persone che abbracciano un modello sostenibile in mezzo a tante difficoltà della loro vita, con ottimismo ed entusiasmo e ci regalano bellezza. Qui i mercati contadini non sono solo un fatto commerciale, ma arte e bellezza. E hanno tanto da insegnare anche ai nostri giovani e a chi crede in un futuro migliore, per noi e per la nostra Terra”.
Siamo assolutamente d’accordo, ringraziamo ed ogni sabato celebreremo”. (aise)