Messaggero di Sant’Antonio/ Casa Italia a Edimburgo – di Lichena Bertinato


PADOVA\ aise\ - “Italy House è il nuovo punto di riferimento per i tanti connazionali residenti a Edimburgo, la capitale della Scozia. L’apertura della nuova sede del Consolato e dell’Istituto Italiano di Cultura al 20-22 di East London Street, risponde all’aumento della domanda dei servizi consolari, dovuta alla crescita della presenza italiana sul territorio”. Ne scrive Lichena Bertinato sul “Messaggero di Sant’Antonio – edizione per l’estero” di maggio.
“Sono infatti oltre 27mila gli iscritti all’Aire (Anagrafe degli italiani residenti all’estero) tra Scozia e Irlanda del Nord. Oltre il 30% dei connazionali residenti in Scozia vive nella capitale. La comunità italiana è terza solo dietro a Polonia e Romania. Il Consolato e l’IIC sono il fulcro della presenza italiana in città, e giocano un ruolo vitale di assistenza, di integrazione e di promozione della nostra cultura.
L’edificio, che si presenta come un mix di tradizione ed eleganza contemporanea, offre uno spazio moderno per i servizi ai cittadini (passaporti, anagrafe, ecc.) nonché per la diffusione della nostra cultura con mostre, eventi culturali e corsi di lingua italiana. Uno spazio funzionale che riflette il calore e il dinamismo della nostra cultura, e che diventa ponte per scambi e relazioni tra il nostro Paese e quello ospitante.
Un legame, quello tra Italia e Scozia, che affonda le radici nella prima fase della migrazione italiana di fine Ottocento. Intorno al 1905 circa, 5mila persone vivevano in Scozia, quasi un quinto degli italiani nel Regno Unito. Si occupavano principalmente di ristorazione, con bar e pasticcerie, e si facevano apprezzare soprattutto come gelatai e venditori di fish&chips. Come per tutti i migranti, il processo di integrazione non fu senza difficoltà, ma quello italiano in Scozia è uno dei primi e migliori esempi.
Le cose divennero più difficili durante la Seconda guerra mondiale, in particolare dopo la dichiarazione di guerra di Mussolini alla Gran Bretagna, che aprì forse la pagina più triste della storia degli italiani nel Regno Unito. Ci furono ripercussioni immediate per i nostri connazionali residenti in questo Paese. Fu il periodo della politica britannica del Collar the lot di Churchill che mise letteralmente «al guinzaglio» tutti gli italiani e i tedeschi sospettati di essere i nemici interni, confinandoli nei campi di internamento.
Oggi dalle Orcadi fino a Edimburgo il legame con l’Italia rimane forte. Per il turismo o per una scelta più radicale di vita, sono molti gli italiani che decidono di trasferirsi qui. Tanti i giovani che trovano posto nella ristorazione, ma anche molti giovani qualificati e con famiglie al seguito, che trovano lavoro come accademici nelle università o come medici o infermieri per l’NHS, la sanità pubblica.
Rispetto a Londra, metropoli frenetica e competitiva dove si rischia di diventare anonimi e di perdersi, Edimburgo offre infatti ancora una dimensione lavorativa più umana e vivibile”. (aise)