Bruxelles: la Cattolica di Milano in Ambasciata per parlare di cultura della sicurezza – di Alessandro Butticé

BRUXELLES\ aise\ – L’Università Cattolica di Milano ha tenuto ieri, 11 aprile, un incontro presso la Residenza dell’Ambasciatore italiano a Bruxelles, Federica Favi, sulla “Rilevanza della cultura per la sicurezza”. Il focus della riflessione è stato posto sul valore cruciale, e sempre più attuale, dell’asset della cultura per la sicurezza nelle Relazioni Internazionali e, nello specifico, per la politica estera dell’Unione Europea.
Di fronte ad un numeroso pubblico, composto anche di molti alumni dell’Università in servizio presso le istituzioni Ue e grosse aziende operanti in Belgio, sono intervenuti il Rettore dell’Ateneo Franco Anelli, Federica Olivares (Fondatore e Direttore del Programma Internazionale di Diplomazia Pubblica e Culturale per le Relazioni Internazionali dell’Università Cattolica), Francesco Bestagno (Consigliere giuridico presso la Rappresentanza d’Italia presso l’Unione europea) e Fabio Rugge (Rappresentante Permanente Aggiunto presso la Rappresentanza d’Italia presso il Consiglio Atlantico nonché Alumnus dell’Ateneo).
I lavori sono stati aperti dalla padrona di casa, l’Ambasciatore d’Italia in Belgio, Federica Favi, che ha sottolineato quanto la cultura in generale sia il collante principale della realtà europea. Campo nella quale l’Italia gioca da sempre un suo ruolo chiava, in Europa e nel mondo.
Il ruolo di impatto che la cultura e la diplomazia culturale possono svolgere nella prevenzione dei conflitti e nella ricerca della sicurezza e dello sviluppo sostenibile in questi tempi difficili è stato il punto di forza degli interventi della Professoressa Olivares, che ha moderato la discussione. Secondo l’illustre docente, la dimensione culturale della sicurezza è sempre stata centrale nel post-Guerra Fredda, ma è diventata prominente a partire dalla fine degli anni Ottanta, comportando una riconfigurazione del campo della sicurezza da fattori materiali e militari verso forme culturali e simboliche di distinzione e influenza globale.
Da una prospettiva sistemica, secondo Olivares, il presupposto è che una società internazionale sarà stabile e sostenibile solo finché i suoi membri concorderanno su un insieme di valori di base, che guidano le loro azioni. Dove la cultura agisce come una cinghia di trasmissione che propaga la resilienza in tempi di crisi, e come stabilizzatore nelle relazioni internazionali.
In questo contesto, per liberare la rilevanza della cultura per la sicurezza e tradurla in politiche e azioni d'impatto, cinque priorità appaiono più urgenti: garantire il diritto alla cultura come componente intrinseca dei diritti umani e della sostenibilità, la sicurezza reputazionale, la diplomazia della diaspora; la diplomazia dello sport, e gli artisti come agenti di cambiamento cruciali nell'immaginario globale del nostro futuro.
Il Consigliere giuridico della Rappresentanza Permanente d’Italia presso l’Ue, Francesco Bestagno, che è anche professore ordinario di Diritto Ue all’università Cattolica, ha posto in evidenza come nella Ue si valorizzi “sia la diversità culturale e linguistica sia il retaggio culturale comune europeo. L'accettazione delle varie culture che caratterizza l'Ua al suo interno deve quindi ispirare anche le relazioni internazionali dell'Ue e il suo approccio allo sviluppo basato anche su valori immateriali come la cultura”.
Ed anche in questo contesto è chiave il ruolo che può e deve svolgere l’Italia che, va ricordato a titolo di esempio, dispone di un proprio esperto nazionale distaccato presso la Direzione Generale Educazione e Cultura della Commissione europea, attualmente in corso di rinnovo, attualmente ricoperto da una funzionaria della Regione Toscana molto apprezzata anche dalle reti culturali italiane e non che ruotano attorno alle istituzioni Ue.
Ma sarà capace l’Italia di evitare che tale posto possa essere perso, e magari ricoperto da altri Paesi a causa dell’inerzia amministrativa che alcuni denunciano, a Bruxelles, da parte di alcune regioni italiane che sembrano, contro tendenza, disimpegnarsi sul piano europeo? Anche per l’inspiegabile nomina di dirigenti dei propri uffici di rappresentanza presso l’Ue che mantengono la loro sede nel capoluogo regionale (come ad esempio le regioni Toscana e Lazio), e non invece, come dovrebbe, a Bruxelles (pratica seguita da altre regioni come il Veneto e la Lombardia, con visibile differenza di risultati)?
Il panel è stato chiuso dal Rappresentante Permanente aggiunto presso il Consiglio Atlantico, Fabio Rugge, ex allievo dell’Università Cattolica, che ha delineato un quadro chiaro delle politiche Nato in materia, per una sicurezza che sia anche sinonimo di mantenimento della pace. Pur nella consapevolezza che per proteggere la pace bisogna sapersi sempre preparare alla guerra. (alessandro butticè\aise)