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ROMA – focus/aise - Nello spirito di promuovere l’International Astronautical Congress 2024 che si terrà a Milano dal 14 al 18 ottobre prossimi, è giunta nelle Scuderie dell’Ambasciata d’Italia a Praga la mostra “The Italian Spaceway”, realizzata dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI) e dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), con il contributo dell’Italian Trade & Investment Agency Agenzia (ICE).
L’esposizione, che racconta brevemente alcune delle tappe cruciali che hanno permesso al nostro Paese di essere tra i pochi al mondo a coprire tutta la catena del valore spazio, resterà aperta al pubblico fino al 27 settembre e sarà visitabile dal lunedì al venerdì, tra le 12.00 e le 14.00, previa prenotazione su eventbrite.
Negli anni in cui l'America veniva scoperta dall'italiano Cristoforo Colombo, un altro italiano, Leonardo da Vinci, scriveva a Firenze il Codice sul volo degli uccelli in cui immaginava congegni che permettessero all'uomo di staccarsi dal suolo e viaggiare in aria. Era l'epoca in cui lo studioso Domenico Maria Novara prendeva sotto le sue ali il giovane polacco Mikolaj Koperik (Niccolò Copernico) che cominciò a Ferrara le osservazioni astronomiche. Passarono appena cent'anni perché Galileo Galilei presentasse a Venezia il primo telescopio puntato verso il cielo, che allargò gli orizzonti dell'universo.
Lo spazio da allora venne studiato e guardato con strumenti di precisione che permisero di capirlo, di decifrarlo e di misurarlo meglio.
Perfino i marziani hanno radici italiane: entrarono nell'immaginario mondiale nel 1877, quando Giovanni Schiaparelli, dall'osservatorio milanese di Brera, vide su Marte dei segni che fecero pensare a vie di comunicazione costruite da qualcuno.
In quegli anni di missioni pionieristiche, un cantante italiano, Domenico Modugno, portava il mondo nel blu dipinto di blu facendogli intonare "volareee, oh, oh" e nella valle del Fucino si costruiva uno dei primi e più grandi
centri di ricezione satellitare. Sono state quelle parabole a trasmettere in mondo visione dall'Abruzzo l'allunaggio degli astronauti e la visita di Papa Paolo VI in Uganda.
Da allora, sessant'anni di crescita sempre più veloce, di alta specializzazione, di tecnologie d'avanguardia, di astronauti in prima fila. Interi moduli della Stazione Spaziale Internazionale sono stati realizzati da imprese italiane, come innumerevoli sono i congegni e la componentistica spaziale Made in Italy. Nei sofisticati macchinari che viaggiano tra i pianeti, intercettano asteroidi o si muovono su Marte è frequentissimo trovare l'Italia, a dimostrazione che, con la sua inventiva e il suo know-how, il Paese ha saputo farsi... spazio.
Questo guardare lontano è diventato sempre più un modo per guardare a quel che di ineguagliabile abbiamo vicino: la Terra. Sul solco di un secolare approccio umanistico che ha contraddistinto tutti i campi della scienza italica, la ricerca in campo spaziale vuole essere, ora più che mai, al servizio del Pianeta, dei suoi equilibri naturali e della civiltà. Affinché le nostre missioni lassù ci tornino utili quaggiù.
Si è svolto nei giorni scorsi, presso l'Ambasciata d’Italia in Brasile, in collaborazione con Universitas Mercatorum, l’“Incontro Italo-Brasiliano sul Diritto del Lavoro”, un seminario che ha riunito giuslavoristi brasiliani e italiani che hanno riflettuto sul ruolo dei sindacati nella democrazia e hanno reso omaggio al professor Giancarlo Perone.
Il Ministro Mauricio Godinho Delgado, del Tribunale Superiore del Lavoro del Brasile (TST), direttore della Scuola Nazionale per la Formazione e il Miglioramento dei Magistrati del Lavoro (ENAMAT), è intervenuto all'evento.
Nella stessa data il direttore dell'ENAMAT ha firmato un accordo con il rettore dell'Università Tor Vergata.
Ha iniziato pochi giorni fa il suo mandato a Melbourne Chiara Mauri, nuova console generale d’Italia nello Stato australiano del Victoria.
Laureatasi in Relazioni Internazionali presso l’Università Statale di Milano, con specializzazione in studi diplomatici frequentando il Master in Diplomacy presso l’Istituto Italiano per gli Studi di Politica Internazionale di Milano, Chiara Mauri è entrata nel 2010 in carriera diplomatica, occupandosi inizialmente dell’organizzazione delle visite all’estero del Presidente della Repubblica italiana e delle visite di Stato in Italia di Capi di Stato stranieri.
Assegnata all’Ambasciata d’Italia a Yangon a partire dal dicembre 2012, ricopre qui le funzioni di vice capo missione, occupandosi dei rapporti politici, economici e culturali con il Myanmar, nel momento del primo tentativo di transizione democratica del Paese e di apertura al mercato internazionale.
All’Ambasciata d’Italia a Rabat, dal giugno 2016 ricopre il ruolo di capo Ufficio Commerciale. È incaricata di curare i rapporti economici e commerciali tra Italia e Marocco e tra Italia e Mauritania, con il compito di sostenere gli investimenti e gli interessi delle aziende italiane in tali Paesi.
Rientrata alla sede centrale del Ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale nel dicembre 2020, è dapprima alla Direzione Generale per la Promozione del Sistema Paese, con il compito di sostenere i processi di internazionalizzazione delle aziende strategiche del Paese, operanti nei settori della difesa, dell’energia, delle infrastrutture e delle telecomunicazioni. Successivamente, dall’agosto 2022 ricopre il ruolo di capo Segreteria presso il Servizio per gli Affari Giuridici, del Contenzioso Diplomatico e dei Trattati.
Dal 16 settembre 2024 è console generale d’Italia a Melbourne con responsabilità sugli Stati australiani del Victoria e della Tasmania.
Chiara Mauri è sposata e ha un figlio. Di madrelingua italiana, parla francese, inglese e spagnolo, ha studiato il tedesco. (focus\aise)