I volti del Made in Italy (2)

ROMA – focus/aise – Veronafiere e Confindustria Marmomacchine rinnovano per altri cinque anni la partnership che li vede impegnati nella valorizzazione congiunta del sistema-marmo Made in Italy sui mercati internazionali. L’accordo quadro, che si estende fino al 2029, consolida una collaborazione iniziata nel 2013, con l’obiettivo di rafforzare ulteriormente all’estero la presenza della filiera tecno-lapidea nazionale.
L’intesa è stata siglata ieri, 25 settembre, a Verona, nel corso della seconda giornata di Marmomac, il salone di riferimento per l’industria globale della pietra naturale, che accoglie fino al 27 settembre 1.485 aziende espositrici di cui il 68% estere provenienti da 55 nazioni e buyer attesi da più di 130 paesi.
A firmare il documento il direttore generale di Veronafiere, Adolfo Rebughini, e il presidente onorario di Confindustria Marmomacchine, Flavio Marabelli. Presenti anche il presidente di Veronafiere, Federico Bricolo, il presidente di Confindustria Marmomacchine, Gianluca Pellegrino, e l’event manager di Marmomac, Francesca Zivelonghi.
Veronafiere è proprietaria e organizzatrice di Marmomac e può contare in Brasile su una rete di eventi fieristici dedicati al comparto litico; Confindustria Marmomacchine è l’associazione settoriale di riferimento con oltre 360 aderenti tra produttori di marmi, graniti e pietre ornamentali e costruttori delle relative tecnologie d’estrazione e lavorazione.
Due realtà che rappresentano un’industria d’eccellenza del made in Italy: secondo i dati ufficiali elaborati dal Centro Studi di Confindustria Marmomacchine, il comparto in Italia conta 3.200 aziende e 34.000 addetti, un fatturato nel 2023 di 4,5 miliardi di euro, un valore delle esportazioni di 3,2 miliardi.
Si tratta di una filiera con una propensione all’export pari al 71,2% della produzione e un saldo commerciale annuo attivo di oltre 2,7 miliardi. Per le imprese diventa quindi fondamentale avere dei partner con cui attuare una strategia di proiezione sull’estero. Per questo l’accordo Veronafiere-Confindustria Marmomacchine ha l’obiettivo di unire le forze in vista della partecipazione a eventi o attività promozionali oltreconfine e nella creazione di nuove iniziative espositive. Funzionale è anche il rafforzamento dei rapporti istituzionali, in particolare con Agenzia ICE, ministero delle Imprese e del Made in Italy e del ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale.
“Siamo estremamente soddisfatti di rinnovare questa collaborazione con Confindustria Marmomacchine, un partner strategico per il successo di Marmomac e per la promozione della pietra naturale italiana nel mondo”, ha commentato Adolfo Rebughini, direttore generale di Veronafiere. “In un contesto di mercato sempre più competitivo, questo accordo si inserisce in una visione di lungo termine per incrementare la visibilità delle imprese del settore grazie una attività internazionale mirata, promossa in modo coordinato dalle due realtà di riferimento per l’industria lapidea”.
“Il rinnovo di questo accordo strategico-operativo con Veronafiere rappresenta il riconoscimento dell’ottimo lavoro congiunto svolto negli ultimi anni per il rafforzamento e il consolidamento della piattaforma fieristica di Marmomac e del sistema marmo Italia nel suo complesso”, ha aggiunto Flavio Marabelli, presidente onorario di Confindustria Marmomacchine. “E siamo convinti di poter ulteriormente migliorare le nostre sinergie, con nuovi e importanti progetti e attività a sostegno dell’internazionalizzazione della Fiera e delle aziende del comparto lapideo italiano”.
Delle oltre 14 milioni di bottiglie di Gavi Docg prodotte, il 92% ha attraversato i confini nazionali per raggiungere le tavole di Inghilterra 62%, Stati Uniti 13%, Germania 6%, Russia 4%. E poi Giappone, Irlanda, Malta, Olanda, Canada, Emirati Arabi, fino a toccare oltre 100 nazioni nel mondo. La GDO (52%) e l’Horeca (48%) sono i canali di vendita che assorbono l’intera produzione. Oltre 1.000.000 di bottiglie (8%) restano invece in Italia: sono vendute al Nord l’88% (42% in Piemonte e 46% altre regioni), il rimanente 12% diviso tra Centro e Sud. Un successo internazionale testimoniato dai dati che il Consorzio Tutela del Gavi ha reso pubblici oggi e che continua a premiare questa storica denominazione piemontese che si distingue per il forte appeal.
Al Gavi Docg, infatti, è riconosciuta la versatilità di consumo, dall’aperitivo a tutto pasto, e di abbinamento alle cucine locali dei Paesi nel mondo; ha un grado alcolico contenuto, una spiccata freschezza che rende piacevole la beva e la capacità di essere accattivante anche in versioni longeve.
“Sono dati incoraggianti per la denominazione – afferma il Presidente del Consorzio Tutela del Gavi, Maurizio Montobbio – e per tutta la filiera, che ha un valore di oltre 70 milioni di euro. Ora è fondamentale investire nella crescita del valore del Gavi, puntando su canali più specifici, nel mondo e in Italia”. E aggiunge: “È essenziale mettere l’identità del Gavi Docg al centro delle nostre strategie di promozione, lavorando sui mercati che così bene ci hanno accolto, continuando a valorizzare il territorio che esprime un potenziale davvero unico al mondo. Questo vino è, infatti, prodotto esclusivamente con uve 100% Cortese, un vitigno dalle radici millenarie nel Piemonte sudorientale, l’unica area in Italia dove viene coltivato in purezza. Il Cortese ha dimostrato una straordinaria resilienza e notevole capacità di adattamento al cambiamento climatico. E sono queste caratteristiche peculiari che esaltano il profilo organolettico raffinato ed elegante del nostro vino. Cinquant’anni fa, i produttori decisero di puntare sul Cortese, e oggi quella scelta si rivela vincente. Grazie al terroir unico e alla viticoltura di alta qualità, il Gavi Docg è diventato un vino estremamente riconoscibile e rappresentativo".
"E possiamo ancora crescere", commenta Sara Repetto, Wine Ambassador del Consorzio Tutela del Gavi: "Il consumatore internazionale apprezza il Gavi Docg divenuto nel corso degli anni un vino bianco classico sia a livello piemontese che nazionale. Il suo successo è dovuto alle caratteristiche intrinseche dello stesso, quali freschezza e mineralità, in particolar modo nella versione di annata. Si presta bene ad essere degustato come aperitivo e nell’accompagnare la cucina etnica: una riconoscibilità premiata, soprattutto in UK, sia nel canale Horeca che nel canale GDO. La presenza del Gavi in oltre 100 Paesi nel mondo, è indice di un ottimo risultato: negli anni i produttori sono stati instancabili ambasciatori del nostro territorio, ed hanno fatto sì che questo vino diventasse un vino qualitativo di riferimento per l’Italia, elegante e longevo".
L’Italia ha una strategia per coinvolgere l’Africa nell’utilizzo dell’Intelligenza artificiale e favorire uno sviluppo equo e sostenibile. Lo ha detto Valentino Valentini, vice ministro delle Imprese e del Made in Italy, intervenendo al side event dell’Assemblea Onu “Artificial Intelligence for Sustainable Development Leveraging digital cooperation on emerging technologies to advance Sustainable Development Goals”.
L’evento ha al centro il lancio della piattaforma “Artificial Intelligence for Sustainable Development (A4SD)” sostenuta da UNDP e dagli EAU, nell’ambito dell’iniziativa “Digital for Sustainable Development (D4SD)”, che promuove l’utilizzo delle tecnologie digitali per il raggiungimento degli SDGs nella Regione Araba. La piattaforma offre programmi di formazione, promuove partnership per lo scambio di dati e organizza attività di advocacy, a vantaggio dell’intera Regione Araba.
Ai lavori hanno partecipato, tra gli altri, Omar Sultan Al Olama, ministro per l’Intelligenza artificiale degli Emirati; Josephine Teo, ministro dello Sviluppo digitale e l’informazione di Singapore; Yoo Sang-im, ministro della Scienza e dell’ICT della Corea del Sud.
“L’Italia - ha detto il vice ministro - ha una strategia nazionale per l’intelligenza artificiale a livello nazionale e internazionale. Oggi di fronte all’AI ci sono reazioni utopiche o distopiche ma noi dobbiamo superare la paura. Il nostro tessuto produttivo è fatto di piccole medie e micro imprese spaventate dall’innovazione tecnologica ma devono iniziare a usare queste innovazioni tecnologiche per essere incluse nei processi produttivi globali. Abbiamo una strategia per coinvolgere l’Africa, le sue aziende, i suoi talenti, usando le stesse tecnologie, per promuovere uno sviluppo sostenibile”. (focus\aise)