I volti del Made in Italy (3)

ROMA – focus/ aise – La sede della Columbus Citizens Foundation a New York ha ospitato il 15 luglio il primo evento educativo di House of Made in Italy, il progetto culturale e promozionale che per un intero anno trasformerà Manhattan in una vetrina dell’eccellenza italiana.
Protagonisti indiscussi del seminario tecnico sono stati i formaggi e i vini DOP italiani, raccontati e degustati di fronte a un pubblico selezionato di oltre 50 professionisti tra chef, sommelier, importatori, ristoratori e giornalisti enogastronomici. Un evento realizzato da I Love Italian Food e dall’Istituto 100% Italiano, con il sostegno di Agenzia Ice, Coldiretti, Filiera Italia e Granterre.
Dopo gli interventi di apertura di Silvia Meloni per I Love Italian Food, Carmen Damiani-Hacker per la Columbus Citizens Foundation, Raimondo Lucariello, intervenuto per l’Ufficio ICE di New York e Luigi Scordamaglia, in rappresentanza di Coldiretti e Filiera Italia, è iniziato un seminario tecnico-divulgativo che ha accompagnato i partecipanti alla scoperta del valore delle certificazioni DOP – Denominazione di Origine Protetta – sinonimo di autenticità, tracciabilità e legame profondo con il territorio.
Attraverso racconti, degustazioni guidate e materiali didattici, i partecipanti hanno potuto conoscere da vicino alcune eccellenze casearie italiane: Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Pecorino Romano, Asiago Fresco e Piave Vecchio, ciascuno abbinato a un vino DOP selezionato per esaltarne le caratteristiche organolettiche.
A guidare la lezione, due voci esperte: Robert Campana, fondatore del progetto Stop Italian Sounding, ha condotto i moduli dedicati ai formaggi, raccontandone le origini, le peculiarità produttive e le caratteristiche sensoriali; Paola Pavan, Italian Wine Ambassador ed esperta di vino, ha invece guidato la platea nella degustazione dei vini e nella scoperta degli abbinamenti.
“In un momento in cui i dazi tra Stati Uniti e Unione Europea rischiano di penalizzare le nostre produzioni più rappresentative, offrire un’occasione formativa come questa significa rafforzare la conoscenza e la consapevolezza del vero Made in Italy”, ha dichiarato Silvia Meloni, vicepresidente di I Love Italian Food e coordinatrice dell’Istituto 100% Italiano. “Valorizzare l’origine certificata e la qualità dei nostri prodotti è oggi una scelta strategica, oltre che culturale”.
A chiusura del seminario, un momento conviviale ha permesso agli ospiti di approfondire i temi trattati, degustare i prodotti con nuovi abbinamenti e confrontarsi con altri operatori, in un’atmosfera rilassata e autentica.
L’appuntamento di ieri segna ufficialmente l’inizio del programma culturale di House of Made in Italy, un progetto che fino a luglio 2026 animerà New York con eventi, incontri e attività dedicate alla promozione della cultura italiana — dal food & wine al design, dalla moda allo sport — creando ponti concreti tra l’Italia e gli Stati Uniti.
La Confederazione Nazionale dei Consorzi Volontari per la Tutela delle Denominazioni dei Vini Italiani – Federdoc – si è detta fortemente preoccupata per l’eventuale introduzione di dazi da parte degli Stati Uniti sul vino italiano. In particolare sui vini a denominazione d’origine, prodotti di eccellenza che rappresentano l’identità e la cultura dei territori di origine.
Il mercato statunitense costituisce uno dei più importanti e strategici sbocchi per le esportazioni italiane di vino, con un valore che nel 2024 ha superato i 2 miliardi di euro. L’introduzione di tariffe doganali aggiuntive rischia di penalizzare gravemente le imprese italiane, già impegnate nel mantenimento di elevati standard qualitativi, e di mettere a rischio l’intera filiera produttiva del vino, che coinvolge migliaia di operatori e contribuisce in modo significativo allo sviluppo socioeconomico delle comunità rurali italiane.
I vini a denominazione d’origine, inoltre, secondo Federdoc “non sono solo prodotti commerciali, ma portatori di una storia, di tradizioni secolari, di metodi produttivi sostenibili e di un forte legame con il territorio. Essi rappresentano un patrimonio culturale e ambientale che contribuisce a valorizzare l’immagine e la reputazione dell’Italia nel mondo”.
In questa fase di grande incertezza, quindi, Federdoc registra già una riduzione degli ordinativi da parte degli importatori statunitensi, timorosi dell’impatto che i dazi potrebbero avere sui costi finali e sulla competitività del prodotto.
Per questo, Federdoc, tramite il suo presidente Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi, ha sollecitato il Governo italiano e le istituzioni europee a “intensificare il dialogo con le autorità statunitensi, per trovare soluzioni condivise che evitino l’applicazione di misure tariffarie penalizzanti. La cooperazione internazionale e la diplomazia commerciale devono prevalere, al fine di tutelare un settore vitale per l’economia e la cultura italiane”. (focus\aise)