IIC: una panoramica

ROMA – focus/ aise - “Invecchiare bene in una società che invecchia: analisi della struttura della popolazione e delle esigenze specifiche in una visione sostenibile” è il tema del workshop internazionale per la diffusione dei risultati del programma Age-IT che si terrà il 17 marzo a New York, nella sede dell’Istituto Italiano di Cultura.
L’incontro, che si potrà seguire anche on line collegandosi a questo link meet.google.com/pxe-djcc-nze, presenterà i risultati del programma Age-IT, insieme al contributo di esperti e accademici internazionali che arricchiranno la conversazione portando sul tavolo l’esperienza globale nel campo delle sfide dell’invecchiamento della popolazione, delle questioni di genere e argomenti di sostenibilità.
Studiosi e stakeholder di spicco provenienti da vari campi e nazioni si riuniranno per il summit per discutere degli ultimi progressi nello studio della mobilità, delle preoccupazioni relative all’invecchiamento della popolazione, all’accessibilità e alla legislazione correlata.
Attraverso un processo mirato ad applicare i risultati del progetto ottenuti finora in modo costruttivo e a distribuirli a livello internazionale, l’obiettivo è migliorare il programma Age-IT.
Il workshop, che avrà inizio alle 14.30 locali, sarà aperto dai saluti di Silvia Mongardo dell’Istituto Italiano di Cultura di New York, Elisabetta Venezia dell’Università di Bari Aldo Moro e Yvette Ramos dell’Università di Lisbona e membro di WOMENVAI, Ginevra.
Sarà la stessa Yvette Ramos ad inaugurare gli interventi delle relatrici parlando di “Strategic board for better equality in sustainability”. Seguiranno i contributi di: Sara Landini e Simona Viciani dell’Università di Firenze su “Women reproductive health in ageing society and Private-Public intervention”; Tiziana Campisi dell’Università di Enna “Flexible and Inclusive mobility for an ageing population”; Lylian Coelho di SUEZ (Brasile/Francia) “Finance for leadership and education for all”; Francesca Morganti dell’Università di Bergamo “Ageing in place for a healthy longevity”; Gitanjali Sah di WSIS International Telecommunication Union “Gender trendsetters in the Pact for the Future perspective”; Jola Pypno-Crapanzano (USA/Poland) “A healthier World for All - the mission of SDG 3”; Rabia Moussa (Niger) “Redefine possible: entrepreneurship as a vehicle for economic inclusion”; Rabeb Aloui (Tunisia) “Women, conflict and climate mobility”; ed infine Elisabetta Venezia dell’Università di Bari Aldo Moro “The distributive dimension of social justice: accessibility of the elderly to the transport system”.
Le linee inconfondibili, l’iconicità, la riconoscibilità a colpo d’occhio e poi ancora le emozioni, il desiderio di libertà e il guidare con il vento nei capelli: la Vespa ha tutte le qualità per essere considerata un’opera d’arte. A lei, dal prossimo 12 marzo e fino al prossimo 11 maggio, il museo del Castello di Bratislava dedica la mostra “Vespa. Una leggenda del Made in Italy”, organizzata dall’Ambasciata d’Italia e dall’Istituto Italiano di Cultura in Slovacchia, in collaborazione con Il Museo Nazionale, la Collezione Marco Fumagalli di Seregno e il supporto del Vespa Klub Slovakia.
In questa prima mostra dedicata a questa leggenda italiana delle due ruote sono esposti modelli di varie epoche a partire da uno dei primi esemplari costruiti nel 1946 e anche opere d’arte e poster pubblicitari, provenienti dalla Collezione Fumagalli. Oltre a questo, ci sono prestiti del Vespa Klub Slovakia e Vespa Košice, di scooter creati in questo secolo, tra cui una Vespa Primavera Touring, protagonista di lunghi viaggi in Europa, tra cui uno che ha portato il suo proprietario, da solo, fino in Marocco, per un tragitto di oltre 7.000 km.
Il curatore è Rino Drogo, ex direttore del Motor Show di Bologna, ed esperto di comunicazione in ambito automobilistico, settore dove ha lavorato per circa 20 anni per il Gruppo Fiat.
L’esposizione al Museo del Castello di Bratislava fa da apripista alla XVIII. edizione del festival italiano in Slovacchia “Dolce Vitaj”.
Dall'apparizione della Vespa, avvenuta nel 1946 alla Fiera della Meccanica di Torino, lo scooter italiano più amato del mondo ha ottenuto molti riconoscimenti e i suoi veicoli più classici sono contesi da collezionisti di design, gallerie e musei. Partiamo subito dalla vetta, il tempio dell’arte moderna, il MoMA (Museum of Modern Art) di New York in cui la Vespa modello GS 150, progettata dall’ingegnere Corradino D’Ascanio nel 1955, ha il suo posto d’onore nella collezione. Ma la Vespa ha un posto fisso anche al Museo del Design della Triennale di Milano, e in altri musei del design in giro per il mondo, nelle gallerie d’arte e nelle case d’asta che battono i suoi pezzi storici a cifre alte. Davvero un grande successo per uno dei simboli del Made in Italy da quasi 80 anni.
La passione per la Vespa è un fenomeno che ha contagiato migliaia di persone in tutto il mondo, e tra questi un posto d’onore lo ha Marco Fumagalli, imprenditore della Brianza, che ha allestito, in un edificio di sua proprietà, un museo che celebra questo scooter.
L’attenzione per la Vespa fa parte della sua vita fin dalla sua giovane età, tanto da creare una delle collezioni più importanti al mondo. Nella sua raccolta, che si estende su uno spazio di 1.500 metri quadrati, ci sono autentiche rarità come uno dei primi esemplari della 98 cc costruito nel 1946 e il modello di Vespa del film “Vacanze romane”, a bordo del quale Audrey Hepburn e Gregory Peck ammiravano la Roma dei primi anni ’50. Proprio questo modello è tra i gioielli in mostra a Bratislava!
La mostra ha il Patrocinio del Sindaco di Bratislava Matúš Vallo e si svolge inoltre nell’ambito degli eventi per la Giornata del Design Italiano 2025.
Sarà aperta fino al 31 marzo alla GOCAT Gallery di Tirana “aDigital Perspective”, prima tappa della mostra in cui dieci artisti italiani e balcanici ridefiniscono la relazione tra arti visive e cultura digitale.
“aDigital Perspective” è un progetto degli Istituti Italiani di Cultura di Belgrado, Bucarest e Tirana a cura di Spazio Taverna, è una mostra collettiva in cui i dieci artisti esplorano contraddizioni e possibilità delle nuove tecnologie, ricorrendo a tecniche tradizionali e volutamente non digitali.
Gli artisti coinvolti provengono da Albania, Italia, Kosovo, Romania e Serbia e sono Sanja Anđelković, Federica Di Pietrantonio, Alessandro Giannì, Laureta Hajrullahu, Ledia Kostandini, Numero Cromatico, Alice Paltrinieri, Ginevra Petrozzi, Jacopo Rinaldi e Mădălina Zaharia.
L’iniziativa si inserisce in un ampio progetto di diplomazia culturale, che intende rafforzare i legami tra l’Italia e i Paesi dei Balcani attraverso l’arte contemporanea. La mostra sarà itinerante e verrà ospitata, dopo Tirana, anche nelle città di Bucarest, Belgrado e Pristina, proponendo una riflessione condivisa sul futuro del digitale nel panorama artistico.
“Accogliere le opere di dieci giovani artisti, dall’Italia e dai Balcani, e ascoltare la loro riflessione sulla relazione dell’arte con le tecnologie digitali ci aiuta a comprendere l’influenza che le tecnologie esercitano non solo sulla creatività, ma anche sulla costruzione della nostra identità e delle nostre relazioni interpersonali”, spiega il direttore dell’Istituto Italiano di Cultura a Tirana, Alessandro Ruggera. “La mostra vuole portare voci italiane e balcaniche a confrontarsi in un dibattito urgente e necessario per trovare il giusto equilibrio tra l’innovazione tecnica e i valori dell’umanesimo così profondamente radicati nella tradizione culturale italiana”.
La presentazione della mostra a Tirana fa parte del progetto “Italia Digitale”, promosso dall’Istituto Italiano di Cultura e inserito nel programma del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale denominato “Capitali della Creatività italiana nel mondo”, che aspira a presentare, attraverso creatività e innovazione, i nuovi linguaggi e le correnti espressive che stanno trasformando i panorami culturali. (focus\aise)