IIC: una panoramica

ROMA – focus/ aise – L’Istituto Italiano di Cultura porta a San Pietroburgo la messa in scena dell’opera di Giovanni Paisiello “Alcide al bivio” che sarà eseguita il prossimo 18 giugno, dalle 19.00, presso a Palazzo A.A. Polovtsov (ul. Bolshaya Morskaya, 52).
Uno dei grandi operisti della scuola napoletana, Giovanni Paisiello dal 1775 fino al 1786 fu il maestro di cappella e compositore della corte di Caterina II. Durante il suo soggiorno a San Pietroburgo scrisse più di 10 opere e intermezzi, in particolare nel 1780 in occasione dell’onomastico dell’imperatrice fu presentata l’azione teatrale sul libretto di Pietro Metastasio “Alcide al bivio”.
Il soggetto dell’opera ha origini antiche. La vicenda è incentrata sulla scelta del giovane Alcide (Ercole) che deve decidere tra il difficile e onorevole percorso verso la gloria (Virtù) e il piacevole sentiero del vizio.
L’opera ritrovata di Giovanni Paisiello tornerà in scena di San Pietroburgo dopo 245 anni grazie all’impegno del Maestro Christian Deliso al quale si deve la ricostruzione dello spartito.
L’opera sarà eseguita in lingua italiana sotto forma di concerto in costumi, accompagnata da coreografie originali storiche.
Il Direttore d’orchestra Maestro Christian Deliso dirigerà Stanislav Averianov (Alcide), Ekaterina Ljokhina (Edonide), Marina Ziatkova (Aretea) e Alexsandr Fjodorov (Fronimo) accompagnati dal Coro da camera Festino e dall’Orchestra Capriccio Italiano.
La prima tappa del progetto espositivo “Identità Oltre Confine”, curato da Benedetta Carpi De Resmini e promosso dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, si terrà dal 19 giugno al 21 luglio presso l’Istituto Italiano di Cultura di Berlino.
La scelta curatoriale si concentra sulle artiste presenti nella Collezione Farnesina, nel venticinquesimo anniversario della sua nascita. Dopo Berlino, la mostra sarà a Vilnius e La Valletta.
La curatrice pone l’accento sui concetti di identità, distacco e coesistenza. “Questa mostra”, spiega, “intende aprire una visione diversa e sottolineare l’importanza di mettere in discussione la centralità umana e aprire un dialogo più profondo con il pianeta e altre forme naturali, cercando di spezzare quella relazione basata sul dominio e lo sfruttamento”.
Questa prospettiva si riflette nel dialogo intergenerazionale che attraversa la mostra, creando un confronto tra visioni artistiche e sensibilità diverse, ma accomunate dalla necessità di immaginare nuovi linguaggi di coesistenza. La mostra si apre con l’opera Fibonacci (1975) di Mario Merz, simbolo di un superamento dei confini identitari e di una visione globale e interculturale.
A fianco delle opere di Tomaso Binga, Ketty La Rocca, Maria Lai, Elisa Montessori e Carla Accardi, ci sono i lavori di Silvia Giambrone, Marinella Senatore, Loredana Di Lillo e Elena Bellantoni. Vengono poste in dialogo le opere di Letizia Battaglia, Gea Casolaro, Agnese Purgatorio e Sarah Ciracì. Presenti inoltre i lavori di Rä di Martino, Marta Roberti e Paola Gandolfi, di Silvia Camporesi, Martina della Valle, Elena Mazzi e Laura Pugno.
Ogni tappa offrirà prospettive uniche e interventi pensati in dialogo con il luogo, per valorizzare la specificità di ciascuno spazio e amplificare il messaggio della mostra attraverso letture plurali. In particolare alcuni artisti hanno realizzato interventi site-specific per questa mostra di Berlino: si tratta di Elena Bellantoni, Martina della Valle e Tomaso Binga. (focus\aise)