IIC: una panoramica

ROMA – focus/ aise – Lo scrittore e regista più scomodo e provocatorio del secolo breve, Pier Paolo Pasolini, e la “divina”, la cantante lirica più acclamata del mondo, Maria Callas. Sulle loro tracce e nei luoghi che segnarono il loro incontro, celebrando un’amicizia così speciale da sconfinare, a suo modo, in un tenero “amore”, si inoltra il film “L’isola di Medea”, backstage di un set memorabile e del rapporto fra due artisti iconici del Novecento.
Pasolini e Callas si incontravano per la prima volta nell’estate del ’69 sul set del film “Medea”, che sarebbe uscito nelle sale italiane pochi mesi dopo, il 28 dicembre. La loro amicizia durò per alcune stagioni. Entrambi si spensero infatti a 53 anni – Pasolini nel 1975, Maria Callas nel 1977 -, sorprendendo tragicamente il mondo con la loro prematura scomparsa. Entrambi sono rimasti nel cuore delle generazioni a venire.
Nei 50 anni dalla tragica morte di Pier Paolo Pasolini, l’Istituto Italiano di Cultura di New York, diretto dal giornalista e saggista Claudio Pagliara, rende omaggio a una figura chiave della cultura italiana e a una “diva” che ha conquistato il pubblico europeo e quello statunitense, proponendo la proiezione del film “L’isola di Medea”. L’iniziativa si terrà nella giornata di mercoledì 5 novembre, alle ore 18, nella sede dell’IIC al 686 di Park Avenue, in occasione dell’incontro che vedrà protagonista l’attore Ninetto Davoli, straordinario testimone del set del film “Medea” di Pasolini, a lui legato da un memorabile sodalizio artistico e da una lunga e profonda amicizia.
Condurrà l’incontro il direttore Claudio Pagliara, mentre interverrà in streaming l’autore e regista del film, Sergio Naitza.
“L’isola di Medea”, una produzione Karel – Lagunamovies, è focalizzato su un momento speciale della vita e della carriera di Pasolini e offre il racconto di un “amore obliquo”: imprevedibile perché impossibile, eppure quasi tangibile durante le riprese di “Medea” che coinvolsero Maria Callas fra la laguna di Grado, Anzio e la Cappadocia. I racconti dei protagonisti di quel set si intrecciano così a quelli dei tanti testimoni di un incontro memorabile fra due grandissime personalità culturali dello scorso secolo.
Voce guida del film è l’attore Ninetto Davoli che, giovanissimo, condivise con Pasolini momenti privati e artistici.
Scorrono le testimonianze di chi fu su quel set: i costumisti Premio Oscar Piero Tosi e Gabriella Pescucci, l’attore Giuseppe Gentile, scelto da Pasolini per il ruolo di Giasone e all’epoca campione olimpionico di salto triplo. E ancora, l’attrice Piera Degli Esposti che debuttò con “Medea” nel ruolo di ancella, la scrittrice Dacia Maraini, che insieme a Pasolini, Moravia e Callas fece due lunghi viaggi in Africa. E scorrono i ricordi di Nadia Stancioff, per dieci anni assistente personale e amica di Maria Callas, i commenti dello storico del cinema Roberto Chiesi, le memorie della giornalista Alessandra Zigaina, figlia del pittore Giuseppe Zigaina che fu amico fraterno di Pasolini; le testimonianze dello scenografo Premio Oscar Dante Ferretti.
“Il rapporto di Pier Paolo Pasolini con Maria Callas – spiega Ferretti - lasciava intuire una forte amicizia, sembravano due innamorati, stavano spesso insieme dopo le riprese, la sera. A Pier Paolo Pasolini devo tutto: mi ha aiutato a maturare nel lavoro e a crescere come persona, mi ha dato fiducia chiamandomi per fare “Medea”, uno dei ricordi più belli della mia vita”.
“L’isola di Medea” è un film realizzato con il sostegno del produttore associato Erich Jost, per la fotografia di Luca Melis e con il montaggio a cura di Davide Melis. Premio Fellini al Tiburon International Film Festival in California e Premio miglior film al Chania Film Festival in Grecia, “L’isola di Medea” è stato proiettato in anteprima mondiale al 23* Athens international Film Festival.
I disegni animati dell’artista Davide Toffolo, illustratore notissimo oltre che rocker celebrato, scandiscono il film insieme ad alcuni frammenti delle lettere e poesie che il regista e la cantante si scambiarono, letti da voci off, segnando come capitoli il documentario e approfondendo i dettagli di un rapporto delicato e sincero.
Fare Cinema viaggia a Trondheim. Grazie a una nuova collaborazione tra l’Istituto Italiano di Cultura di Oslo e la locale Cinemateket, nella città norvegese verrà presentata una selezione di film rappresentativi del cinema italiano contemporaneo.
La rassegna, che si terrà dal 19 al 23 novembre, è resa possibile anche dalla collaborazione del Vice Consolato Onorario d'Italia in Norvegia.
Il film di apertura sarà l’ultimo lavoro di Mario Martone “Fuori” (2025), adattamento cinematografico del romanzo autobiografico della scrittrice, attrice e partigiana italiana Goliarda Sapienza “L’università di Rebibbia” (1983), con Valeria Golino nel ruolo di Goliarda. La proiezione sarà introdotta da Svein Inge Sæther, responsabile della Cineteca, e Giuseppe Marinelli, vice console onorario d’Italia a Trondheim.
Gli altri film in programma, sono “Il tempo che ci vuole” (2024) di Francesca Comencini e “Stranizza d’amuri” (2023) di Giuseppe Fiorello. Quest’ultimo film chiuderà la rassegna con un breve discorso conclusivo prima della proiezione a cura di Giuseppe Marinelli e un intrattenimento musicale con il chitarrista Alf Wilhelm Lundberg.
In programma durante la rassegna anche due grandi classici: il film giallo “Profondo Rosso” di Dario Argento, di cui quest’anno ricorrono i 50 anni dall’uscita, nel lontano 1975, e “8 ½” di Federico Fellini per ricordare la magnifica attrice Claudia Cardinale, purtroppo deceduta proprio questo autunno.
La rassegna “Fare Cinema” è un’iniziativa del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale dedicata ai mestieri del cinema e alla promozione dell’industria cinematografica italiana nel mondo.
Domani, alle ore 18:30, il CCN/Aterballetto è all’Istituto Italiano di Cultura di Parigi per uno speciale evento sulle opere di Maurizio Cattelan. Nicolas Ballario presenterà infatti “Visioni del corpo: conoscere l’arte contemporanea attraverso la danza d’autore”, con coreografie di Lara Guidetti ispirate al noto artista contemporaneo.
Ballario, uno dei 100 volti più influenti nel mondo dell’arte per Il Giornale dell’arte, accompagna il pubblico alla scoperta della storia e della poetica di Maurizio Cattelan, uno degli artisti italiani contemporanei più noti e controversi a livello internazionale.
Al centro della serata vi sono tre opere di Cattelan, irriverenti e provocatorie, capaci di mettere in discussione l’arte e la società con ironia tagliente e grande impatto visivo.
La coreografa Lara Guidetti, grazie ai danzatori del CCN/Aterballetto Alessia Giacomelli e Kiran Gezels, dà corpo e movimento alle visioni “cattelaniane”, trasformando l’ironia, il paradosso e il non detto delle sue opere in gesto fisico.
Un dialogo inedito tra danza e arte contemporanea, dove il corpo diventa strumento per amplificare il senso provocatorio e visionario di Cattelan. Visioni del Corpo. Maurizio Cattelan per l’Istituto Italiano di Cultura di Parigi è all’interno di Italia Danza, co-progettazione della Direzione Generale per la Diplomazia pubblica e culturale (MAECI) e del CCN/Aterballetto.
Il lavoro coreografico nasce dall’incontro con le opere di Maurizio Cattelan, non per tradurle in scena ma per lasciarsi attraversare dalle loro tensioni sotterranee. Ogni opera, scelta e consegnata da Nicolas Ballario alla danza, porta con sé un cortocircuito di ironia e tragedia quotidiana: è lì che il corpo trova la sua materia, facendosi veicolo di contraddizioni, strappi, provocazioni. La danza non racconta né rappresenta, ma evoca e suggerisce: genera figure che emergono come presenze vive, umane nella loro fragilità, paradossali nella loro vitalità. Il movimento si spinge oltre la comfort zone del linguaggio coreografico, costretto a reinventarsi di fronte all’impatto di ogni opera. Ne scaturiscono frammenti di storie possibili, brevi visioni che scivolano via come bolle di immaginazione, capaci di restituire allo spettatore non la fissità dell’immagine ma la sua continua traduzione. In questa operazione la danza diventa esercizio di stile e al tempo stesso atto necessario: un gioco alla pari con l’arte contemporanea, dove la posta in gioco è la percezione stessa, la possibilità di muoversi tra verità e menzogna, ironia e dramma, ridendo e soffocando insieme come accade nella vita di tutti i giorni. (focus\aise)