Italiani nel mondo e dove trovarli (2)

ROMA – focus/ aise – È mancato all’età di 82 anni, Ezio Dal Pont, originario dell’Alpago e residente a Sitran. A darne notizia è l’Associazione dei Bellunesi nel Mondo, ricordando che Dal Pont fu uno dei testimoni della tragedia di Mattmark, avvenuta il 30 agosto 1965 in Svizzera, dove il distacco di una massa glaciale dal ghiacciaio Allalin travolse il cantiere della diga in costruzione, provocando la morte di 88 lavoratori, tra cui 56 italiani, 17 dei quali bellunesi.
Classe 1943, nato a Puos d’Alpago, Dal Pont si trovava in Svizzera per lavoro.
Così ricordava la sua esperienza: “Chi si è salvato è stato solo per fortuna. Io ho fatto un anno lassù, tutto l’anno proprio nel piazzale dove poi il ghiacciaio è venuto giù: 15 giorni durante il turno di giorno e 15 giorni di notte. L’anno dopo mi hanno spostato in un’altra area del cantiere ed è solo per questo che mi sono salvato”.
Dal Pont ha sempre partecipato alla commemorazione annuale della tragedia di Mattmark che si svolge a Mas di Sedico. Nel 2015 fu tra i testimoni intervistati nel docufilm prodotto dalla RSI (Radiotelevisione svizzera italiana) in occasione del 50° anniversario della tragedia, per la regia di Marco Tagliabue.
Lascia la moglie Gina e la figlia Erika.
I funerali si terranno domani, sabato 7 giugno, alle 10.30 nella chiesa di Sitran.
L’Associazione Bellunesi nel Mondo, costituita nel 1966 anche in risposta alla tragedia di Mattmark, ha espresso riconoscenza a Ezio Dal Pont per aver contribuito con il suo racconto personale alla conservazione della memoria storica dell’emigrazione bellunese.
Il Maestro Salvatore Pulvirenti, ultimo puparo della storica scuola di Emanuele Macrì, è tornato a Ginevra con la sua compagnia “I Paladini”.
Un’antica tradizione ancora viva, quella dei pupi siciliani, che continua a tramandare, attraverso il linguaggio del teatro popolare, valori e memoria collettiva. L’Opera dei Pupi è infatti un patrimonio non solo artistico, ma anche morale, simbolo identitario della Sicilia, riconosciuto come Patrimonio Immateriale dell’Umanità dall’UNESCO.
Nata agli inizi del XIX secolo, l’Opera dei Pupi narra storie epiche tratte dalla letteratura cavalleresca e religiosa, offrendo al pubblico di ogni età uno spettacolo ricco di azione, emozione e riflessione. Le sue rappresentazioni portano in scena il coraggio, l’onore, la lealtà e la lotta contro il male: valori che, seppur appartenenti a un mondo ideale, restano universali e attuali.
Lo scorso 31 maggio, presso la moderna Sala Comunale Point Favre di Chêne-Bourg, è andata in scena “La morte di Orlando”, tratta dalla Chanson de Roland, un classico della letteratura medievale europea. Il Maestro Pulvirenti, accompagnato dal giovane Rosario Leotta e assistito da Orazio e Rosario Scalia, ha dato vita ai suoi pupi davanti a un pubblico affascinato e partecipe.
In apertura, una speciale dimostrazione per i più piccoli ha introdotto circa 20 bambini al mondo incantato delle marionette siciliane, permettendo loro di scoprire non solo l’arte tecnica della manovra, ma anche il significato profondo dei personaggi e delle storie rappresentate.
A dare il benvenuto, come da tradizione, è stato il coordinatore della SAIG, Carmelo Vaccaro, che ha ringraziato i presenti, i collaboratori e gli sponsor, e ha sottolineato l’importanza di eventi come questo, capaci di unire le generazioni nel segno della cultura e delle radici comuni.
La storia della morte di Orlando a Roncisvalle non è solo un racconto eroico, ma anche un momento di intensa riflessione morale. Orlando, esempio di dedizione assoluta alla causa e di fede incrollabile, rifiuta fino all’ultimo di chiedere aiuto per non compromettere l’onore del suo re e del suo esercito. Solo in punto di morte suona il corno, sacrificandosi per permettere ai Franchi di prevalere. Il suo gesto estremo, intriso di spiritualità, coraggio e umiltà, è un monito potente: la vera forza di un eroe non sta nella vittoria militare, ma nella coerenza morale, nella lealtà verso il bene comune e nel riconoscimento dei propri limiti davanti a Dio.
In questo senso, l’Opera dei Pupi non è solo intrattenimento: è una scuola di valori. Attraverso i suoi personaggi, paladini, santi, briganti, dame e sovrani, si trasmette una visione del mondo in cui il bene e il male sono chiaramente delineati, ma in cui gli eroi sono spesso chiamati a confrontarsi con dubbi, tradimenti e scelte difficili. È qui che l’Opera mostra tutta la sua attualità: nel ricordarci che ogni epoca ha bisogno dei suoi “paladini”, ovvero uomini e donne capaci di agire con rettitudine anche nei momenti più oscuri.
I pupi siciliani, con la loro meccanica sofisticata e il loro repertorio epico, rappresentano dunque un ponte tra passato e presente, un modo per raccontare la storia, la cultura e i valori dell’Italia, e in particolare del Sud, ai figli degli emigrati e ai nuovi cittadini del mondo.
Ancora una volta, la SAIG ha saputo proporre un evento che va oltre il semplice spettacolo, offrendo un’occasione di incontro, formazione e consapevolezza culturale per tutta la comunità italo-ginevrina. Un gesto concreto di tutela e valorizzazione del patrimonio immateriale che appartiene a tutti. (focus\aise)