Italiani nel mondo e dove trovarli (2)

ROMA – focus/ aise – L’8 novembre la Casa d’Italia a Montreal ha organizzato una solenne cerimonia in memoria di tutti i caduti di guerra, confermando il proprio impegno nella preservazione della memoria storica e dei valori della comunità italiana.
La Direttrice della Casa d’Italia, Giovanna Giordano, ha aperto la cerimonia con un caloroso benvenuto e un ringraziamento a tutti i presenti per la partecipazione. La cerimonia ha incluso anche la consegna agli ospiti di una medaglia realizzata appositamente per l’occasione.
Tra gli ospiti d’onore erano presenti il Senatore Tony Lofffeda, il Console Generale Enrico Pavone, l’Onorevole Angelo Iacono, il Tenente Colonnello Gianfranco Pino dell’Arma dei Carabinieri, il Presidente della Casa d’Italia, Perry Mazzanti, padre Pierangelo Paternieri, il Consigliere de la Pointe aux Prairies Gerlado Guaraggi, il Colonnello francese Francois Tinjod, il Sergente Gianni Segreti, il tenente Colonnello Royal Canadien Air Force Denis Caty; Franco Ferri presidente della Federazione FAEMI ex militari, Pasquale Marandino presidente dell’Associazione Marinai, Bruno Bertoldi della Sezione Alpini Montreal, Bruno Negrello Capo Gruppo Sezione Montreal, Italo Spaguolo Capo Gruppo Sezione Laval, Guelfo Regalino Presidente Associazione Aereonautica, N. Giannini Presidente Associazione Carabinieri e Rocco Speranza rappresentante per la Fondazione “No Stone Left Alone”.
Alla cerimonia hanno preso parte anche gli alunni della classe di italiano del CESDA con il professore Gennaro Milano. Gli Inni Nazionali sono stati eseguiti dalla soprano Sonia Benedetto.
Durante i saluti, il Senatore Loffreda, il Console Generale Pavone, il Tenente Colonnello Pino, On. Angelo Iacono ed il Presidente Me Perry Mazzanti hanno invitato i presenti ad un momento di riflessione per onorare non solo gli Eroi caduti, ma anche le vittime dimenticate di tutte le guerre.
Il Coordinatore della Società delle Associazioni Italiane di Ginevra (SAIG), Carmelo Vaccaro, accompagnato dal Consigliere Antonio Bello, ha incontrato mercoledì scorso, 12 novembre, presso il Comune di Chêne-Bourg, il Sindaco Jean-Luc Boesinger per un momento di confronto e pianificazione su temi che rafforzano ulteriormente il legame tra la SAIG e l’amministrazione comunale di Chêne-Bourg.
Due i temi centrali dell’incontro: il rafforzamento del partenariato tra la SAIG e il Comune di Chêne-Bourg, con un focus sulle attività culturali e associative, e la realizzazione del progetto della “Panchina Rossa”, simbolo universale della lotta contro la violenza sulle donne, da installare sul territorio comunale.
“La collaborazione tra la SAIG e il Comune di Chêne-Bourg è da anni un modello di sinergia positiva e concreta”, ha spiegato Vaccaro che insieme al Sindaco Boesinger ha espresso viva soddisfazione per la qualità e la continuità delle iniziative realizzate insieme, sottolineando il clima di fiducia e rispetto reciproco che ne costituisce il fondamento.
Durante l’incontro, si è discusso della possibilità di consolidare ulteriormente questa cooperazione, ampliando la presenza e la visibilità della SAIG sul territorio comunale. In particolare, è stata accolta con entusiasmo la prospettiva di trasferire e organizzare buona parte delle attività culturali della SAIG presso la “Salle Point Favre” di Chêne-Bourg, uno spazio prestigioso e funzionale che permetterà di ospitare eventi di maggior respiro, come conferenze, spettacoli, mostre e incontri pubblici.
Questo passo rappresenta non solo un riconoscimento dell’impegno costante della SAIG nel promuovere la cultura e i valori italiani a Ginevra, ma anche un segnale tangibile dell’apertura e della sensibilità del Comune verso il mondo associativo. Entrambe le parti hanno espresso l’intenzione di mantenere un dialogo costante e costruttivo, al fine di pianificare congiuntamente le prossime iniziative per l’anno 2026.
Il secondo punto affrontato, di forte valore simbolico e sociale, ha riguardato la realizzazione della collocazione di una “Panchina Rossa” nel territorio comunale di Chêne-Bourg.
Si tratta di un progetto caro alla SAIG, che da anni sostiene campagne di sensibilizzazione contro la violenza di genere e per la promozione dei diritti delle donne.
Il Sindaco Boesinger ha illustrato al Coordinatore Vaccaro lo stato di avanzamento del progetto, confermando che il Comune ha già identificato una posizione ideale per la collocazione della panchina: un luogo pubblico e ben visibile, che favorisca la riflessione e la consapevolezza dei cittadini.
L’inaugurazione ufficiale è prevista, con ogni probabilità, nelle prime settimane del 2026, e sarà accompagnata da una cerimonia pubblica alla presenza delle autorità comunali, dei rappresentanti della SAIG e saranno invitati personalità istituzionali in Svizzera e in Italia.
La “Panchina Rossa” rappresenterà così non solo un simbolo di memoria e rispetto per le vittime di violenza, ma anche un invito permanente alla responsabilità collettiva nel contrastare ogni forma di discriminazione e abuso.
Con la consueta foto di rito e un clima di sincera cordialità, l’incontro si è concluso con la conferma di una collaborazione sempre più stretta e produttiva tra la SAIG e il Comune di Chêne-Bourg.
Il Coordinatore Carmelo Vaccaro e il Sindaco Jean-Luc Boesinger hanno ribadito infine la comune volontà di proseguire insieme nel segno del dialogo, della cultura e dell’impegno civico, valori che accomunano profondamente entrambe le istituzioni.
Si terrà domenica 23 novembre, alle ore 13.00, a Palazzo “Crepadona” di Belluno, l’inaugurazione della mostra “Belluno nel cuore del mondo. 25 edizioni di merito e orgoglio”, un percorso espositivo che celebra il venticinquesimo anniversario del premio internazionale “Bellunesi che onorano la provincia di Belluno in Italia e all’estero”.
La rassegna, curata dall’Associazione Bellunesi nel Mondo con il patrocinio e il sostegno della Provincia e del Comune di Belluno, riunisce per la prima volta i volti, le biografie e le testimonianze dei 182 premiati che dal 2000 a oggi hanno portato nel mondo i valori e l’ingegno di una terra capace di generare eccellenze. Le schede dei premiati sono accompagnate da immagini, testi e QR code che permettono di ascoltare, tramite smartphone, brevi videomessaggi registrati da molti di loro. È stato realizzato anche un catalogo dedicato.
L’iniziativa nasce nel 2000 dalla Provincia di Belluno, raccogliendo l’intuizione del Rotary Club Belluno che, l’anno precedente, aveva promosso un primo riconoscimento pubblico agli emigrati di successo. Da allora il premio si è consolidato come un appuntamento annuale di valore civile e culturale, riconoscendo i meriti di chi, in Italia o all’estero, ha onorato il nome della provincia con impegno, talento e senso di appartenenza.
Nel suo intervento, il presidente della Provincia Roberto Padrin sottolinea che “venticinque anni rappresentano un traguardo di orgoglio e memoria: ogni premiato incarna l’essenza dell’identità bellunese, la laboriosità e lo spirito concreto forgiato dalla montagna”.
Parole condivise da Oscar De Bona, presidente dell’Associazione Bellunesi nel Mondo, che ricorda come “questo volume e questa mostra non siano soltanto una raccolta di testimonianze, ma un invito a proseguire il dialogo tra chi è rimasto, chi è partito e chi oggi torna o si riavvicina alle proprie origini”.
Anche Luca Luchetta, presidente del Rotary Club Belluno, evidenzia che “le storie raccolte nel catalogo raccontano percorsi diversi ma legati da un filo comune: la consapevolezza delle proprie radici e la volontà di costruire, ovunque, qualcosa che abbia valore”.
25 anni, 182 premiati nel segno delle Dolomiti
In un quarto di secolo, il premio ha attraversato paesi, professioni e generazioni. Tra i premiati più recenti figurano personalità come Daniele Franco, già ministro dell’Economia e direttore generale di Bankitalia; Carlo Doglioni, presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia; Ferruccio De Bortoli, giornalista e già direttore del Corriere della Sera; e Sandro Macchietto, docente di Ingegneria Chimica all’Imperial College di Londra.
Accanto a loro, scienziati come Renzo Andrich, esperto di tecnologie per la disabilità; missionari come monsignor Virgilio Pante, vescovo in Kenya; e ricercatrici come Mariaelena Pierobon, impegnata in progetti oncologici internazionali.
Molti i protagonisti dell’imprenditoria e del lavoro: Maurilio De Nicolò, ingegnere e innovatore tecnologico a Silicon Valley; Riccardo Lovat, inventore in Canada delle celebri “talpe” per lo scavo di gallerie; Adroaldo Pedro Cassol, industriale del settore edilizio in Brasile; Walter De Toffol, progettista di grandi opere in Lussemburgo; Aclino Feder, imprenditore del mobile in Santa Catarina; e Luis Bogo Moacir, pioniere dello sviluppo economico a Joinville.
Tra gli esponenti della cultura e delle arti si ricordano Rudy Favretti, paesaggista statunitense di origine zoldana; Loraine Balen Tatto, pianista e scrittrice in Brasile; Massimo Facchin, scultore e pittore lamonese; Salvatore Pellizzari, regista teatrale in Cile; João Bez Batti, scultore tra i maggiori del Brasile contemporaneo; e ZeroCalcare, fumettista che ha dedicato un pensiero commosso alle proprie radici bellunesi.
Non mancano i testimoni della solidarietà e del volontariato, come Italo Pierobon, attivo in Africa e America Latina con progetti educativi e sanitari; Lea Zandonella Sarinuto, missionaria in Uganda; e Maria Sonego Roncan, fondatrice in Australia di centri di accoglienza per persone con disabilità.
Un patrimonio di storie e valori
Le schede biografiche dei premiati, raccolte nel catalogo edito da Bellunesi nel mondo – edizioni e coordinate da Marco Crepaz con testi di Giulia Francescon, restituiscono un mosaico di vite che, pur diverse per epoca e professione, condividono un elemento comune: il legame profondo con le origini.
Molti provengono da comuni del Bellunese come Feltre, Agordo, Longarone, Lamon, Sedico, Cesiomaggiore, Pieve di Cadore, altri sono discendenti di emigrati che hanno portato la cultura e i valori bellunesi in Brasile, Argentina, Uruguay, Canada, Stati Uniti, Francia, Lussemburgo, Svizzera e Sudafrica.
Dalla prima edizione del 2000, dedicata a figure come Sergio Pitol, scrittore e diplomatico messicano di discendenza bellunese, fino agli ultimi riconoscimenti assegnati nel 2025, il premio ha raccontato un secolo di migrazioni, successi e resilienza.
La mostra “Belluno nel cuore del mondo” non è soltanto un tributo, ma un viaggio collettivo nella storia dell’emigrazione bellunese, un modo per ribadire che il cuore delle Dolomiti batte forte anche oltre i confini. (focus\aise)