La voce degli eletti all’estero (2)

ROMA – focus/ aise – Dopo il lavoro in Centro America e nei Caraibi, e dopo la missione negli Stati Uniti, ecco che il MAIE è arrivato anche in Canada.
A Toronto, lo scorso 17 novembre, c’è stata quella che i rappresentanti del Movimento Associativo Italiani all’Estero “un’esplosione di italianità” che ha “invaso l’iconico Universal Eventspace di Vaughan – Ontario: tantissimi i connazionali presenti all’appuntamento, che ha visto protagonista la cultura italiana in tutte le sue sfaccettature, a cominciare dalla cucina tricolore fino ad arrivare alla moda e alle eccellenze del made in Italy”.
Presente il vicepresidente MAIE, Vincenzo Odoguardi, che è intervenuto spiegando la sua soddisfazione “per com’è andata a Toronto. Centinaia di persone hanno scelto di essere con noi per parlare di tutto ciò che riguarda l’Italia, certo, ma soprattutto per celebrare la presenza italiana nel mondo e per ricordare a Roma che noi italiani all’estero ci siamo, esistiamo, anche se viviamo oltre confine. Siamo cittadini italiani a tutti gli effetti, con doveri certo, ma anche con diritti. Diritti che, tuttavia, non sempre ci vediamo riconosciuti, come nel caso dei servizi consolari che non funzionano come dovrebbero. Ecco, abbiamo ricordato a tutti i presenti che il MAIE si occupa di tutto questo e lavora sul territorio e nel Parlamento italiano per difendere i diritti degli italiani all’estero, dovunque siano nel mondo, e per sollecitare il governo, quando serve, a fare di più per i connazionali”.
Odoguardi ha poi messo l’accento sull’importanza di continuare a promuovere la cultura italiana e di “trasmettere ai nostri figli e ai nostri nipoti la conoscenza della lingua italiana, delle nostre tradizioni”: “si tratta di un aspetto fondamentale – ha evidenziato il vicepresidente MAIE – se vogliamo che la nostra cultura non si perda nel tempo: è fondamentale trasmetterla alle nuove generazioni”.
Dopo avere elogiato il lavoro che portano avanti le diverse associazioni italiane e gli enti promotori della lingua italiana per difendere e diffondere la cultura tricolore, Odoguardi ha ricordato che quando il MAIE è stato al governo è riuscito a stanziare la somma record di 50 milioni di euro per la cultura italiana nel mondo.
Interrogato poi da alcuni dei connazionali presenti sulla vittoria di Trump, Odoguardi ha commentato: “Tantissimi italiani con cui sono costantemente in contatto mi hanno riferito di avere votato Trump. Evidentemente il tycoon ha saputo conquistare non solo la pancia, ma anche il cervello dell’elettorato. Cittadini sicuramente stanchi di una politica di stampo socialista, stanchi delle guerre, della delinquenza, dell’immigrazione incontrollata. Adesso tocca a Trump dimostrare di essere capace di rendere l’America di nuovo grande”.
Nel corso dell’evento, sono stati consegnati importanti premi a figure straordinarie che si sono distinte per il loro impegno nella promozione dei valori e della cultura italiana in Canada: Giovanna Tozzi, premiata come Donna dell’Anno, per il suo eccezionale contributo nel giornalismo italiano in Canada. Michael Tibollo, Uomo dell’Anno, riconosciuto per il suo ruolo come Ministro Associato della Salute Mentale e delle Dipendenze, incarnando solidarietà e umanità. Prof. Konrad Eisenbichler, onorato per la sua dedizione alla diffusione della cultura italiana attraverso l’ambito accademico. Francesco Sanci, celebrato per il suo instancabile supporto alla comunità italiana locale.
Durante la sua missione in Canada Odoguardi ha avuto anche modo di riunirsi con i vari coordinatori del MAIE presenti nel Paese: “Nelle prossime settimane annunceremo nuovi ingressi nel Movimento, nuove nomine di coordinatori, che andranno a rafforzare il network del MAIE in terra canadese. Saremo presenti, forti e organizzati in tutte le circoscrizioni consolari del Paese. Credo che con il nuovo anno, arriveranno novità importanti”, ha fatto sapere in conclusione il vicepresidente del Movimento Associativo Italiani all’Estero.
“Con una nuova, ennesima importante Sentenza, la Corte di Cassazione ha riaffermato il principio – già espresso in altre sentenze ma non ancora recepito nella legislazione italiana – che il credito per le imposte già pagate all’estero (per redditi prodotti all’estero) spetta (al contribuente con la residenza fiscale in Italia) anche se tale contribuente che ha lavorato all’estero e comunque prodotto redditi all’estero, non abbia presentato la dichiarazione dei redditi in Italia, purchè vi sia una convenzione internazionale contro le doppie imposizioni fiscali”. Ne dà notizia Fabio Porta, deputato Pd eletto in Sud America.
“Il caso esaminato dalla recente Sentenza n. 24160/2024 – spiega il deputato – riguardava un contribuente che aveva prodotto redditi in Brasile e al quale l’Agenzia delle Entrate (Centro operativo di Pescara) aveva notificato 5 avvisi di accertamento per redditi perfezionatisi in Brasile, sottoposti a tassazione in quel Paese ma non dichiarati in Italia. Come è noto in virtù del principio adottato nel diritto tributario interno dallo Stato e dall’amministrazione finanziaria italiani definito “Word Wide Taxation” o tassazione mondiale, i redditi del cittadino residente sono soggetti a tassazione diretta dal fisco italiano indipendentemente dal luogo ove tali redditi sono stati prodotti. Capita spesso quindi che i lavoratori italiani i quali non si iscrivono all’AIRE e producono reddito all’estero sono soggetti o rischiano di essere soggetti se tracciati, a doppia tassazione”.
“La Corte di Cassazione – illustra Porta – ha precisato in questa sua ultima sentenza che con la Convenzione bilaterale sulla doppia imposizione con il Brasile lo Stato italiano, nel caso in cui assoggetti a imposizione elementi di reddito imponibili in Brasile, si è obbligato nei confronti dello Stato brasiliano a detrarre dalle imposte così calcolate l’imposta sui redditi pagata in Brasile. L’obbligo che lo Stato italiano ha assunto nei confronti dello Stato brasiliano è un obbligo incondizionato. In altre parole, con la Convenzione bilaterale l’Italia si è obbligata, nei confronti del Brasile, a limitare la sua sovranità in tema di imposizione fiscale e a far sì che i contribuenti italiani che paghino le tasse al fisco brasiliano in relazione ad elementi di reddito posti in essere in Brasile, nel caso in cui siano assoggettati a tassazione anche in Italia in relazione a quegli stessi elementi di reddito, non subiscano una doppia imposizione. Questo principio vale ovviamente per tutte le convenzioni bilaterali contro le doppie imposizioni stipulate dall’Italia”.
“Si tratta perciò – sottolinea il parlamentare dem – di una sentenza molto importante che praticamente sancisce che l’omessa dichiarazione dei redditi in Italia (da parte del contribuente residente fiscalmente in Italia) non comporta di per sé la perdita del diritto di credito per le imposte pagate all’estero e conferma il concetto che l’art. 165 comma 8 del TUIR (che prevede appunto la doppia tassazione per omessa dichiarazione dei redditi prodotti all’estero) è una norma invalida e incostituzionale sulla quale prevalgono i principi delle convenzioni contro le doppie imposizioni che sono istituite con lo scopo di eliminare la doppia imposizione. Viene quindi confermato dalla Cassazione l’orientamento giurisprudenziale secondo cui il diritto al credito di imposta essendo formalizzato dalle convenzioni contro le doppie imposizioni, non necessita di ulteriori adempimenti – tra i quali la dichiarazione dei redditi – previsti dalla legge nazionale (art. 165 del Tuir) proprio alla luce della preminenza dei Trattati internazionali sulle leggi interne”.
“Le sentenze della Cassazione – precisa Porta – non hanno forza di legge perché decidono un caso specifico portato all’attenzione del giudice; tuttavia la Cassazione definisce la corretta interpretazione e applicazione di una legge. Dovrà ora essere lo Stato (Governo e Parlamento) a modificare la legge per uniformarsi ai principi fissati dalla Suprema Corte. Vorrei ricordare che è da molti anni che segnaliamo e denunciamo (con interrogazioni, emendamenti e proposte di legge) il problema di decine di migliaia di nostri lavoratori andati a lavorare all’estero per più di dodici mesi e i quali, per la ragioni più disparate e sebbene sia obbligatorio per legge, non si iscrivono all’Aire (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero), mantenendo così la residenza fiscale in Italia e che rischiano di essere o sono sottoposti a doppia tassazione”.
“A questo punto, dopo l’ulteriore chiarimento della Cassazione, - conclude Porta – ci sembra improcrastinabile un intervento legislativo del Governo italiano che legiferi - come richiesto anche nelle mie interrogazioni - che il contribuente può detrarre l’imposta assolta all’estero da quella complessivamente dovuta allo Stato italiano, anche nel caso di omessa presentazione della dichiarazione o di omessa indicazione dei redditi prodotti all’estero nella dichiarazione presentata”. (focus\ aise)