La voce degli eletti all’estero (2)

ROMA – focus/ aise – "Sono stato a Londra per incontrare la comunità e le istituzioni italiane nella capitale britannica. Ho avuto anche un costruttivo colloquio col Console Generale Domenico Bellantone, che ringrazio per il suo costante impegno a favore dei nostri connazionali nel Regno Unito”. Ne dà notizia Simone Billi, deputato della Lega eletto in Europa e presidente del Comitato sugli Italiani nel Mondo.
“Sono più di mezzo milione gli iscritti AIRE residenti in UK, di cui 380mila nella circoscrizione consolare di Londra (la più numerosa al mondo dopo quella di Buenos Aires)”, ricorda Billi. “Ho voluto confermare a questi concittadini il mio perdurante impegno nel rappresentarli al meglio in Parlamento".
Dopo le proteste, accese discussioni in Commissione e l’interrogazione urgente presentata al Ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani, si registrano i primi segnali concreti: alcuni consolati italiani all’estero hanno ripreso con gli appuntamenti precedentemente sospesi per il riconoscimento della cittadinanza italiana e la trascrizione dei certificati di nascita.
“È un primo passo nella direzione giusta”, dichiara Francesco Giacobbe, senatore Pd eletto all’estero. “Ma la battaglia è appena iniziata. Non possiamo fermarci ora. Non si può mettere una scadenza alla discendenza italiana”.
“Non possiamo dire a famiglie che vivono e crescono nella cultura e nella lingua italiana che non sono italiane solo perché nate all’estero. Questa è una discriminazione inaccettabile”, prosegue Giacobbe.
Il senatore annuncia nuove iniziative legislative per le prossime settimane: “nei prossimi giorni presenterò alcuni emendamenti per mettere fine a questa discriminazione e garantire pienamente i diritti di cittadinanza a chi ne ha titolo, senza ostacoli burocratici né ingiuste restrizioni temporali. Sperando che prevalga il buon senso”.
La mobilitazione continua, con il sostegno di comunità italiane in tutto il mondo e il lavoro costante in Parlamento per affermare un principio semplice ma fondamentale: “essere italiani non è una questione di coordinate geografiche, ma di identità, cultura e legame profondo con il nostro Paese. Esattamente quello che hanno le famiglie italiane che risiedono all’estero”, conclude Giacobbe.
Rimborsi ritardati e mancata tutela delle invalidità: queste le criticità individuate da Toni Ricciardi nell’applicazione della legge contro le doppie imposizioni fiscali tra Italia e Francia. Sulla questione, il deputato Pd eletto in Europa ha dunque indirizzato un’interrogazione al Governo.
Nella premessa, Ricciardi ricorda che “l'Italia ha ratificato con legge n. 20 del 7 gennaio 1992 la convenzione con la Francia per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e prevenire l'evasione e l'elusione fiscale, firmata a Venezia il 5 ottobre 1989, in vigore dal 1° maggio 1992”.
Il parlamentare eletto all’estero riporta, quindi, alcune “segnalazioni di residenti in Francia, che percepiscono la pensione italiana”, in base alle quali “il rimborso dei crediti fiscali da parte dell'Agenzia delle entrate, dichiarati con il modello 730 – persone fisiche – PF, in mancanza del sostituto di imposta, tarda ad essere erogato tant'è che ad oggi non risulterebbero ancora rimborsati crediti risalenti al 2021, nonostante l'unico reddito percepito sia la pensione Inps; a ciò si aggiunga il fatto che i cittadini italiani residenti all'estero non percepiscono alcun bonus fiscale che invece spetterebbe loro qualora risiedessero in Italia, nonostante il reddito rientri nei limiti previsti per tali agevolazioni”.
Quanto, invece, all'accertamento dello stato invalidante, Ricciardi ricorda che “dal Regolamento (CE) n. 883/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio del 29 aprile 2004, relativo al coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale, discende la concordanza delle condizioni relative allo stato d'invalidità tra l'Italia e la Francia, limitatamente ai regimi indicati nell'allegato VII; ne discende che – spiega il deputato Pd – mentre l'Italia accetta la concordanza per quasi tutte le pensioni di invalidità, la Francia riconosce solo il grado I (invalidità inferiore all'80 per cento), il che esclude di fatto numerosi cittadini italiani dal diritto a prestazioni assistenziali adeguate; a quanto consta all'interrogante il caso specifico di una cittadina italiana residente in Francia evidenzia che, nonostante le sue invalidità riconosciute in modo via via crescente negli anni in Italia (75 per cento dal 2006, 80 per cento dal 2011 e 100 per cento dal 2019), la Francia continua a non riconoscerle lo stesso grado di invalidità”.
Si tratta di una “situazione che rappresenta un danno per tutti i cittadini italiani residenti in Francia che, nonostante abbiano lavorato e versato contributi e imposte per anni, si vedono negati diritti fondamentali che sarebbero riconosciuti in Italia”. Per Ricciardi “è necessario intervenire per garantire che i cittadini italiani residenti in Francia possano beneficiare del riconoscimento dell'invalidità secondo gli stessi criteri applicati in Italia” e “prioritario tutelare i diritti dei cittadini italiani residenti all'estero, garantendo loro equità fiscale e previdenziale sul presupposto che l'integrazione europea deve basarsi sul riconoscimento dei diritti e sulla tutela della dignità delle persone, senza discriminazioni tra cittadini residenti nel proprio Paese e residenti all'estero”.
Il deputato chiede al Governo se “se intenda, per quanto di competenza, adottare misure per consentire ai cittadini italiani residenti all'estero di poter ottenere tempi certi e più rapidi per i rimborsi dei crediti fiscali maturati a seguito delle convenzioni contro le doppie imposizioni” e “se intenda avviare un'interlocuzione con le autorità francesi affinché venga garantito ai cittadini residenti in Francia il pieno riconoscimento del grado di invalidità stabilito dall'Italia”. (focus\aise)