La voce degli eletti all’estero (2)

ROMA – focus/ aise – “La Corte di Cassazione ha recentemente e nuovamente sentenziato (nell’Ordinanza del 23 aprile 2025 n. 10642) che il nostro sistema tributario, così come modificato e integrato dalle Convenzioni fiscali internazionali, prevede una serie di disposizioni volte ad evitare la doppia imposizione dei redditi percepiti all'estero”. È quanto ricorda Fabio Porta, deputato del PD eletto in Sud America, sottolineando che “alla sentenza sono interessati decine di migliaia di contribuenti italiani i quali hanno la residenza fiscale in Italia, ma vanno a lavorare e producono reddito all’estero e che per vari motivi omettono di fare la dichiarazione dei redditi in Italia - o nella stessa non dichiarano i redditi conseguiti all’estero - e spesso, se accertati, sono costretti dall’Agenzia delle Entrare a subire una doppia imposizione anche se hanno già pagato le tasse all’estero”.
“Come è noto”, prosegue Porta, “in virtù del principio adottato nel diritto tributario interno dallo Stato e dall’amministrazione finanziaria italiani definito “Word Wide Taxation” o tassazione mondiale, i redditi del cittadino residente fiscalmente in Italia sono soggetti a tassazione diretta dal fisco italiano indipendentemente dal luogo ove tali redditi sono stati prodotti”.
“L’oggetto del contenzioso che si è innescato negli anni è il comma 8 dell'art. 165 TUIR che nega il diritto alla detrazione delle imposte pagate all'estero in caso di omessa presentazione della dichiarazione o di omessa indicazione dei redditi prodotti all'estero. Capita spesso quindi”, osserva il parlamentare, “che i lavoratori italiani i quali non si iscrivono all’AIRE e producono reddito all’estero sono soggetti, o rischiano di essere soggetti, se tracciati, a doppia tassazione”.
Per Fabio Porta “si tratta di una ingiustizia (abuso?) da parte del Fisco italiano” che lo stesso deputato ha “stigmatizzato più volte nelle mie interrogazioni negli anni passati”.
“Fortunatamente la Cassazione nelle sue recenti sentenze”, che Porta ha evidenziato nelle sue interrogazioni al Governo, “ha recentemente inaugurato un nuovo orientamento giurisprudenziale in base al quale, in presenza di un obbligo internazionale incondizionato assunto dallo Stato italiano nei confronti di un altro Stato con le convenzioni internazionali contro le doppie imposizioni fiscali, il Fisco italiano è tenuto a riconoscere ai contribuenti suoi residenti fiscali la detrazione per le imposte assolte all'estero; infatti l'omessa presentazione della dichiarazione dei redditi o l'omessa indicazione del reddito estero nella dichiarazione dei redditi presentata in Italia non opera come causa di decadenza dalla fruizione della detrazione d'imposta (Cass. 19/06/2024, n. 24205)”.
“In questa ultima Ordinanza dello scorso aprile tuttavia”, precisa ancora il deputato PD, “la Cassazione se da una parte conferma che l’omessa dichiarazione dei redditi in Italia, da parte del contribuente residente fiscalmente in Italia, non comporta di per sé la perdita del diritto di credito per le imposte pagate all’estero e conferma praticamente il concetto che l’art. 165 comma 8 del TUIR, che prevede appunto la doppia tassazione per omessa dichiarazione dei redditi prodotti all’estero, è una norma invalida e incostituzionale sulla quale prevalgono i principi delle convenzioni contro le doppie imposizioni che sono istituite con lo scopo di eliminare la doppia imposizione, dall’altra, nel caso specifico, indica che il credito di imposta possa essere recuperato solo nell'ordinario termine di prescrizione decennale previsto dall'art. 2946 del codice civile”.
“A questo punto, quindi”, si avvia a concludere Porta, “dopo l’ulteriore chiarimento della Cassazione, ci sembra improcrastinabile un intervento legislativo del Governo italiano - e sarà mia premura sollecitarlo di nuovo come ho già fatto nelle mie interrogazioni - che modifichi il comma 8 dell’art. 165 del TUIR, che prevede appunto la doppia tassazione per omessa dichiarazione dei redditi prodotti all’estero, per adeguare la normativa in vigore alla oramai consolidata giurisprudenza della Corte di Cassazione che ha sancito che il contribuente ha diritto alla detrazione dell’imposta già assolta all’estero da quella complessivamente dovuta allo Stato italiano, anche nel caso di omessa presentazione della dichiarazione o di omessa indicazione dei redditi prodotti all’estero nella dichiarazione presentata”.
“Anche gli italiani all’estero accolgono con emozione l’elezione del nuovo Pontefice, segno di continuità e speranza per tutta la comunità cattolica nel mondo. Un momento di unione che attraversa confini e rafforza i legami con le nostre radici”. Così Simone Billi, deputato della Lega eletto in Europa e presidente del Comitato per gli Italiani nel Mondo della Camera dei Deputati, sulla “storica elezione” di Papa Leone XIV, primo Pontefice USA nella storia.
“Un momento significativo anche per noi italiani all’estero: le origini italiane da parte paterna del nuovo Papa ci legano idealmente a questo pontificato e ci invitano a seguire con attenzione come Leone XIV rafforzerà i legami con le comunità cattoliche in Europa e il prezioso patrimonio italiano nel mondo”, annota Billi, che aggiunge: “Prevost, primo Pontefice USA della storia, porta con sé un’eredità familiare che unisce Francia, Italia e Spagna. Le sue origini italiane, infatti, sarebbero da attribuire alla nonna paterna: il padre, Louis Marius Prevost, portava un cognome francese, lasciando supporre che la componente italiana derivi proprio dalla madre”.
“Chissà da quale città e da quale regione italiana provenivano gli antenati del Papa? Forse un borgo nascosto tra le colline, forse una vivace città del Sud”, ipotizza il deputato. “Magari c’è un paesino pronto a festeggiare con striscioni e campane! Un dettaglio che accende la curiosità di noi italiani all’estero, pronti a seguire con orgoglio questo pontificato storico".
Senatore di Italia Viva, Ivan Scalfarotto ha presentato una interrogazione al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, dopo la pubblicazione di alcuni articoli secondo cui il Ministro intenderebbe modificare i requisiti di accesso al concorso per la carriera diplomatica.
“Organi di stampa – riferisce il parlamentare nella premessa – riportano come il Ministro in indirizzo avrebbe annunciato l'intenzione di promuovere modifiche alla disciplina riguardante l'accesso al concorso per la carriera diplomatica, prevedendo che qualsiasi titolo universitario conseguito permetta di partecipare al concorso; la proposta è stata annunciata dal Ministro nel corso di un evento tenutosi nei giorni scorsi alla Camera dei deputati durante il quale, come riportano gli organi di stampa, avrebbe dichiarato: "vorrei un esame comune per tutti, poi uno di specializzazione", sostenendo inoltre di essere convinto che, più si allarga la base del reclutamento, "più bravi diplomatici si avranno in futuro"; secondo le parole del Ministro, - argomenta Scalfarotto – di fatto, si vorrebbe consentire l'accesso al concorso diplomatico anche alle persone che hanno conseguito lauree che esulano dai tre grandi filoni delle scienze politiche e relazioni internazionali, giurisprudenza ed economia attualmente richiesti per concorrere, prevedendo che qualsiasi titolo universitario conseguito, anche non attinente alle competenze richieste dal delicato lavoro che i diplomatici sono chiamati a svolgere (compresa, ad esempio, la laurea in scienze motorie), dia la possibilità di partecipare al concorso”.
“Se le intenzioni del Ministro dovessero essere confermate, - secondo il senatore di Iv – si sarebbe davanti a una grave mancanza di rispetto per i diplomatici, allo svilimento di un ruolo essenziale e indispensabile per la tutela degli interessi del nostro Paese nel mondo, il quale richiede assoluta preparazione e anni di formazione e studio di materie inerenti alla carriera diplomatica”. Per Scalfarotto “è necessario che il Ministro esponga con chiarezza se intende realmente modificare la disciplina riguardante l'accesso al concorso per la carriera diplomatica come descritto”.
A Tajani, quindi, si chiede di sapere “se sia vero che intende modificare i requisiti di accesso al concorso per la carriera diplomatica, prevedendo che qualsiasi titolo universitario conseguito permetta di partecipare al concorso, e in caso affermativo, se non ritenga che ampliare l'accesso alla carriera diplomatica anche a persone che hanno conseguito titoli universitari non coerenti con la carriera diplomatica sia una grave forma di svilimento della diplomazia italiana”. (focus\aise)