La voce degli eletti all’estero

ROMA – focus/ aise – Al momento non ci sono risorse per potenziare l’organico del Consolato generale a Toronto. Ad affermarlo è la Direzione Generale per le Risorse e l’Innovazione della Farnesina rispondendo ad una sollecitazione della senatrice Pd Francesca La Marca che, in un incontro dello scorso 10 febbraio con la Direttrice Generale Patrizia Falcinelli, aveva sollecitato un intervento sulle difficoltà di personale nelle sedi consolari di Toronto, Miami e Città del Messico.
Nel riscontro ricevuto, riporta la senatrice eletta in Centro e Nord America, si sottolinea che, a causa della limitata disponibilità di risorse e degli elevati carichi di lavoro complessivi sulla rete consolare estera, un potenziamento dell’organico in alcune sedi – seppur in sofferenza – potrebbe comportare un inevitabile taglio in altri uffici anch’essi sotto pressione, con conseguente pregiudizio ai servizi erogati. Detto ciò, il Dipartimento ha assicurato di mantenere alta l’attenzione sulla situazione difficile in cui versa il Consolato Generale di Toronto.
“Giudico questa risposta da parte della Direzione Generale per le Risorse e l’Innovazione insufficiente”, commenta la senatrice. “Gli unici punti positivi che riconosco sono che la Direttrice Generale abbia accolto la mia sollecitazione disponendo l’invio temporaneo di una dipendente delle aree funzionali a partire da inizio maggio. La seconda cosa positiva consiste nell’aver pubblicato, proprio in questi giorni, un’ulteriore posizione di assegnazione breve per supportare la sede negli adempimenti referendari”.
“Seppur ringrazio la Direttrice Generale Falcinelli per l’attenzione riposta, - continua La Marca – le misure annunciate sono temporanee e insufficienti rispetto alle gravi lacune strutturali del Consolato di Toronto, che si trova ad affrontare una crescente mole di richieste con un organico sottodimensionato. Non possiamo accettare soluzioni tampone per un problema strutturale che riguarda decine di migliaia di cittadini italiani in Ontario e Manitoba che fanno riferimento a questa sede consolare”.
“Non mancherò – conclude la senatrice Pd – di monitorare con attenzione l’andamento della situazione e certamente non mancherò di intervenire in un prossimo futuro, come ho sempre fatto, per assicurare un livello di servizio adeguato ai cittadini italiani residenti in Ontario e Manitoba”.
Nella seduta di ieri in Commissione Affari Esteri alla Camera il sottosegretario Giorgio Silli ha risposto all’interrogazione di Simone Billi (Lega) sulle iniziative per ottenere il dissequestro della “Casa d'Italia” a Zurigo.
Come anticipato dal deputato eletto in Europa, anche se la vicenda legale non è conclusa, continuano i lavori di ristrutturazione dello stabile. Nella sua risposta, Silli ha sintetizzato gli eventi che, dal settembre 2020, hanno portato al sequestro dell’immobile che dovrà ospitare il Consolato generale, l'Istituto italiano di cultura e le scuole statali italiane.
“Nel settembre 2020, - ha riportato Silli – un lodo arbitrale emesso secondo le procedure del Centro internazionale per la soluzione delle controversie in materia di investimenti (ICSID) ha condannato l'Italia a un risarcimento di 16 milioni di euro (più interessi e spese legali) a favore di ESPF Germania, ESPF Austria e InfraClass Energie per violazione degli obblighi di protezione degli investimenti stranieri garantiti dal Trattato sulla Carta dell'energia (da cui l'Italia si è ritirata a partire dal 1° gennaio 2016, ma cui resta legata per i successivi 20 anni, alla luce della cosiddetta “sunset clause”). Il lodo ha accertato che con il decreto-legge del 24 giugno 2014 n. 91 (“decreto spalma incentivi”) l'Italia ha modificato in corsa il regime in vigore al momento degli investimenti effettuati dai ricorrenti, in contrasto con i princìpi di buona fede e di legittimo affidamento degli investitori”.
“L'Italia – ha spiegato il sottosegretario – ha quindi impugnato il lodo per difetto di giurisdizione del collegio arbitrale nelle controversie intra-UE. Già nel corso del procedimento arbitrale, infatti, con la sentenza “Achmea” del 6 marzo 2018, la Corte di giustizia dell'Unione europea aveva indicato che gli arbitrati previsti da Trattati pregiudicano l'autonomia del diritto UE nella misura in cui sottraggono alla competenza delle giurisdizioni degli Stati Membri controversie che possono riguardare l'applicazione o l'interpretazione del diritto UE. I collegi arbitrali, inoltre, non sono abilitati ad adire la CGUE in via pregiudiziale. Successivamente, con la sentenza “Komstroy” del 2 settembre 2021 la CGUE ha dichiarato l'arbitrato intra-UE previsto dal Trattato sulla Carta dell'energia incompatibile con il diritto dell'Unione”.
“Il 31 luglio 2023, - ha aggiunto Silli – il Comitato di annullamento ICSID ha però rigettato l'impugnazione dell'Italia riconoscendo la giurisdizione del Tribunale arbitrale sulla base della Carta dell'energia e l'irrilevanza, ai fini della decisione sulla controversia, del diritto UE. Il lodo sfavorevole è dunque divenuto definitivo, rendendo possibile richiederne l'esecuzione in uno dei 158 Stati Parte della Convenzione ICSID. Sentita l'Avvocatura generale dello Stato, il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica – Amministrazione capofila nella vicenda fin dalla fase pre-contenziosa – ha dunque avviato, nel luglio dello scorso anno, interlocuzioni con le Società del Gruppo ESPF, al fine di verificare la sussistenza dei presupposti per addivenire ad un accordo transattivo, fatta salva ogni opportuna valutazione sulla sua compatibilità con il Trattato sul funzionamento dell'Unione europea e con la normativa unionale in materia di aiuti di Stato. Infatti, secondo l'interpretazione del diritto UE, il pagamento erogato da uno Stato membro in conseguenza di un lodo ICSID, seppure avvenga a seguito di procedura esecutiva, può costituire un aiuto di stato ed essere dunque illegittimo. A tal fine, il MASE è in attesa di una valutazione su tali profili dalla Direzione Generale per la Concorrenza della Commissione Europea”.
“Non essendo stato raggiunto un accordo transattivo, - ha detto ancora Silli – il 9 settembre 2024 ESPF ha dunque messo in mora il MASE chiedendogli di versare 27,8 milioni di Euro (compresi interessi e spese legali), preannunciando il ricorso a procedure esecutive del lodo in mancanza del pagamento. L'8 novembre 2024, ESPF e InfraClass Energie hanno ceduto il credito derivante dal lodo a Francis Marc Louvard e Gregory Ingram, titolari del gruppo KGAL cui le stesse ESPF e InfraClass Energie fanno capo”.
“Lo scorso dicembre, i detentori del credito ceduto hanno avviato in Svizzera una procedura esecutiva per un ammontare di 32 milioni di franchi svizzeri, chiedendo il sequestro conservativo di beni riconducibili allo Stato italiano, in particolare l'immobile demaniale “Casa d'Italia” a Zurigo, destinato ad ospitare – al termine dei lavori di ristrutturazione eseguiti di concerto con le Autorità locali – il Consolato generale d'Italia a Zurigo, l'Istituto italiano di cultura e le scuole statali italiane. Il MASE e l'Avvocatura generale dello Stato, con il supporto del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e dell'Ambasciata d'Italia a Berna e per il tramite di uno studio legale appositamente incaricato, - ha confermato il sottosegretario – hanno depositato opposizione al provvedimento di sequestro, opponendo l'immunità dalle procedure esecutive di un immobile destinato all'esercizio di funzioni sovrane. Nelle more del procedimento, tuttora pendente, l'immobile resta nella materiale disponibilità del Consolato generale, che – ha concluso Silli – sta proseguendo con i lavori di ristrutturazione”. (focus\aise)