La voce degli eletti all’estero

ROMA – focus/ aise – “Cittadinanza italiana iure sanguinis tra diritto costituzionale, diritto euro unitario ed interventi legislativi” è il titolo del convegno svolto il 29 maggio, nella Sala del Cenacolo della Camera dei Deputati. Promosso dall’associazione Natitaliani, il convegno è stato ospitato dai deputati PD Stefano Vaccari, Fabio Porta e Christian Di Sanzo.
Un tema molto importante anche alla luce dei cambiamenti apportati alle modalità di trasmissione della cittadinanza con l’approvazione della conversione in legge del decreto 36/2025 contro cui il Pd si è fermamente opposto.
“La cittadinanza italiana per discendenza – riconosciuta secondo il principio dello ius sanguinis – è oggi al centro di un complesso dibattito che intreccia diritto, politica e identità nazionale”, ha detto Vaccari, segnalando le criticità procedurali e costituzionali e criticando “l’abuso della decretazione d’urgenza soprattutto quando si interviene su diritti fondamentali per cui può essere dichiarata incostituzionale”. Da censurare, per il deputato, anche la retroattività delle norme che rappresenta “un vulnus per la certezza del diritto” e la limitazione della trasmissione della cittadinanza per chi vive all’estero.
Deputato eletto in Sud America, per Fabio Porta il decreto è espressione di un “arroccamento sovranista”. Si propone una “fortezza Italia” chiusa anche agli italiani all’estero.
Il decreto cittadinanza, così come quello sulla sicurezza, secondo Porta è “pieno di elementi di incostituzionalità”. Un provvedimento “ostile”, che “colpisce al cuore gli italiani nel mondo” e che produce “due categorie di italiani, di serie A e di serie B cioè gli italiani all’estero”.
Per Christian Di Sanzo, eletto in Centro e Nord America, il provvedimento non solo “rompe il legame tra l’Italia e le sue comunità all’estero” ma avrà “anche delle conseguenze sul soft power che ha l’Italia nel mondo”. “Una vera e propria violenza” perpetrata usando “un decreto legge per cambiare una delle leggi fondamentali dello Stato senza rispetto delle prerogative parlamentari”, con un dibattito ridotto ai minimi termini. Di Sanzo ha quindi richiamato l’impegno del Pd per migliorare il testo, che però non ha prodotto risultati perché “non vi è stata alcuna apertura da parte della maggioranza”; è stata così varata “una legge tra le più restrittive al mondo, senza considerare il ruolo dell’emigrazione nella storia italiana”.
L’incontro – cui sono intervenuti illustri giuristi - è servito a fare luce sui cambiamenti in atto e su eventuali rimedi da porre in essere per rimediare alle storture del decreto.
L’incontro è stato moderato da Claudia Antonini, Vicepresidente di Natitaliani e Segretaria Nazionale FENATIP.
Un invito alla partecipazione al voto referendario. A rilanciarlo sono Giuseppe Ardica, Segretario del PD in Australia, il Coordinatore Nazionale INCA Fabio Sandonà e Luca Esposito, responsabile FILEF in Australia in un messaggio ai connazionali in Australia, chiamati al voto per i referendum su lavoro e cittadinanza.
“Questo appuntamento rappresenta un’occasione cruciale per esercitare il diritto democratico e contribuire a costruire un’Italia più giusta, inclusiva e rispettosa dei diritti dei lavoratori e dei cittadini”, si legge nel messaggio di Ardica, Sandonà ed Esposito. “I cinque quesiti referendari, promossi dalla CGIL e da associazioni come +Europa, toccano temi fondamentali: il lavoro e la cittadinanza. Votare – sottolineano – è un dovere civico per affermare i principi di dignità, sicurezza e uguaglianza sanciti dalla nostra Costituzione”.
Ricordato che le schede votate dagli italiani all’estero devono arrivare nei Consolati entro le 16:00 del 5 giugno, Ardica, Sandonà ed Esposito ricordano che “Partito Democratico, INCA CGIL e FILEF Australia sostengono con convinzione il SÌ a tutti e cinque i quesiti, poiché rappresentano un passo verso un’Italia più equa”.
Il primo quesito, spiegano, “mira ad abrogare il contratto a tutele crescenti del Jobs Act, ripristinando il reintegro per i licenziamenti illegittimi nelle aziende con più di 15 dipendenti, garantendo così maggiore protezione ai lavoratori. Il secondo quesito elimina il tetto massimo di sei mensilità per l’indennizzo in caso di licenziamento ingiustificato nelle piccole imprese, affidando al giudice la determinazione di un risarcimento equo. Il terzo quesito contrasta la precarietà, reintroducendo l’obbligo di motivare i contratti a termine, per favorire occupazioni stabili. Il quarto quesito rafforza la responsabilità solidale di committenti, appaltatori e subappaltatori per gli infortuni sul lavoro, promuovendo una maggiore sicurezza. Infine, il quinto quesito riduce da 10 a 5 anni il periodo di residenza legale necessario per richiedere la cittadinanza italiana, un cambiamento essenziale per includere oltre 2,3 milioni di persone che vivono, studiano e lavorano nel nostro Paese”.
“Votare SÌ significa scegliere la dignità del lavoro, la sicurezza sul posto di lavoro e l’inclusione per chi considera l’Italia la propria casa. Invitiamo tutti a non lasciarsi scoraggiare dalle chiamate all’astensione e a partecipare attivamente. Il vostro voto è la vostra voce”, concludono. “Usatela per un futuro migliore”. (focus\aise)