L'ambiente al primo posto

ROMA – focus/ aise – Dal 5 al 12 ottobre torna l’appuntamento con la Settimana del Pianeta Terra, il Festival nazionale delle Geoscienze giunto alla sua XIII edizione.
Il ricco calendario prevede anche quest’anno eventi su tutto il territorio nazionale: escursioni, passeggiate, laboratori didattici e sperimentali, mostre, conferenze, seminari, musica e attività artistiche per consentire a tutti di avvicinarsi al mondo delle Geoscienze e scoprire come queste ultime possono contribuire a migliorare la sicurezza e la qualità della vita di tutti noi.
L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) partecipa alla manifestazione con numerosi “geo-eventi”.
Martedì 7 ottobre alle ore 9:30 presso l’Istituto Comprensivo Statale “Leonardo Da Vinci” di Mussomeli (CL) si terrà la conferenza “L’isola che non c’è”. Il seminario, curato dalla Sezione INGV di Palermo, è dedicato all’Isola Ferdinandea, emersa nel Canale di Sicilia nel 1831 e poi rapidamente scomparsa sotto il livello del mare. Obiettivo dell’appuntamento è avvicinare gli studenti alla geologia del territorio siciliano, alle dinamiche vulcaniche che interessano il Canale di Sicilia e ai fenomeni di vulcanismo sottomarino.
Martedì 7 e mercoledì 8 ottobre alle ore 09:00 il Centro Congressi Nicolosi Etna ospiterà attività e giochi con le scuole con l’evento “Vuoi conoscere la storia del vulcano più attivo d’Europa? L’Etna: patrimonio dell’umanità e laboratorio naturale”. Attraverso un percorso multidisciplinare, i ricercatori dell’Osservatorio Etneo dell’INGV racconteranno la storia e la geologia di questo maestoso vulcano, simbolo del Mediterraneo e patrimonio dell’umanità. I visitatori potranno vedere una riproduzione in scala del vulcano, osservare campioni di rocce vulcaniche etnee, dialogare con i ricercatori e scoprire le attività di ricerca e monitoraggio condotte dall’INGV. Inoltre, potranno prendere parte a un divertente gioco per mettere alla prova le loro conoscenze in modo interattivo e coinvolgente.
Giovedì 9 ottobre alle ore 17:00 al DAMSLab - Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna ci sarà un incontro con gli esperti, quiz, dimostrazioni. “Un viaggio tra gli eventi naturali che animano la terra: uno zoom sull’Italia”, attività curata dalla Sezione INGV di Bologna in collaborazione con il Dipartimento di Fisica e Astronomia (DIFA) dell’Università di Bologna. Dall’atmosfera alle profondità della Terra, vi attende un percorso fatto di esperimenti, incontri e attività per esplorare i processi naturali che animano il nostro pianeta e la nostra affascinante penisola. Proponiamo un viaggio attraverso i processi naturali mediante dimostrazioni, quiz ed exhibit. Ricercatrici e ricercatori incontrano grandi e piccoli per parlare della fisica di eruzioni vulcaniche, terremoti, processi atmosferici e correnti oceaniche perché imparare a leggere i segnali della natura grazie alla scienza ci rende più consapevoli del territorio in cui viviamo e aiuta a proteggerci meglio dai suoi rischi.
“Forze invisibili: come il campo geomagnetico influenza la nostra vita” è il titolo dell’incontro in programma giovedì 9 e venerdì 10 ottobre dalle ore 9:00 e ore 11:00 all’Auditorium del Liceo Scientifico Statale “A. Pacinotti” di La Spezia. Scopriremo in modo interattivo i segreti nascosti del campo magnetico terrestre e i processi che legano il Sole alla Terra. Un evento coinvolgente in cui un seminario partecipato e una sfida digitale faranno viaggiare dal nucleo della Terra fino allo spazio, seguendo le linee di forza del campo magnetico ed esplorando tutte le curiosità che lo riguardano. Un’occasione unica per approfondire in modo pratico e divertente un fenomeno che ci protegge ogni giorno, senza che ce ne accorgiamo.
Infine sabato 11 ottobre alle ore 9:00 ai Conetti vulcanici del Carcavone di Pollena Trocchia (NA) ci sarà l’incontro con gli esperti, talk ed escursione “I conetti vulcanici di Pollena Trocchia e la storia dell’antico vulcano di Somma”. In questo evento di geoarcheologia, esploreremo la zona del Carcavone, a Pollena-Trocchia, tra le più suggestive dell’area vesuviana, all’interno di una cava di grande interesse per i vulcanologi per l’esposizione dei prodotti eruttati nel corso della “eruzione di Pollena“ del 472 A.D. Nella zona sono stati individuati anche i Conetti vulcanici del Carcavone, strutture eruttive del vulcano Somma precedenti all'eruzione del 79 d.C. Inoltre, nel territorio di Pollena sono stati rinvenuti i resti di un’antica villa romana con annesso complesso termale. Il sito scoperto nel 1988, fu abbandonato negli anni successivi, per essere poi riscoperto nel 2006, grazie all’Apolline Project, che dopo la bonifica ha avviato uno scavo archeologico ancora oggi in corso.
Un sensore “indossabile” dalle piante in grado di cogliere i segnali che ne indicano lo stato di salute attraverso una sorta di elettrocardiogramma vegetale. Il dispositivo è stato messo a punto da PlantZCare, uno spin-off del Politecnico di Torino creato nel febbraio 2025 che, in questo modo, può dare un grande contributo all’innovazione in agricoltura e alla compatibilità con l’ambiente delle attività produttive agricole. Il prodotto di Plantzcare entro la fine del 2025 sarà disponibile sul mercato.
“Il nostro lavoro è iniziato da una constatazione: il corpo umano e le piante presentano delle similitudini, tra cui un sistema interno di vasi per il trasporto dei liquidi. Abbiamo quindi pensato che si potessero adoperare i metodi basati sulla bioimpedenza elettrica, comunemente utilizzati per fornire informazioni utili sulla nostra salute, anche per rilevare la salute delle piante”, spiega Luca Rolle, co-fondatore e CEO di PlantZCare.
Constatazione e ipotesi che sono state verificate in campo, attraverso l’ideazione di un sensore in grado di rilevare la bioimpedenza elettrica all’interno dei fusti vegetali (legnosi o erbacei). Il dispositivo ha dimostrato che esiste una correlazione tra andamento della bioimpedenza elettrica e lo stato di salute delle piante arrivando a fornire un tracciato simile a un ECG dei vegetali, il cui andamento è correlato a due condizioni fondamentali: la presenza di acqua e di patogeni.
L’indossabilità del dispositivo deriva dal fatto che il sensore può essere agevolmente applicato sui fusti tramite una serie di aghi che hanno il compito di rilevare la bioimpedenza elettrica, ovvero un segnale elettrico che cambia a seconda dello stato interno della pianta. Il dispositivo trasmette i dati, anche a lunga distanza e con un basso consumo energetico, ad una centralina che li elabora sotto forma di un tracciato simile a quello di un ECG.
“Abbiamo sperimentato il nostro sensore con l’aiuto del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università di Torino – racconta Rolle – su alcune piante fruttifere, sulla vite, sul kiwi e sui pomodori; sia in pieno campo che in serra, sempre con risultati positivi”.
Danilo Demarchi, docente presso il Dipartimento di Elettronica e Telecomunicazioni-DET, co-fondatore e consulente scientifico di PlantZCare, aggiunge: “Prima della creazione dello spin-off abbiamo lavorato tre anni sul progetto regionale WAPPFRUIT – Tecnologie intelligenti applicate alla gestione dell’acqua in frutticultura, finanziato dal FEASR – Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale dedicato al controllo dell’irrigazione attraverso il recepimento dei segnali dello stato di benessere idrico delle piante di melo e actinidia. Il confronto tra l’area controllata con il nostro metodo e quella monitorata in modo tradizionale ha dimostrato un minor uso delle risorse idriche pari al 40% e una sostanziale equivalenza di raccolto”.
Da PlantZCare – che ha come co-fondatori anche Umberto Garlando e Alessandro Sanginario – precisano: “il metodo messo a punto rileva lo stato generale di salute della pianta cogliendo i segnali in anticipo rispetto ai metodi tradizionali. Il segnale è in grado di distinguere la presenza di uno stress idrico oppure di una malattia che ha colpito la pianta. L’indicazione precoce di eventuali alterazioni dalla norma consente, in fase successiva, di approfondire le cause in campo con rilevazioni dirette, ma soprattutto permette un forte risparmio di acqua e fitofarmaci e quindi un abbattimento dei costi di produzione e un miglioramento della produttività”.
Sulla base di quanto già rilevato, un sensore è in grado di monitorare in parallelo 4 piante, anche a stelo morbido, o orticole. Alla fine del 2025 si arriverà quindi alla completa ingegnerizzazione del sensore, mentre si sta studiando anche il riconoscimento specifico delle malattie segnalate.
Destinatari dei risultati di PlantZCare non sono solo gli agricoltori ma anche gli enti pubblici che devono monitorare il patrimonio verde urbano oppure i parchi. (focus\aise)