Le vie del commercio estero

ROMA – focus/aise - Il Consorzio del Parmigiano Reggiano ha presentato nei giorni scorsi i dati del primo semestre 2024. Dopo aver chiuso il 2023 con un giro d’affari al consumo che ha toccato il massimo storico di 3,05 miliardi di euro, nel periodo gennaio-giugno 2024 il Consorzio ha registrato – rispetto al primo semestre 2023 – un incremento delle vendite totali pari al +15,1% (70.742 tonnellate vs 61.458). Segno positivo sia per le vendite nel mercato italiano (+12,9%, 35.818 tonnellate vs 31.737), grazie ai canali GDO e industria cresciuti rispettivamente del +14,5% e +23,8%; sia soprattutto per l’export, che segna un +17,5% (34.924 tonnellate vs 29.721), con aumenti tanto nei Paesi UE (+13%, 19.337 tonnellate vs 17.117), quanto in quelli extra UE, che registrano un exploit del +23,7% (15.586 tonnellate vs 12.605). Le vendite sui mercati internazionali sono trainate da tutte le tipologie di formato (forme, grattugiati, formati speciali), con un aumento in particolare del porzionato (+21,9%).
Gli USA si riconfermano il primo mercato estero della Dop, con un +21,7% (7.736 tonnellate vs 6.359). Proprio per sostenere la crescita in questo Paese, oltre a consolidare nel 2024 un forte investimento per attività di digital e influencer marketing, un’intensa attività di pubbliche relazioni e media relations, partecipazione a fiere ed eventi, attivazione e presidio dei punti vendita e supporto agli operatori, il Consorzio ha ufficializzato lo scorso 27 luglio (anniversario dei 90 anni dalla fondazione) l’apertura di un ufficio operativo (corporation) negli Stati Uniti per avere una maggiore efficacia nelle operazioni di tutela e di promozione nel mercato a stelle e strisce.
Il Parmigiano Reggiano ha registrato dati molto positivi anche in Francia (+9,6%, 7.268 tonnellate vs 6.633), secondo mercato al mondo e primo in Unione Europea, Germania (+15,1%, 5.093 tonnellate vs 4.423), che mostra una ripresa molto importante dopo le difficoltà del 2023, e Regno Unito (+18,8%, 3.839 tonnellate vs 3.232), segnale significativo per un mercato che era stato messo in difficoltà dalla Brexit.
Ottimi risultati anche Oltreoceano, con il Canada che segna un +73,7% (1.471 tonnellate vs 847), con un grande recupero dopo i problemi legati alle quote nel 2023, e il Giappone che cresce dell’11,3% (496 tonnellate vs 445), confermandosi il primo mercato asiatico della Dop. Buon andamento anche per i mercati emergenti, in particolare la Cina (+43,8%, 25 tonnellate vs 18) con volumi ancora contenuti ma in costante crescita, e l’Area del Golfo (+84,5%, 123 tonnellate vs 67) che sta diventando un target significativo anche per i volumi esportati.
Nel primo trimestre 2024 le esportazioni dei distretti piemontesi ammontano a 3,2 miliardi di euro, in crescita dello 0,9% per un corrispettivo di 30 milioni di euro. Questo l’ultimo dato sull’export distrettuale elaborato dal Research Department di Intesa Sanpaolo. In Piemonte, i distretti hanno ottenuto risultati migliori della media dei distretti italiani, in calo dell’1,1%.
L'andamento dell’export è positivo sia verso i nuovi mercati (+1%), trainati da Hong Kong, Emirati Arabi Uniti, India e Polonia, sia verso i mercati maturi (+0,9%) con Stati Uniti, Irlanda, Regno Unito, Danimarca e Germania in testa. Considerando i principali sbocchi commerciali delle esportazioni distrettuali piemontesi, le contrazioni più evidenti hanno riguardato Belgio, Francia, Cina e Romania.
I distretti agro-alimentari piemontesi hanno registrato nel complesso un aumento delle vendite all’estero del 5,1%, ma non tutti hanno un segno positivo: Dolci di Alba e Cuneo (+18,9%, pari a +75 milioni di euro), Caffè, confetterie e cioccolato torinese (+7,6%, pari a +17 milioni di euro), Riso di Vercelli stabile sui livelli di export del primo trimestre 2023, Vini delle Langhe, Roero e Monferrato (-2%, corrispondenti a -9 milioni di euro) e Nocciola e frutta piemontese (-17,8% corrispondenti a -17 milioni di euro).
I distretti del sistema moda hanno realizzato nel complesso una crescita dell’1,3%, ma l’andamento dei due distretti è nettamente differente: l’Oreficeria di Valenza ha aperto l’anno con una crescita dell’export del 5,8% per 27 milioni di euro; il Tessile di Biella, invece, ha registrato un calo sui mercati esteri del 2,2% pari a 13 milioni di euro.
Il 2024 si è aperto con qualche difficoltà per l’export della meccanica distrettuale piemontese, in calo del 5,9%. Risultano in diminuzione tutti i distretti: Macchine utensili e robot industriali di Torino (-1,1%, pari a -3 milioni di euro), Rubinetteria e valvolame di Cusio-Valsesia (-6,5%, pari ad -27 milioni di euro); Frigoriferi industriali di Casale Monferrato (-12%, corrispondenti a -10 milioni di euro) e Macchine tessili di Biella (-22,2%, corrispondenti a -7 milioni di euro).
Per quanto riguarda i poli tecnologici piemontesi, nel primo trimestre 2024 l’export è stato pari a 50 milioni di euro, corrispondente ad una crescita del 12,7%. Questo risultato complessivo è frutto del balzo nelle esportazioni del Polo aerospaziale (+38,9%, pari ad un aumento in valore di 67 milioni di euro) che controbilancia la battuta d’arresto del Polo ICT di Torino (-7,6%, per un calo in valore di 17 milioni di euro).
Secondo Stefano Cappellari, direttore regionale Piemonte Nord, Valle d’Aosta e Sardegna di Intesa Sanpaolo, “la buona capacità competitiva dei distretti piemontesi ci porta a pensare che il ritmo di crescita si rafforzerà nel momento in cui l’incertezza internazionale, legata anche al fermo nel Canale di Suez, si attenuerà. Tra l’altro, si è da poco chiarito il quadro incentivi legato a Transizione 5.0, e questo non può che essere uno stimolo per gli investimenti in chiave sostenibile, che potranno beneficiare di importanti crediti d’imposta. Intesa Sanpaolo ha agito in anticipo lanciando già a marzo il programma di finanziamenti “Il tuo futuro è la nostra impresa”, che mette a disposizione per il Piemonte 10 miliardi di euro proprio su Transizione 5.0 ed energia, sviluppo internazionale, digitale e cybersecurity, in stretta correlazione con gli obiettivi del PNRR. Il programma è un’opportunità anche per le piccole imprese, in particolare per quelle che sosteniamo attraverso le filiere: solo in Piemonte 86 per un totale di 4.400 aziende fornitrici”.
Nel primo trimestre 2024 i distretti dell’Umbria confermano un buon andamento realizzando esportazioni per 298,4 milioni di euro, in crescita del +22,4%, meglio della media italiana. È quanto emerge dal Monitor dei Distretti dell’Umbria realizzato dal Research Department di Intesa Sanpaolo.
I DATI
In termini relativi è il distretto dell’Olio umbro che realizza l’incremento più elevato, con un balzo delle esportazioni pari al +44,2%, soprattutto verso Spagna, Francia, e Polonia ma anche verso il nord America con risultati importanti negli Stati Uniti (+89,9%) e in Canada (+56,1%). Inoltre, sono da evidenziare anche le forti crescite nei paesi asiatici come Taiwan (+238,6%) e nella Repubblica di Corea (+14%) che rientrano tra le prime dieci destinazioni dell’export di olio umbro.
Il distretto della Maglieria e abbigliamento di Perugia si conferma al primo posto per rilevanza di esportazioni: nel primo trimestre 2024 ha realizzato 200,1 milioni di euro di vendite all’estero, con un incremento del +21,4% rispetto al periodo gennaio-marzo 2023. Entrambe le componenti che caratterizzano la specializzazione del sistema moda hanno confermato balzi importanti; infatti, le esportazioni di maglieria sono cresciute del 26,3% e quelle di abbigliamento del 19,9%. Come mercati di riferimento, si consolida la presenza negli Stati Uniti che restano il primo mercato di sbocco, ma si registrano risultati particolarmente brillanti anche verso Francia, Cina, Hong Kong ed Emirati Arabi Uniti.
Il distretto del Mobile dell’Alta Valle del Tevere registra invece un calo del -20,4% nel primo trimestre del 2024. A penalizzare il distretto sono state soprattutto le minori vendite verso Francia, Stati Uniti e Germania.
I risultati del primo trimestre confermano la buona competitività dei distretti umbri. Le aspettative sono di una seconda parte del 2024 dove si prevede una maggior spinta dagli scambi mondiali, ma si tratta di attese soggette a forte incertezza, vista la presenza nell’attuale scenario di diversi fattori di rischio, dalle tensioni geopolitiche, alle elezioni negli Stati Uniti. Tuttavia, la buona capacità di risposta e l’elevata competitività dei distretti umbri nel proporsi nei contesti internazionali potrà confermarsi come una leva fondamentale di sostegno all’economia regionale.
“Nei primi mesi dell’anno i distretti e i poli tecnologici umbri hanno mostrato ancora una volta un buon andamento, in particolar modo quelli che hanno saputo cogliere le opportunità legate alla trasformazione del business in ottica green, digitale e del piano Transizione 5.0”, commenta Tito Nocentini, Direttore Regionale Toscana e Umbria Intesa Sanpaolo. “Interventi, questi, necessari e utili alla competitività delle imprese del territorio, che la nostra banca sostiene con un programma da 120 miliardi di euro da qui al 2026, di cui 3 miliardi di euro in Toscana, e che si rivolge anche alle realtà più piccole e alle filiere. Proprio nella nostra Regione abbiamo attivato 14 contratti di filiera, con circa 1000 fornitori e un giro d’affari complessivo di 1,8 miliardi di euro”. (focus\aise)