Vento d’Europa

ROMA – focus\aise - La Commissione europea ha adottato un divieto dell’impiego di bisfenolo A (BPA) nei materiali a contatto con gli alimenti, a causa del suo impatto potenzialmente nocivo sulla salute. Il BPA è una sostanza chimica utilizzata nella fabbricazione di determinate materie plastiche e resine.
Alla luce di tale divieto, il BPA non sarà consentito nei prodotti che entrano in contatto con alimenti o bevande, come ad esempio il rivestimento di lattine metalliche, bottiglie di plastica riutilizzabili per bevande, refrigeratori per la distribuzione d'acqua e altri utensili da cucina. Il divieto fa seguito a un voto favorevole degli Stati membri dell'UE all'inizio di quest'anno e a un periodo di controllo da parte del Consiglio e del Parlamento europeo, e tiene conto della più recente valutazione scientifica dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA).
In particolare, riporta Bruxelles, l'EFSA ha concluso che il BPA ha "effetti potenzialmente nocivi sul sistema immunitario". Il divieto proposto è stato anche oggetto di una consultazione pubblica e di ampie discussioni con tutti gli Stati membri.
Il BPA è già vietato nell'UE per i biberon destinati ai lattanti ed i prodotti analoghi. Per la maggior parte dei prodotti vi sarà un periodo di eliminazione graduale di 18 mesi, con eccezioni molto limitate laddove non esistano alternative, in modo da lasciare all'industria il tempo necessario per adattarsi ed evitare perturbazioni della catena alimentare. Il divieto riguarda anche altri bisfenoli nocivi per il sistema riproduttivo ed endocrino.
"Il mantenimento di elevati standard di sicurezza alimentare nell'Unione europea e la protezione dei cittadini è una delle massime priorità della Commissione”, ha evidenziato Oliver Várhelyi, Commissario per la Salute e il benessere degli animali. “Il divieto adottato, basato su solidi pareri scientifici, proteggerà i nostri consumatori dalle sostanze chimiche nocive che possono venire a contatto con i loro alimenti e le loro bevande".
La Commissione europea ha pubblicato i risultati dell'indagine Eurobarometro sugli stereotipi di genere, dai quali emerge che in generale gli europei ritengono che la parità di genere sia vantaggiosa per tutti. Alcuni stereotipi di genere tuttavia persistono in diversi ambiti, con differenze rilevate tra Stati membri e fasce d'età.
L'indagine fornisce una panoramica delle percezioni degli stereotipi di genere in vari contesti: famiglia e lavoro, politica e posizioni dirigenziali e percezioni di diversità di trattamento in base al genere nelle situazioni di vita quotidiana. L’indagine fa seguito ad altre analoghe sulla parità di genere condotte nel 2009, 2014 e 2017.
Sono stati compiuti progressi positivi: tre intervistati su quattro riconoscono che anche gli uomini beneficiano della parità di genere e il 90% degli europei ritiene che l’indipendenza economica sia importante tanto per le donne quanto per gli uomini. Alcuni risultati suggeriscono tuttavia che alcuni stereotipi di genere persistono.
Ad esempio, il 49% degli intervistati ritiene che gli uomini siano naturalmente meno competenti delle donne nello svolgere lavori domestici.
Rispetto al 2017 sembrano inoltre essere aumentati alcuni atteggiamenti stereotipati sulle capacità delle donne e degli uomini in politica: dall'indagine attuale emerge infatti che il 47% degli intervistati concorda sul fatto che in politica gli uomini sono più ambiziosi delle donne. Tuttavia, a livello dell'UE, oltre la metà degli intervistati è favorevole all'introduzione di misure volte ad affrontare la sottorappresentanza delle donne in politica.
"Gli stereotipi di genere riguardano tutti noi, ma è ingiusto che tali pregiudizi continuino ad avere un impatto sulla vita professionale e personale dei nostri concittadini”, ha commentato Hadja Lahbib, Commissaria per la Parità e per la Preparazione e la gestione delle crisi. “L'indagine mette in luce la strada già percorsa e quella che ancora dobbiamo fare. Abbiamo gli strumenti per attuare questo cambiamento, come la direttiva sull'equilibrio di genere nei consigli di amministrazione. Mi impegno a intensificare il lavoro in questo ambito durante il mio mandato”. La Commissione europea ha pubblicato nei giorni scorsi una relazione sui risultati finali di sei progetti pilota Erasmus+, che hanno visto le alleanze delle università europee e le autorità nazionali testare congiuntamente i criteri comuni alla base di un diploma europeo. Tutti e sei i progetti hanno concluso che un diploma europeo rappresenterebbe un progresso significativo nell'istruzione superiore europea e creerebbe maggiori opportunità per gli istituti di istruzione superiore e gli studenti europei.
La relazione fornisce inoltre informazioni sul lavoro di quattro progetti pilota Erasmus+ che hanno testato gli strumenti di cooperazione dell'UE, come ad esempio un eventuale status giuridico europeo per le alleanze degli istituti di istruzione superiore.
Elaborata da 140 istituti di istruzione superiore e 17 ministeri, oltre che da altri partner del mondo studentesco e da esponenti di parti sociali, la relazione fornisce raccomandazioni su come approfondire la cooperazione transnazionale nell'istruzione superiore, una componente fondamentale dello spazio europeo dell'istruzione.
I progetti pilota hanno messo a punto un unico elenco concordato di 16 criteri per il diploma europeo. Tra gli altri suggerimenti figurano lo sviluppo di strumenti e orientamenti e la definizione di una chiara tabella di marcia per l'attuazione. Tali raccomandazioni serviranno da base per la discussione nel prossimo laboratorio per la politica dei diplomi europei, definito nel piano per un diploma europeo presentato nel marzo 2024.
"L'istruzione è un catalizzatore fondamentale per un'UE forte, competitiva e preparata”, ha commentato Roxana Mînzatu, Vicepresidente esecutiva per i Diritti sociali e le competenze, i posti di lavoro di qualità e la preparazione. “Il diploma europeo è un passo importante per migliorare la qualità dell'istruzione europea, basandosi sulla mobilità degli studenti e fungendo da trampolino verso la quinta libertà - la circolazione delle conoscenze. Mi compiaccio per il lavoro svolto nell'ambito dei progetti pilota Erasmus+, che contribuiscono a plasmare il diploma europeo e un eventuale status giuridico europeo per le alleanze tra istituti di istruzione superiore. Abbiamo bisogno di strumenti di questo tipo per sfruttare meglio gli eccellenti talenti dell'Europa".
Il piano per un diploma europeo è stato proposto nel marzo 2024 e propone un nuovo tipo di programma congiunto, realizzato su base volontaria e basato su una serie comune di criteri concordati a livello europeo. (focus/aise)