Vita da ambasciatore/ambasciatrice

ROMA – focus/aise – Nel giardino di Palazzo di Venezia, Residenza dell’Ambasciatore d’Italia nel cuore di Istanbul, è andato in scena la sera di mercoledì, 18 settembre, un dialogo sulle nuove prospettive dell’arte contemporanea tra due artisti di avanguardia ma profondamente legati alla tradizionale pittura figurativa.
Devrim Erbil, “artista di Stato” in Turchia e forse il pittore turco più celebre nel panorama artistico globale per la sua ricerca del colore e la cura nel ritrarre panorami di Istanbul conosciuti in tutto il mondo, si è confrontato con Alessandro Busci, reduce da una personale ad Hong Kong e tra le figure più significative dell’arte italiana contemporanea. A guidare la conversazione sui temi più “di frontiera” in un mondo culturale in costante evoluzione, la giornalista del Corriere della Sera Francesca Pini.
“Autori italiani e turchi hanno spesso percorso insieme sentieri artistici comuni. Anche oggi, le influenze reciproche sono costanti”, ha esordito l’ambasciatore d’Italia in Turchia, Giorgio Marrapodi, che ha introdotto la serata.
“La tradizione, a partire da quella italiana, è un’ispirazione continua, un orizzonte da cui l’arte non può prescindere”, hanno concordato i due maestri della tela.
L’evento, parte del ciclo di incontri “Meetürkitaly” promosso dall’Ambasciata ad Ankara, ha riunito nel giardino di Palazzo di Venezia un vasto pubblico di qualificati esponenti della società civile ed imprenditoriale sul Bosforo, oltre a numerosi operatori del settore e creativi.
L’Ambasciatore italiano in Venezuela, Giovanni Umberto De Vito, ha incontrato presso il Centro Italiano Venezolano di Caracas i giovani sportivi italo-venezuelani in procinto di recarsi a Catania e Palermo per partecipare alla IX edizione del Trofeo CONI estivo, dal 3 al 6 ottobre prossimi.
Accompagnato dal Console Generale a Caracas, Jacopo Martino, e dal Delegato del C.O.N.I. per il Venezuela professor Nello Collevecchio, il Capo della Missione diplomatica si è congratulato con i promettenti atleti e gli accompagnatori sottolineando il “significato di tale evento", lanciato per la prima volta nel 2014 a Caserta che "avvicina le giovani generazioni allo sport e consente di maturare un'indimenticabile esperienza di scambio, che contribuirà senz'altro ad alimentare i loro vincoli umani e valoriali con l'Italia”.
“L’Ambasciata d’Italia”, ha ricordato De Vito, “è da tempo impegnata a promuovere iniziative di diplomazia sportiva, come il Trofeo CONI 2024, volte ad affermare i principi della sana competizione, della solidarietà e della collaborazione fra i popoli. Una priorità d'azione per noi diplomatici e un'eccellenza dell’Italia che può offrire moltissimo al mondo in questo campo, come più volte affermato dal Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri Antonio Tajani”.
L'iniziativa è stata inserita dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale nel progetto “Turismo delle Radici”, nell'ambito del PNRR, per valorizzare le comunità italiane all’estero, facilitare la riscoperta dei luoghi di provenienza e la cultura delle loro origini. Preziosa in Venezuela – sottolinea l’Ambasciata – la collaborazione del Delegato CONI che, con il suo impegno costante, promuove da anni le attività del Comitato Olimpico, contribuendo a creare ponti e a favorire canali di dialogo fra venezuelani e italiani.
Il prestigioso Museo Olimpico di Sarajevo ha ospitato la prima edizione della “Giornata dello Sport Italiano nel Mondo”, organizzata dall’Ambasciata d’Italia in Bosnia Erzegovina. Ospiti d’onore sono stati la campionessa olimpica Paola Magoni, Medaglia d’Oro nello slalom speciale ai Giochi Invernali di Sarajevo del 1984, tuttora amatissima e popolarissima in Bosnia Erzegovina, e il giornalista Lorenzo Fabiano, autore del libro “Sarajevo ’84. I giorni della concordia”.
L’evento ha avuto il suo focus principale nello sci e negli sport invernali, anche con l’obiettivo di promuovere le Olimpiadi e Paraolimpiadi Invernali di Milano e Cortina d’Ampezzo 2026.
Alla presenza della vice sindaca di Sarajevo Anja Margetić, di rappresentanti del Comitato Olimpico della Bosnia Erzegovina e di diversi esponenti della comunità internazionale, i due ospiti hanno ripercorso gli inizi della carriera della campionessa olimpica, fino alla vittoria della Medaglia d’Oro il 17 febbraio 1984: il primo oro olimpico dello sci alpino femminile italiano (fino a pochi anni prima, come è stato ricordato, non esisteva nemmeno una delegazione italiana di sci femminile), che giunse di sorpresa a premiare una ragazza di 19 anni che, fino a quel momento, non aveva al suo attivo nemmeno un piazzamento sul podio nelle gare di Coppa del Mondo. “L’auspicio”, hanno concluso i due ospiti, in uno dei momenti più applauditi della giornata, “è quello di rivedere le straordinarie piste attorno a Sarajevo come palcoscenico delle Coppe del Mondo”.
Nel suo intervento introduttivo, l’ambasciatore Marco Di Ruzza ha valorizzato le ragioni che hanno portato il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale a collocare lo sport al centro della “diplomazia della crescita”, nella consapevolezza di come esso possa essere uno straordinario strumento per la proiezione del Sistema Italia, raccontando territori, cultura, eccellenze industriali e tecnologiche. “La diplomazia sportiva”, ha aggiunto Di Ruzza, “può offrire un considerevole contributo alla promozione di valori di pace e fratellanza, proprio in ossequio a una frase di Pierre De Coubertin riportata all’ingresso del Museo Olimpico e che mi piace ricordare spesso: lo sport è un distruttore di muri”. Un concetto, ha chiosato Di Ruzza, che permea del resto tutta la diplomazia culturale italiana in Bosnia Erzegovina, che intende anche contribuire ai percorsi di riconciliazione nel Paese, essenziali per i suoi orizzonti europei, fortemente sostenuti dall’Italia.
Come ricordato dallo stesso Fabiano, le Olimpiadi di Sarajevo hanno anche rappresentato uno snodo importante di quel processo che ha portato lo sci a uscire dalla nomea di “sport elitario”, ampliando il numero degli sciatori nel nostro Paese e portando indirettamente alla creazione di un mercato di riferimento, anche nel campo dell’abbigliamento. Proprio questa considerazione ha consentito di includere nella Giornata un elemento di valorizzazione delle filiere produttive italiane legate al mondo dello sport. Ciò è stato reso possibile grazie alla partecipazione di UYN Sport, società italiana attiva in Bosnia Erzegovina tramite la controllata SM3 nella produzione di indumenti ad alta tecnologia per uso sportivo e che collabora anche con la Nazionale italiana di sci. Alcuni dei prodotti di UYN Sport sono stati infatti esposti nel Museo.
SM3 è presente nella città bosniaco-erzegovese di Tešanj dal 2003 e occupa oggi oltre 500 dipendenti. Una storia di successo sia in chiave imprenditoriale che sociale, considerando che l’azienda ha investito in Bosnia Erzegovina dopo la guerra e impiega personale multietnico. (focus\aise)