Ue: aiuti umanitari faro di speranza ma servono politiche coraggiose per la pace

BRUXELLES\ aise\ - “Gli aiuti umanitari rimarranno un faro di speranza, anche nei momenti più bui, e il sostegno dell'UE sarà costante. So tuttavia che l'aiuto umanitario, pur essenziale, da solo non basta. Porre fine alle sofferenze causate dai conflitti e dalle crisi di origine umana richiede una leadership e un'azione politiche coraggiose per costruire una pace duratura e proteggere i più vulnerabili”. Queste le parole della Commissaria europea per la Parità e per la Preparazione e la gestione delle crisi, Hadja Lahbib, alla vigilia della Giornata umanitaria mondiale, che ricade domani, 19 agosto.
L'UE, secondo la Commissaria, è “uno dei maggiori donatori di aiuti umanitari al mondo e si adopera per salvare milioni di vite in situazioni di crisi a livello mondiale. Tuttavia, in un momento in cui i bisogni umanitari stanno raggiungendo nuovi picchi, il rispetto del diritto internazionale umanitario è minacciato. Gli attacchi mirati contro civili e operatori umanitari, insieme a quelli contro ospedali, scuole e altri obiettivi civili, sono in aumento, mentre l'accesso agli aiuti salvavita è sempre più negato”.
Eppure, secondo lei, “le “regole di guerra” stabilite dalle Convenzioni di Ginevra nel 1949 rimangono invariate: violare il diritto internazionale umanitario è un crimine”. Al contempo, “fornire aiuti umanitari non è mai stato così pericoloso: il 2024 è stato l'anno in cui si è registrato il più alto numero di vittime tra gli operatori umanitari, con 383 morti, 308 feriti e 125 rapiti. Con 265 operatori umanitari uccisi nel 2025, rischiamo di superare il tragico record dello scorso anno”.
“Le palesi violazioni del diritto internazionale umanitario che si verificano apertamente ci mettono di fronte alla dura realtà dell'impunità diffusa dei responsabili. Se nessuno è chiamato a rendere conto dell'uccisione degli operatori umanitari, altri ne moriranno – ha aggiunto -. Ci sono misure concrete che possiamo prendere per aiutare coloro che rischiano la vita a fornire cibo, acqua e cure mediche a chi ne ha bisogno”.
“Gli operatori umanitari locali, che costituiscono il 90% di coloro che subiscono attacchi, spesso non godono della stessa protezione del personale internazionale. Il programma di risposta rapida ‘Protect Aid Workers’ dell'UE sostiene gli operatori umanitari locali sotto tiro, aiutando attualmente 376 lavoratori in 211 incidenti critici – ha proseguito infine Lahbib -. Con il protrarsi delle crisi umanitarie, la nostra attenzione deve andare oltre le emergenze più visibili. Le crisi umanitarie di origine umana in Sudan, a Gaza e in Ucraina hanno giustamente suscitato indignazione globale. Eppure innumerevoli altre crisi si svolgono lontano dai riflettori”. (aise)