Papa Francesco: la fede aiuta a non cedere alla disperazione

Vatican Median

ROMA\ aise\ - “Tutti abbiamo dolori, fisici o morali e la fede ci aiuta a non cedere alla disperazione, non chiuderci nell’amarezza, ma ad affrontarli sentendoci avvolti, come Gesù, dall’abbraccio provvidente e misericordioso del Padre”. Questo il messaggio della liturgia che ieri, 13 aprile, nella Domenica delle Palme, ha raccontato a fedeli e pellegrini raccolti in piazza San Pietro la Passione del Signore, come ha spiegato Papa Francesco al termine dell’Angelus.
Nel Vangelo secondo Luca (cfr Lc 22,14-23,56), ha detto Bergoglio, “abbiamo sentito Gesù rivolgersi più volte al Padre: “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà” (22,42); “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno” (23,34); “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito” (23,46). Indifeso e umiliato, l’abbiamo visto camminare verso la croce con i sentimenti e il cuore di un bambino aggrappato al collo del suo papà, fragile nella carne, ma forte nell’abbandono fiducioso, fino ad addormentarsi, nella morte, tra le sue braccia”.
“Sono sentimenti che la liturgia ci chiama a contemplare e a fare nostri”, ha proseguito, ringraziando “sorelle e fratelli” per le loro preghiere. “In questo momento di debolezza fisica mi aiutano a sentire ancora di più la vicinanza, la compassione e la tenerezza di Dio. Anch’io prego per voi”, ha continuato il Papa, “e vi chiedo di affidare con me al Signore tutti i sofferenti, specialmente chi è colpito dalla guerra, dalla povertà o dai disastri naturali. In particolare, Dio accolga nella sua pace le vittime del crollo di un locale a Santo Domingo e conforti i loro familiari”.
Domani, 15 aprile, ha poi ricordato il Papa, “ricorrerà il secondo triste anniversario dell’inizio del conflitto in Sudan, con migliaia di morti e milioni di famiglie costrette ad abbandonare le proprie case. La sofferenza dei bambini, delle donne e delle persone vulnerabili grida al cielo e ci implora di agire. Rinnovo il mio appello alle parti coinvolte, affinché pongano fine alle violenze e intraprendano percorsi di dialogo, e alla Comunità internazionale, perché non manchino gli aiuti essenziali alle popolazioni”.
Un ricordo poi per il Libano, “dove cinquant’anni fa cominciò la tragica guerra civile: con l’aiuto di Dio possa vivere in pace e prosperità”. E infine la speranza che “venga finalmente la pace nella martoriata Ucraina, in Palestina, Israele, Repubblica Democratica del Congo, Myanmar, Sud Sudan”. (p. di dionisio\aise)