Papa Leone: coraggio e perseveranza per il dialogo e la ricerca sincera della pace

Vatican Media

ROMA\ aise\ - A dieci anni fa dall’Enciclica Laudato si’ di Papa Francesco, che “ha avuto una straordinaria diffusione, ispirando innumerevoli iniziative e insegnando a tutti ad ascoltare il duplice grido della Terra e dei poveri”, Papa Leone ha abbracciato con la sua preghiera “tutti i popoli che soffrono a causa della guerra” e ha invocato “coraggio e perseveranza per quanti sono impegnati nel dialogo e nella ricerca sincera della pace”. È avvenuto ieri, domenica 25 maggio, al termine del Regina Caeli in piazza San Pietro, durante il quale Prevost ha ringraziato fedeli e pellegrini “per l’affetto che mi state manifestando, mentre vi chiedo di sostenermi con la vostra preghiera e vicinanza”.
“In tutto ciò a cui il Signore ci chiama, nel percorso di vita così come nel cammino di fede, ci sentiamo a volte inadeguati”, ha affermato affacciandosi dalla finestra del Vaticano. “Tuttavia, proprio il Vangelo di questa domenica (cfr Gv 14,23-29) ci dice che non dobbiamo guardare alle nostre forze, ma alla misericordia del Signore che ci ha scelti, certi che lo Spirito Santo ci guida e ci insegna ogni cosa”.
“Agli Apostoli che, alla vigilia della morte del Maestro, sono turbati e angosciati e si chiedono come potranno essere continuatori e testimoni del Regno di Dio, Gesù annuncia il dono dello Spirito Santo, con questa meravigliosa promessa: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (v. 23)”, ha spiegato il Pontefice. “Così Gesù libera i discepoli da ogni angoscia e preoccupazione e può dire loro: “Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore” (v. 27). Se rimaniamo nel suo amore, infatti, Lui stesso prende dimora in noi, la nostra vita diventa tempio di Dio e questo amore ci illumina, si fa spazio nel nostro modo di pensare e nelle nostre scelte, fino a espandersi anche verso gli altri e irradiare tutte le situazioni della nostra esistenza”.
“Ecco, fratelli e sorelle, questo dimorare di Dio in noi è proprio il dono dello Spirito Santo, che ci prende per mano e ci fa sperimentare, anche nella vita quotidiana, la presenza e la vicinanza di Dio, rendendoci sua dimora”, ha proseguito Papa Leone. “È bello che, guardando alla nostra chiamata, alle realtà e alle persone che ci sono state affidate, agli impegni che portiamo avanti, al nostro servizio nella Chiesa, ciascuno di noi può dire con fiducia: anche se sono fragile, il Signore non si vergogna della mia umanità, anzi, viene a prendere dimora dentro di me. Egli mi accompagna col suo Spirito, mi illumina e mi rende strumento del suo amore per gli altri, per la società e per il mondo”.
“Sul fondamento di questa promessa, camminiamo nella gioia della fede, per essere tempio santo del Signore”, è stato l’invito di Prevost. “Impegniamoci a portare il suo amore ovunque, ricordandoci che ogni sorella e ogni fratello è dimora di Dio, e che la sua presenza si rivela specialmente nei piccoli, nei poveri e in coloro che soffrono, chiedendoci di essere cristiani attenti e compassionevoli”.
Affidandosi infine “all’intercessione di Maria Santissima”, divenuta “per l’opera dello Spirito” “Dimora consacrata a Dio”, Prevost ha concluso: “con Lei, anche noi possiamo sperimentare la gioia di accogliere il Signore ed essere segno e strumento del suo amore”. (p. di dionisio\aise)