Dussich (Cgie-Ctim) contro il Cdp: annacquato messaggio politico della mozione sul voto all’estero

ROMA\ aise\ - Il Consigliere del CGIE Paolo Dussich (Ctim) punta il dito sulla Segretaria Generale, Maria Chiara Prodi, e il Comitato di Presidenza del CGIE che nella sintesi diramata oggi sui lavori della plenaria non avrebbero “dato conto in modo corretto” dell’approvazione della mozione da lui presentata riguardo il voto all’estero.
La mozione, sostiene Dussich, “non si è limitata a ribadire principi generici di trasparenza o partecipazione” ma ha invece “impegnato il Comitato di Presidenza del CGIE a sollecitare formalmente il Parlamento e il Governo ad avviare con urgenza una revisione organica e strutturale dell’intero sistema di voto all’estero”.
Secondo Dussich, la Segretaria Generale avrebbe quindi “annacquato il messaggio politico che l’Assemblea ha voluto trasmettere alle istituzioni italiane”. Le ragioni di questo annacquamento, a suo modo di vedere, sembrerebbero essere riconducibili “a una logica di parte”.
“Il Comitato di Presidenza non è in alcun modo autorizzato né legittimato a modificare o disattendere le determinazioni formalmente assunte dall’Assemblea Plenaria, che costituisce l’organo sovrano del CGIE – ha commentato Dussich -. Le deliberazioni approvate vincolano l’intero Consiglio e non possono essere oggetto di arbitraria interpretazione o ridimensionamento da parte di organismi ristretti”.
Secondo il consigliere del Ctim, dunque, ci sarebbe stata una “omissione” voluta per “difendere e conservare un modello di voto all’estero ormai riconosciuto da più parti come inadeguato e fallimentare”, alludendo quindi a una volontà da parte del Cdp e della SG Prodi di “ostacolare l’avvio di una seria e necessaria riforma strutturale”.
Tutto ciò, secondo lui, “rappresenta l’ennesima conferma dei limiti della governance attuale del CGIE” che mostra, a suo avviso, “una gestione sempre più autoreferenziale” e “incapace di dare seguito alle volontà chiaramente espresse dall’Assemblea Plenaria”.
Dussich parla quindi di “incoerenza” tra “la conclamata adesione ai principi di democrazia, trasparenza e pluralismo” richiamati nei documenti ufficiali del CGIE, e “una pratica concreta che rischia di tradursi in una poco edificante spirale autodistruttiva” che “se non corretto con urgenza, comprometterà il ruolo stesso del CGIE”. (aise)