IL MIO RICORDO DI PAOLO LIMITI: GIOVANNA NOCETTI A LUCERNA – di Emanuela Bambara

LUCERNA\ aise\ - Il prossimo 7 novembre, al Famedio, il Cimitero monumentale di Milano, dedicato alle persone illustri, metteranno una targa in memoria di Paolo Limiti, straordinario autore televisivo, paroliere, conduttore, produttore, scomparso nel mese di giugno 2017. Tra i suoi amici intimi, c’era l’artista musicale Giovanna Nocetti, insignita dei più importanti riconoscimenti musicali mondiali, come il Leone d'Oro alla carriera, il Premio Antonio De Curtis e l'eccellenza europea “Donne in musica” della Fondazione di Adkins Chiti, che commenta: “Sarebbe bello che quest'evento non passasse inosservato”.
Lo ricorda così: “Era divertente, Paolo, ma anche critico, perfezionista. Non gli piaceva il pressappochismo. Diceva: “Bastano tre minuti per fare le cose bene””. E aggiunge: “è la persona con cui ho condiviso il tratto più lungo di vita. Abbiamo viaggiato insieme, ridevamo, ci divertivamo”.
L’8 ottobre scorso, la cantante che nel 1984 ha eseguito la sua “Ave Maria” davanti a Papa Karol Wojtyla, insieme con l'Orchestra Sinfonica Ludovico da Victoria del Pontificio Istituto di Musica Sacra, nella Sala Nervi, in Vaticano, è stata ospite d’onore alla Festa dei Nonni presso la comunità degli emigrati italiani della Missione cattolica di lingua italiana nel Canton Lucerna, nella Svizzera centrale, e si è emozionata. “Sono stati i due giorni più belli della mia vita, d'incanto. Mi è sembrato di stare in Paradiso. E mi è venuta voglia di restare, di andare a vivere lì. È una comunità viva, che tiene saldi i principi morali e i valori umani che l'Italia sembra avere perduto”, racconta.
“Il parroco, don Mimmo Basile, è stato così gentile. Mi ha regalato il bollettino diocesano, che raggiunge oltre 4mila famiglie, e un libro sulla storia del Centro “Papa Giovanni XXIII - Casa e scuola di comunione e di convivialità”.
Dopo la Santa Messa nella Chiesa di Santa Maria di Emmenbrücke, la giornata è trascorsa in allegria con le nonne e i nonni e le loro famiglie, condividendo il pranzo, canti e balli e giochi. “Mi è sembrato di tornare indietro di quarant'anni, a casa mia, con i miei genitori e i miei parenti”, dice Giovanna.
La figura dei nonni è importante in tutto il mondo, svolge un ruolo insostituibile nell'educazione e nella formazione intellettuale, sociale, etica, psicologica e affettiva dei bambini. I nonni hanno un ruolo fondamentale nella trasmissione della fede.
“Per gli italiani che vivono all'estero e che affondano le loro radici culturali e sentimentali nella storia del nostro Paese, i nonni contano ancora di più”, continua Giovanna. “Gli emigrati italiani hanno una custodia meravigliosa della nostra migliore tradizione. I legami sono forti e c'è molto rispetto. In Italia, invece, sembra che prevalga quella cultura del consumo e dello scarto di cui parla Papa Francesco. Gli anziani portano il carico delle famiglie, che vivono oggi il dramma della disoccupazione e del precariato, ma non sono molto rispettati. Sembra che quando invecchi non vale più niente. Invece, i nostri italiani all'estero sono molto uniti e solidali anche tra le generazioni”.
Nel suo concerto “in Missione”, Giovanna “ha portato il sole italiano”, come ha dichiarato don Mimmo, ringraziandola. La sua notorietà internazionale non ha influenzato la semplicità dei rapporti. “I miei meriti sono riconosciuti all'estero più che in Italia”, riferisce amareggiata. “Il nostro è un Paese meritocratico soltanto a parole. Si parla di merito e di cultura, ma non sono praticati, né l'uno né l'altra. Basta guardare i programmi televisivi, con personaggi superpagati con i canoni che versiamo forzatamente per trasmissioni che registrano ascolti bassissimi. All'estero è diverso, vali per quel che sei”.
Giovanna porta un esempio. “A novembre ci sarà a Milano il concerto di un mito internazionale, Charles Aznavour, ormai novantatreenne. La stampa estera l'ha celebrato, nel nostro Paese l'evento sta passando inosservato. La lirica, che era un fiore all'occhiello italiano, sta morendo. La cultura sta morendo, e quando non c'è cultura, manca la linfa vitale di una nazione”.
C'è anche un anti-cristianesimo invasivo e strisciante. “Io ho sempre dichiarato esplicitamente il mio essere cattolica e per questo ho sempre avuto enormi difficoltà nella carriera, in un contesto in cui si è orgogliosi di essere atei. Votavo Democrazia Cristiana e non ho mai avuto vantaggi per questo”.
Conoscere Giovanni Paolo II le ha cambiato la vita. “Ero credente, ma l'esperienza del concerto in Vaticano e la frequentazione del “Papa dei giovani” mi ha rafforzata nella fede e insegnato la tolleranza, verso il prossimo e verso me stessa. Wojtyla è il pontefice che ha fatto cadere i muri, non solo quello di Berlino. Ci ha insegnato a dare valore alle piccole cose e, soprattutto, a dare speranza ai ragazzi, perché loro sono la speranza dell'umanità”.
“Non ho paura della morte”, dice serena Giovanna. “Guardo al futuro come se fosse sempre l'ultima ora. Quando arriverà sarà un giorno come un altro”. (emanuela bambara\aise)