FINALMENTE URLAUB PER TUTTI. O QUASI - di Massimo Congestri


BERLINO\ aise\ - “Tempo di vacanza, anzi Urlaub come dicono i tedeschi. E proprio delle vacanze dei tedeschi si è occupata la “Fondazione per le domande del domani” (Bat-Stiftung für Zukunftfragen) dell’associazione britannico-americana dei produttori di tabacco, con sede ad Amburgo. La fondazione ha effettuato un sondaggio su un campione rappresentativo di cittadini (3.000 persone) dai 14 anni in su, per sapere dove vanno in vacanza e perché. In base ai dati raccolti, lo scorso anno quasi 3 tedeschi su 5 sarebbero andati in vacanza. Le più “vacanziere” sono le persone comprese in una fascia d’età che va dai 35 ai 54 anni (che si presuppone abbiano lavori stabili e stipendi sicuri), con una percentuale che arriva al 63 per cento (con un calo di 2 punti rispetto al 2016) delle partenze per viaggi di almeno 5 giorni. Seguono gli under 35, con una percentuale che arriva al 61 per cento (in controtendenza rispetto all’anno prima, quando arrivavano al 57 per cento). Ma in quali località preferirebbero andare a passare le loro vacanze i connazionali della Cancelliera Merkel?”. Lo rivela Massimo Congestri in questo articolo pubblicato da “il Deutsch-Italia”, diretto a Berlino da Alessandro Brogani.
“La Germania rimane la meta preferita (circa il 34 per cento dei viaggi), con la Baviera che fa da regina fra le località più visitate, arrivando al 9 per cento con un aumento di oltre 2 punti rispetto al 2016. Seguono il Meclemburgo-Pomerania Anteriore con il 7,5 per cento (più 0,6 per cento), lo Schleswig-Holstein con il 5,9 per cento (un calo dello 0,2), la Bassa Sassonia con il 3,6 per cento (nessuna variazione rispetto al 2016) delle preferenze e infine il Baden-Württemberg all’1,9 per cento (con un notevole calo di 1,2 punti percentuali).
All’estero, sorprendentemente, i tedeschi vanno sempre di meno (ovviamente in proporzione al passato). La meta preferita continua ad essere la Spagna con un 13,7 per cento delle preferenze. Secondi arriviamo noi (ben distanziati) con un 7,7 per cento, seguiti a calare da Austria(3,9 per cento), Turchia (3,6), Croazia (3,3), Grecia (3,1), Scandinavia (3) e Francia (2,9). Il solo aumento fra le nazioni prese in considerazione nel sondaggio è stato in Grecia (0,3 per cento) e i malpensanti potrebbero ironizzare su questa cosa.
In Italia, si sa, i tedeschi vengono sempre volentieri, ma la diminuzione delle presenze rispetto agli “anni d’oro”, gli anni Settanta, quelli in cui il Belpaese viaggiava su cifre intorno al 12 per cento di preferenze da parte degli allora tedeschi dell’Ovest, è dovuta principalmente ai prezzi elevati. Un giorno di vacanza in Italia costa infatti ai tedeschi circa 99 euro, contro i 95 della Spagna e i 92 della media europea. Questo fa sì che nelle nostre località turistiche arrivino principalmente famiglie e turisti più anziani. I giovani preferiscono località più economiche. Nei 12,7 giorni che in media i tedeschi fanno da noi (contro il 13 in Spagna e una media europea di 2,9) quel che continuano ad apprezzare sono arte, gastronomia, ambiente e cortesia. Anche la percezione della sicurezza gioca un ruolo non indifferente sulla scelta della località nostrana rispetto ad altre.
Secondo il “Travel & Tourism Competitiveness Report 2017”, redatto dal World Economic Forum, su 136 Paesi presi in considerazione risultiamo sì essere gli ottavi in classifica generale (la Spagna prima), ma siamo solo al 124esimo posto per competitività economica (la Spagna è al 98esimo posto). Sui motivi di questo “caro prezzi” ci sarebbe molto da dire. Alla presunta “furbizia” di alcuni operatori turistici che pensano di fare un “affarone” nel vessare il turista, fanno poi da contraltare problemi oggettivi di molti seri operatori privati, legati alle difficoltà di accesso al credito per sviluppare prodotti e servizi, mentre i vincoli sugli investimenti pubblici limitano gli interventi necessari su territorio e infrastrutture.
In un’altra occasione vi parleremo di quei 13 milioni di tedeschi (il 16 per cento circa del totale), secondo i più recenti dati dell’Ufficio statistico europeo “Eurostat”, che non si sono potuti permettere neanche una settimana di vacanza perché troppo poveri”. (aise)