La comunità Italian-American e i social media: Bucci (We the Italians) intervista Stephanie Longo

ROMA\ aise\ - “Se nel 2024 We the Italians ha mosso i suoi primi passi nel metaverso e nell’uso dell’intelligenza artificiale, una delle novità del 2025 per noi sarà un più efficace e completo approccio nei confronti dei social media. Guardiamo alle nuove tecnologie e al futuro con curiosità, interesse e fiducia. C’è una persona nella comunità italoamericana che ha scritto libri sulle tradizioni e le comunità italoamericane nel suo Stato, la Pennsylvania (in cui è anche nostra Ambassador…), e che però già da qualche tempo è anche una esperta sull’uso delle nuove tecnologie nella comunicazione e nella identità italoamericana. Disclaimer: Stephanie Longo è anche una mia carissima amica e una delle persone migliori che io conosca. Non c’è modo migliore per chiudere il 2024 delle mie interviste!”. Questo il prologo dell’intervista che Umberto Mucci, fondatore e direttore del portale bilingue “We the Italians”, ha realizzato a pubblicato in queste ore.
“Cara Stephanie, bentornata su We the Italians! Prima di tutto, per i nostri amici che non ti conoscono, racconta ai nostri lettori qualcosa di te.
Ciao, amico mio! Grazie mille per avermi riaccolta su We the Italians, è un onore! Per chi non mi conosce, sono un'orgogliosa italoamericana e le mie terre d'origine sono Guardia Lombardi (Avellino, Campania) e Lamezia Terme (Catanzaro, Calabria). Mio nonno, Joseph Anthony Longo, è arrivato negli Stati Uniti da Guardia Lombardi nel 1927, mentre i genitori di mia nonna Anna Mascaro Longo sono arrivati negli Stati Uniti da Lamezia nel 1907. L'estate scorsa sono stata nominata ambasciatrice culturale dell'Irpinia dalla DMO Irpinia. Essere irpina è estremamente importante per me e nel tempo libero scrivo un blog sull'Irpinia chiamato “Irpinia Stories”.
Tra le tante cose che ho fatto, sono stata produttrice associata dell'Italian American Podcast dal 2020 al 2023. Ora sono professoressa associata di Comunicazione d'impresa presso la Penn State Scranton, che è anche la mia città natale. Ho conseguito il dottorato in Comunicazione strategica (2024) presso la Regent University e ho recentemente ricevuto il premio Memorial Fellowship 2024 dall'Associazione Italiana di Studi Americani (IASA) per la mia tesi, “Passing the Flame: Place Branding, Destination Marketing, and Ancestral Tourism”. Sono estremamente orgogliosa di questo premio perché è stata la prima volta che il mio lavoro accademico è stato riconosciuto su una scala così ampia, ed è particolarmente significativo perché questo premio proviene da ricercatori e studiosi italoamericani che ho ammirato nel corso della mia carriera.
Trovo molto interessante e innovativo il tuo articolo intitolato “eEthnicity: Social media, Italian Americans, and Cultural Identity”. Qual è il rapporto tra i social media e le varie generazioni della comunità italoamericana?
Gli italoamericani sono appassionati e orgogliosi del loro patrimonio etnico e i social media sono un ambito in cui possono esprimere e vivere la loro cultura in vari modi. I risultati di questo studio, pubblicato nell'ambito di “eEthnicity: Social Media, Cultural Identity, and Italian Americans” mostrano che ci sono leggere differenze generazionali quando si tratta di dimostrare concretamente il patrimonio etnico sui social media, in quanto l'utente determina quali contenuti sono più efficaci come strumento educativo e informativo.
Presentando i social media come una nuova cultura ospitante per gli italoamericani, dove la loro identità etnica serve come punto di riferimento primario per navigare nel mondo digitale, lo studio che è servito come base per “eEthnicity” ha cercato di determinare esattamente quanto i social media possano essere efficaci come strumento per scoprire e imparare di più sulla propria eredità etnica.
Personalmente ritengo che i risultati di questo studio siano importanti da esaminare per le organizzazioni italoamericane, perché gli studi hanno dimostrato che generazioni diverse, indipendentemente dall'etnia, sono attratte da diversi tipi di post sui social media. Quello che ho cercato di fare con “eEthnicity” è stato capire quali post fossero più rilevanti per specifiche generazioni di italoamericani. Devo però avvertire che se un'organizzazione vuole applicare questi risultati ai suoi membri, dovrebbe prima tenere conto non solo delle generazioni che compongono i suoi membri, ma anche di quelle che potrebbero seguirla sui social media, perché questi due pubblici potrebbero essere diversi. Suggerisco inoltre alle organizzazioni italoamericane di esaminare la ripartizione generazionale dei loro follower sui social media in base alla piattaforma, poiché gli studi hanno dimostrato che generazioni diverse preferiscono piattaforme diverse”.
L’intervista completa si può leggere a questo link. (aise)