Morti sotto il ghiaccio, vivi nella memoria: al MiM Belluno l’inaugurazione della mostra su Mattmark

BELLUNO\ aise\ - Si terrà il prossimo 28 agosto alle ore 11.00 presso il MiM Belluno (sede dell'Associazione Bellunesi nel Mondo), l’inaugurazione della mostra “Mattmark 30 agosto 1965. Morti sotto il ghiaccio, vivi nella memoria”.
Per il taglio del nastro saranno presenti Oscar De Bona, presidente dell'Associazione Bellunesi nel Mondo, Armando Lovatel, operaio a Mattmark dal 1963 al 1966, Bianca e Maria Acquis, sorelle della vittima Giancarlo Acquis, Anchise Pinazza, fratello della vittima Ilio Pinazza, Osvaldo Montresor, operaio a Mattmark dal 1963 al 1966, e Giancarlo Scussel, ideatore creativo della mostra.
Sono purtroppo numerose le tragedie sul lavoro che nel corso dei decenni hanno coinvolto gli emigranti italiani. La disgrazia che più duramente ha colpito il territorio bellunese è stata quella avvenuta il 30 agosto del 1965 nel Canton Vallese, in Svizzera. Una sciagura così violenta da diventare, in molti paesi della provincia di Belluno, immagine che spacca il tempo tra il “prima di Mattmark” e il “dopo Mattmark”.
Una catastrofe con ottantotto vittime, di cui cinquantasei italiane e diciassette bellunesi, triste primato nella conta dei morti. Quel 30 agosto era un lunedì. A circa 2.200 metri di quota, in una località chiamata Mattmark, era in costruzione la diga in terra più grande d’Europa. C’erano persone provenienti da diverse parti del continente. Ogni cosa sembrava procedere come sempre, almeno fino alle 17:15, quando in pochi istanti tutto cambiò. E qui è necessaria una breve premessa: una parte delle officine e degli alloggi dei lavoratori era posizionata sotto la lingua di un immenso ghiacciaio, l’Allalin, che già aveva lanciato qualche segnale. Avvertimenti a cui, a quanto pare, non era stato dato peso. Fino a che, proprio quel 30 agosto, il ghiacciaio si mise in moto: un blocco di circa due milioni di metri cubi di materiale si staccò e cominciò una letale discesa che travolse tutto ciò che incontrò sulla propria strada, persone comprese. L’ultimo corpo, quello di Costante Renon, di Sagron Mis, comune del Trentino, venne trovato solo due anni più tardi, a testimonianza delle difficoltà con cui si svolsero le operazioni di recupero, insidiate, nelle giornate immediatamente successive al disastro, dal pericolo di nuovi crolli.
Un dramma infinito, che rimase senza colpevoli. I processi istituiti nel 1972 per accertare le responsabilità di quanto accaduto sentenziarono l’assoluzione di tutti gli imputati: la calamità non era prevedibile. Non solo. Ai famigliari delle vittime venne imposto il pagamento di metà delle spese processuali. Oltre al danno, la beffa.
In occasione del sessantesimo anniversario del disastro che ricorre nel 2025, l’Associazione Bellunesi nel Mondo vuole ricordare quanto accaduto mediante una mostra immersiva composta da fotografie, documenti, filmati e video-interviste a superstiti e famigliari delle vittime. Una mostra per comprendere quanto accaduto dalla voce di chi c’era, dalle parole di chi in quella sciagura ha visto la propria vita cambiare. Testimonianza per tenere viva la memoria. (aise)